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Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni incontra il Presidente della Repubblica di Polonia, Karol Nawrocki a Palazzo Chigi, sede del Governo italiano a Roma, Giovedì 04 Settembre 2025 (Foto Mauro Scrobogna / LaPresse) Prime Minister Giorgia Meloni meets President of the Republic of Poland, Karol Nawrocki at Palazzo Chigi, the seat of the Italian Government in Rome, Thursday September 04 2025 (Photo by Mauro Scrobogna / LaPresse)
La morte di Charlie Kirk continua a incendiare la politica italiana. Questa volta è Giorgia Meloni a infiammare la scena: dal palco della festa nazionale dell’Udc a Roma ha puntato il dito contro la sinistra, accusandola di ipocrisia.
«Vengo da una comunità politica che spesso è stata accusata di diffondere odio, guarda un pò dagli stessi che festeggiano e giustificano l'omicidio intenzionale di un ragazzo che aveva la colpa di difendere con coraggio le sue idee», ha scandito la premier tra gli applausi della platea.
Poi l’affondo: «Allora noi dobbiamo immaginare pene inferiori per chi spara a esponente di destra? – ha aggiunto – Il clima anche in Italia sta diventando insostenibile».
L’attacco a Odifreddi
Meloni ha chiamato in causa anche Piergiorgio Odifreddi, reo – a suo dire – di aver scritto parole «disumane»: «Sull'omicidio di Charlie Kirk ho letto molti commenti spaventosi – ha evidenziato -. Odifreddi ha detto che sparare a Martin Luther King e sparare a un rappresentante Maga non è la stessa cosa… Ora io vorrei chiedere a questo illustre professore cosa intenda esattamente dire».
La replica delle opposizioni
La controffensiva è arrivata subito. Matteo Renzi ha accusato la premier di «fare sempre la vittima»: «Il clima in questo Paese è esasperato dai cattivi maestri come il Ministro Ciriani che ieri ha paragonato Italia Viva alle Brigate Rosse. La Meloni faccia dimettere il suo Ministro e si scusi con le opposizioni».
Ancora più netto il Pd: «Meloni straparla. Accusarci di chissà quali nefandezze serve solo alla destra per coprire il nulla cosmico dell’azione di governo», scrivono Boccia, Braga e Nicola Zingaretti, accusando Palazzo Chigi di alimentare «un clima pericoloso» mentre il Paese resta fermo «sotto la minaccia dei dazi di Trump, con la sanità senza risorse e la scuola nel caos carolibri».
Gli inviti ad abbassare i toni
A richiamare alla prudenza ci hanno pensato gli alleati e il Viminale. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha avvertito: «Non bisogna dimenticare che ci possono essere processi di emulazione – ha evidenziato –, è doveroso provare ad abbassare i toni». Sulla stessa linea Antonio Tajani: «In Italia ci sono troppi cattivi maestri che usano un linguaggio violento. Basta insulti e minacce: serve moderazione da parte di tutti».