La morte di Charlie Kirk continua a incendiare la politica italiana. Questa volta è Giorgia Meloni a infiammare la scena: dal palco della festa nazionale dell’Udc a Roma ha puntato il dito contro la sinistra, accusandola di ipocrisia.

«Vengo da una comunità politica che spesso è stata accusata di diffondere odio, guarda un pò dagli stessi che festeggiano e giustificano l'omicidio intenzionale di un ragazzo che aveva la colpa di difendere con coraggio le sue idee», ha scandito la premier tra gli applausi della platea.

Poi l’affondo: «Allora noi dobbiamo immaginare pene inferiori per chi spara a esponente di destra? – ha aggiunto – Il clima anche in Italia sta diventando insostenibile».

L’attacco a Odifreddi

Meloni ha chiamato in causa anche Piergiorgio Odifreddi, reo – a suo dire – di aver scritto parole «disumane»: «Sull'omicidio di Charlie Kirk ho letto molti commenti spaventosi – ha evidenziato -. Odifreddi ha detto che sparare a Martin Luther King e sparare a un rappresentante Maga non è la stessa cosa… Ora io vorrei chiedere a questo illustre professore cosa intenda esattamente dire».

La replica delle opposizioni

La controffensiva è arrivata subito. Matteo Renzi ha accusato la premier di «fare sempre la vittima»: «Il clima in questo Paese è esasperato dai cattivi maestri come il Ministro Ciriani che ieri ha paragonato Italia Viva alle Brigate Rosse. La Meloni faccia dimettere il suo Ministro e si scusi con le opposizioni».

Ancora più netto il Pd: «Meloni straparla. Accusarci di chissà quali nefandezze serve solo alla destra per coprire il nulla cosmico dell’azione di governo», scrivono Boccia, Braga e Nicola Zingaretti, accusando Palazzo Chigi di alimentare «un clima pericoloso» mentre il Paese resta fermo «sotto la minaccia dei dazi di Trump, con la sanità senza risorse e la scuola nel caos carolibri».

Gli inviti ad abbassare i toni

A richiamare alla prudenza ci hanno pensato gli alleati e il Viminale. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha avvertito: «Non bisogna dimenticare che ci possono essere processi di emulazione – ha evidenziato –, è doveroso provare ad abbassare i toni». Sulla stessa linea Antonio Tajani: «In Italia ci sono troppi cattivi maestri che usano un linguaggio violento. Basta insulti e minacce: serve moderazione da parte di tutti».