Domani Giorgia Meloni sarà a Varsavia, con di fronte a sé una missione possibilissima: ricucire lo strappo con il premier polacco e principale alleato nel gruppo europeo dei Conservatori Morawiecki. Non sarà un'impresa faticosa: gli interessi politici ma anche la visione complessiva che legano i due capi di governo sono molto più profondi e solidi del particolare conflitto che li divide, il Patto sull'immigrazione approvato a maggioranza qualificata dai ministri degli Interni Ue l'8 giugno scorso in Lussemburgo. In base a quell'accordo, Varsavia dovrà pagare 20mila euro per ogni ricollocamento sul territorio polacco rifiutato. Bloccato a Bruxelles in sede di Consiglio europeo il Patto andrà avanti lo stesso, previa approvazione del Parlamento europeo. In quella sede, o subito dopo, l'Italia darà man forte alla Polonia nella sua peraltro del tutto giustificata richiesta: un aumento dei fondi per i rifugiati ucraini.

La Polonia ha accolto più rifugiati ucraini di qualsiasi altro Paese. Nel 2022 ne erano arrivato circa 9,5 milioni, 8 dei quali tornati poi in patria. La spesa nel 2022 è stata di oltre 8 miliardi di euro e dalla Ue la Polonia ha ricevuto dalla Ue poco più di 500 milioni: più di ogni altro Paese dell'Unione ma sempre poco. Non c'è dubbio che l'Italia farà il possibile perché parte del nuovo e aumentato bilancio europeo finisca nei forzieri di Varsavia, compensando così almeno in parte l'esborso per i mancati ricollocamenti. In ogni caso sia sul fronte della guerra, che vede i due Paesi allineati in una posizione identica a quella dei falchi di Washington, sia nella strategia comune per modificare il dna stesso dell'Unione, passando da un'Europa con orizzonte federalista alla “Europa delle nazioni”, i legami tra i due Paesi guidati dai Conservatori sono troppo solidi e soprattutto troppo strategici per essere messi in discussione.

Del resto anche sul fronte dell'immigrazione la posizione è meno distante di quanto possa apparire. Quando sostiene di aver sempre dato poca importanza ai ricollocamenti Meloni non mente e non fa, come potrebbe apparire, “di necessità virtù”. La sua visione, come quella di Morawiecki, è sempre stata quella della “Fortezza Europa”: importante non è ricollocare equamente gli immigrati ma impedirne l'accesso, o limitarlo al massimo. Certo, da quando siede a palazzo Chigi la leader di FdI ha dovuto modificare toni e tattiche, mettere da parte il blocco navale minacciato dagli spalti dell'opposizione per passare ai confini esterni intesi come problema dell'intera Ue. Ma la visione di fondo, quella della fortezza europea, non cambia e su quell'impostazione l'intesa con i polacchi è garantita.

A porte chiuse e probabilmente senza accennare alla faccenda in pubblico, i due leader affronteranno anche un tema la cui spinosità si è palesata tutta nello scontro interno alla maggioranza in Italia: quello delle elezioni europee.

Il problema è più che serio. La sfida dei Conservatori, il tentativo di cambiare i connotati dell'Unione, non permette gioco di margine. Il momento di spostarsi verso il centro della scena, con l'obiettivo di occuparlo presto, è senza dubbio questo. La guerra, che sarà senza dubbio il tema principale al centro dei colloqui, offre un'opportunità forse irripetibile, perché di fronte a una presa di posizione radicalmente atlantista la Ue non può permettersi di relegare nel ghetto “sovranista” le forze politiche che governano l'Italia e la Polonia. La competizione con l'ala più radicale della destra, incarnata dal gruppo Identità e Democrazia, rende però tutto più difficile. Almeno ufficialmente la premier italiana non può permettersi di dichiarare non legittimato a far parte della maggioranza europea un partito con cui governa in Italia. La pressione di quel partito, inoltre, mira a costringerla a prendere una posizione prima delle elezioni, cosa che i Conservatori vogliono e devono evitare a tutti i costi. Ma soprattutto con il fiato dei radicali identitari sul collo sarebbe difficilissimo entrare in una maggioranza Ursula allargata, e capita che la vera pista che gli esploratori di Bruxelles stiano provando a sgombrare sia invece proprio quella.