Quarantacinque anni dopo, la strage di Ustica resta una ferita che non si rimargina. Una voragine nella memoria civile del Paese, che nemmeno decenni di indagini, sentenze e archiviazioni sono riusciti a chiudere davvero.

E nel giorno dell’anniversario, le massime cariche dello Stato tornano a chiedere verità e giustizia per le 81 vittime del volo Itavia abbattuto il 27 giugno 1980.

«La strage di Ustica ha impresso nella storia della Repubblica un segno doloroso e profondo che non potrà mai essere cancellato», ha dichiarato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Parole nette, ribadite in più occasioni nel corso degli ultimi anni. «È stata una delle tragedie più oscure e laceranti che hanno colpito il nostro Paese. La Repubblica non abbandona la ricerca della verità e sollecita la collaborazione di tutti coloro che, anche tra i Paesi amici, possono aiutarci a rispondere al bisogno di giustizia, che non si dissolve negli anni perché è parte del tessuto stesso della democrazia».

Sul tema si è espresso anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha puntato il dito contro le omertà e le complicità di ieri e di oggi: «La verità non sia più ostacolata da silenzi, reticenze e complicità. È nostro dovere far sì che la memoria non si affievolisca e che venga fatta piena luce».

Un messaggio forte, che denuncia implicitamente le tante zone grigie che ancora circondano la vicenda.

Sulla stessa linea anche il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che ha parlato di «una ferita ancora aperta» e ha espresso la sua vicinanza ai familiari delle vittime. «Accertare la piena verità dei fatti su quanto accaduto deve essere un obiettivo da perseguire con costanza e determinazione».

Dalla maggioranza all’opposizione, il coro istituzionale è compatto. «Il dolore non può passare e non passerà finché non ci sarà giustizia», ha dichiarato la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, chiedendo ai governi e ai Paesi coinvolti di fare finalmente luce.