«L’uccisione di Francesco Fortugno a opera di sicari di una cosca della ’ndrangheta ha segnato la vita della democrazia della comunità calabrese in modo incancellabile». Con queste parole il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto ricordare la figura del medico e politico calabrese a vent’anni dal suo assassinio, avvenuto il 16 ottobre 2005 a Locri.

Nel messaggio inviato all’onorevole Maria Grazia Laganà Fortugno, il Capo dello Stato ha sottolineato come la vicenda di Fortugno resti una ferita aperta nella coscienza civile del Paese, ma anche un simbolo di speranza e di riscatto. «Fortugno, medico stimato, uomo onesto e appassionato del bene comune, si era dedicato all’impegno civile con coraggio in un territorio difficile. L’assassinio, eseguito nel corso di un evento politico, fu l’innesco di un movimento di forte reazione alle mafie che ebbe i giovani calabresi come protagonisti».

Nel suo messaggio, Mattarella ha ricordato che Francesco Fortugno venne assassinato poco dopo la nomina a vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, proprio perché la sua azione politica e istituzionale rappresentava un ostacolo ai traffici criminali della ’ndrangheta. «Fu ucciso perché il suo coerente operato ostacolava i loschi affari delle cosche», ha scritto il Presidente, ricordando che la giustizia ha condannato in via definitiva esecutori e mandanti, a testimonianza che «le trame criminali possono essere sconfitte».

Il Capo dello Stato ha espresso la propria vicinanza e solidarietà alla famiglia Fortugno e a tutti coloro che furono colpiti da quella violenza: «Desidero rinnovare la più intensa solidarietà alla signora Maria Grazia Laganà Fortugno, ai figli Giuseppe e Anna, ai familiari, agli amici, a tutti coloro che si sentirono colpiti da quella efferata violenza». Un pensiero rivolto soprattutto ai giovani, che — come ha ricordato Mattarella — furono protagonisti della mobilitazione nata dopo il delitto, con il celebre slogan “E adesso ammazzateci tutti”, simbolo di una Calabria che non si piega. «Ai giovani continuano a parlare la testimonianza umana e l’eredità morale di Fortugno. Il suo rifiuto di sottomissione alle cosche è un atto di fiducia nella libertà e nella democrazia che richiama la nostra responsabilità. A vent’anni da quel giorno di dolore, la Repubblica si inchina alla sua memoria».