In attesa delle decisioni della sinistra dem, i candidati in campo Bonaccini, De Micheli e Schlein sono in piena campagna elettorale. Dario Nardella, sindaco di Firenze e coordinatore nazionale della mozione Bonaccini, fa il punto della situazione.

Si delineano le candidature, ma fino al momento di rifondativo questo congresso sembra avere poco. Si può rimediare ancora o il compito spetterà al nuovo segretario?

C’è un prima e un dopo del congresso che sono collegati. Il cambiamento deve cominciare da subito: dal confronto sulle idee, dalla scelta della leadership e dalla forma del partito. Se avverrà questo, il prossimo segretario avrà una legittimazione chiara e forte a guidare il Pd in una storia completamente nuova.

Cuperlo ha detto qualche giorno fa che il Pd facendo così si suicida. Adesso pensa di candidarsi. Che succede nella sinistra dem?

Stimo Cuperlo e considero una sua eventuale candidatura come un contributo serio al congresso. Gianni denuncia la confusione fatta in passato tra correntismo e pluralismo. Siamo d’accordo, è stato dannoso il correntismo esasperato basato sullo scontro di potere, anziché sul confronto delle idee e sulla ricerca di valori plurali e condivisi. E il Pd ha risentito, credo, di una generale perdita di identità causata dalla necessità di governare cambiando continuamente alleanze politiche senza una legittimazione elettorale. Mai più il Pd dovrà tornare al governo se non passando da una vittoria nelle urne. Quanto alla sinistra dem, non so cosa stia succedendo ma credo che il contributo di tutte le aree politiche che si riconoscono nel Pd sia essenziale per un dibattito ricco e vivace che possa aiutare il partito a entrare in una fase nuova.

Tutti contro le correnti, ma le correnti si posizionano a sostegno delle varie candidature. Come se ne esce?

Se ne esce solo attraverso un vero e non pregiudiziale confronto sulle idee e stabilendo regole chiare sulla selezione della classe dirigente. Bonaccini lo ha detto nettamente: non chiediamo e non chiederemo il sostegno delle correnti, ma ci impegniamo a introdurre la regola per cui i candidati a tutti i livelli istituzionali dovranno essere espressi esclusivamente dai territori e non da Roma. Dobbiamo mettere la parola fine alle liste bloccate e decise a livello centrale. Questa è l’identità nuova di un vero partito federale e democratico.

Il Qatargate ripropone la questione morale. Può influenzare il congresso?

Il tema è già entrato nel congresso e non può essere diversamente. Quello che è successo è una vergogna, si tratta di comportamenti ripugnanti a prescindere dall’appartenenza politica di chi li commette, perché il danno è enorme per la credibilità delle istituzioni e della politica. E il danno non è solo per le istituzioni europee o per il Pd, ma per un’intera comunità da sempre impegnata nelle battaglie sui diritti umani. Non basta dichiararsi parte lesa, il nuovo Pd deve essere duro e intransigente anche sul piano politico. Con Bonaccini condividiamo un giudizio inflessibile su chiunque sia coinvolto in questa vicenda e chiunque tenga in generale comportamenti che non siano esclusivamente rivolti all’interesse della collettività e del bene pubblico. La questione etica e morale nella politica deve essere per tutti una costante e un principio irrinunciabile.

A un certo punto sembrava si stesse creando un movimento dei sindaci con punti di riferimento lei e Ricci. Adesso entrambi sostenete Bonaccini. Cosa vi ha convinto?

Mi ha convinto la possibilità di porre al centro il confronto sulle idee, mantenendo unito il fronte degli amministratori locali. Questo può essere il primo vero congresso in cui la classe politica dei territori assume una leadership collettiva e fortemente innovativa. Dobbiamo rovesciare la piramide rispetto a un modello di partito centralizzato ed autoreferenziale che ha fallito. Non serve un movimento dei sindaci, ma il contributo degli amministratori locali è fondamentale. I sindaci sono i politici più vicini ai cittadini. La nostra concretezza e credibilità sarà il valore aggiunto nella costruzione del nuovo partito. Non parlo solo dei sindaci vincenti delle grandi città come Valeria Mancinelli, Gori, Lo Russo, Decaro, Ricci, ma anche dei sindaci di Comuni medi e piccoli come Pietro Puccio sindaco di Capaci: con lui abbiamo superato le 500 adesioni di amministratori e amministratrici locali a sostegno della candidatura di Bonaccini. L’appello resta aperto per tutta la campagna congressuale sul sito di Stefano Bonaccini.

Bonaccini ha fatto partire la sua campagna dal Mezzogiorno. Il partito si era un po' dimenticato del Sud negli ultimi anni?

Più che aver dimenticato il Sud, ha dimenticato i territori nella loro generalità e diversità, fallendo così nel tentativo di unire Nord e Sud in un modello di crescita economico- culturale. Il divario geografico, come quello generazionale e di genere è alla base dei principali problemi dell’Italia. Noi proponiamo una ricetta che affronti insieme questi tre divari partendo dal lavoro, declinato in tutte le sue forme, incluso il lavoro autonomo e imprenditoriale.

Ricostruire l'identità del Pd è diventato un mantra dopo la sconfitta. Come pensate di farlo e ci si può davvero riuscire considerando i profondi cambiamenti avvenuti dopo il 2008?

Dal 2008 è cambiato tutto: l’ambiente, la transizione digitale, la demografia, sono diventati temi molto più urgenti e diffusi. Per misurarsi su tutto questo dobbiamo sciogliere i nodi del passato che permangono, come quello della fusione a freddo tra Ds e Margherita. Solo una totale e profonda apertura alla società civile e ai giovani ci farà superare questo fardello storico. Io sogno un Pd che vive in tanti diversi luoghi: dai circoli alle fabbriche, dai municipi al volontariato. Un Pd dove chiunque possa avere piena cittadinanza senza che gli venga chiesto “da dove vieni?”.

Da più parti si mette in evidenza che in caso di radicalizzazione dello scontro in un partito piuttosto debole, il rischio scissione potrebbe essere molto alto...

Se vengono meno le ragioni dello stare insieme e tutto si riduce in uno scontro personale questo rischio non si può evitare. Se guardo alle candidature in campo mi sento però fiducioso. Per questo mi aspetto davvero che tutti i candidati, qualunque siano le loro idee, prendano chiaramente le distanze dalle logiche che hanno governato il partito fino ad oggi, affermando così una solidarietà trasversale e di fondo basata sulla comune volontà di un autentico rinnovamento.