«I toni utilizzati da Magistratura democratica per difendere un suo iscritto sono decisamente sopra le righe. C’è una pressione indebita su chi sarà chiamato a valutare la condotta del dottor Caruso» . Sono le parole con cui il membro laico del Csm Antonio Leone è intervenuto sulla questione del presidente del tribunale di Bologna che nei giorni caldi del referendum dichiarò che i votanti del Sì erano come i repubblichini che scelsero Salò.

Non si placa la polemica sul presidente del Tribunale di Bologna Francesco Caruso. Il magistrato, come si ricorderà, era finito nella bufera la scorsa settimana a causa di un suo accorato appello per il No al referendum in cui paragonava gli elettori per il Si a «coloro che nel ’ 43, pur in buona fede scelsero il male » e definiva la riforma basata su «voto di scambio e corruzione» .

Le frasi, inizialmente postate sul profilo Facebook del magistrato, erano state poi riportate da alcuni quotidiani locali. L’accostamento degli elettori per il Si agli aderenti alle Repubblica di Salò era stato duramente stigmatizzato dal Ministro della Giustizia Andrea Orlando che aveva parlato di «toni propagandistici inaccettabili» .

Il Vice presidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini, appresa la notizia, aveva inviato alla Prima commissione, quella per le incompatibilità, l’articolo di giornale con le dichiarazioni di Caruso. E lo stesso comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli aveva deciso di informare ufficialmente del caso il procuratore generale della Corte di Cassazione affinché valutasse, sotto il profilo disciplinare, le affermazioni della toga bolognese. A stretto giro era arrivato anche il comunicato di Magistratura Democratica, la corrente di sinistra delle toghe a cui aderisce Caruso. «Md - si legge - ha sempre rivendicato la libertà dei magistrati di manifestare liberamente il proprio pensiero e di partecipare al dibattito pubblico, anche politico. Riteniamo - prosegue la nota - allarmante che la non condivisione delle forme utilizzate nella libera manifestazione del pensiero possa essere trasferita sul piano della valutazione dei profili disciplinari» . Frasi che non sono affatto piaciute ad Antonio Leone, componente della Sezione disciplinare e membro della prima Commissione del Csm. «I toni utilizzati da Md per difendere un suo iscritto sono decisamente sopra le righe. Mi sembra - ha aggiunto - che ci sia l’intenzione di voler esercitare una pressione assolutamente indebita su chi sarà chiamato a valutare la condotta del dott. Caruso sotto il profilo disciplinare. Credo - ha concluso poi Leone - che il diritto costituzionalmente garantito della libertà d’espressione vada comunque contemperato dalla necessità, per i magistrati, di essere terzi ed imparziali. Soprattutto, nel caso in questione, per rispetto a chi in parlamento questa riforma l’aveva votata» .

GIOVANNI M. JACOBAZZI