«L’appoggio esterno non esiste, è una cosa per noi del tutto impossibile. Aiuteremo il governo se fa le riforme della giustizia. L’abuso d’ufficio lo abbiamo chiesto da tanto tempo». Carlo Calenda prova a chiudere ogni chiacchiericcio sulla possibilità di Azione di sostenere il governo, sotto forma di appoggio esterno. Il partito centrista resta all’opposizione.

La precisazione, del resto, non è superflua ma si è resa necessaria dopo le parole pronunciate dall’onorevole Enrico Costa, estensore della legge sul divieto di pubblicazione delle ordinanze della magistratura. «Se Nordio manterrà le promesse fatte, sulla giustizia staremo con lui», aveva detto l’esponente calendiano a Repubblica, facendo saltare sulla sedia il quartier generale di Azione, già alle prese con una difficile fase di posizionamento politico alla vigilia delle elezioni europee. Dopo la rottura con Matteo Renzi e la sepoltura del progetto terzopolista, infatti, l’ex ministro dello Sviluppo economico non ha ancora deciso cosa fare da grande, con quale agglomerato politico apparentarsi in vista di altre scadenze elettorali in cui correre da soli significherebbe, nella migliore delle ipotesi, condannarsi all’irrilevanza.

Per questo le parole dell’ex forzista Costa hanno fatto suonare un campanello d’allarme nella testa di Calenda, che a 24 Mattina, su Radio 24, precisa: «L’emendamento di Costa» sul divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare approvato insieme alla maggioranza «è un principio civiltà giuridica». Ma «nessun appoggio esterno: rimaniamo sulla nostra strada, per prendere i voti delle persone che si saranno stancate di questo balletto indecoroso», aggiunge Calenda.

E un principio di balletto devono essere sembrate al capo di Azione le parole di Costa, che con Repubblica si era lasciato andare a commenti troppo lusinghieri nei confronti di alcuni esponenti della maggioranza. «Io voglio portare a casa i risultati. E se posso dare dei consigli a Carlo Nordio lo faccio volentieri. Sono molto più vicino alle sue posizioni rispetto a quelle simil forcaiole di Pd e 5S. Il rapporto con la maggioranza sulla giustizia è collaborativo, ma senza sconti», aveva detto Costa. E ancora: «Io faccio proposte liberali e cerco di aiutare Nordio a liberarsi dai freni piazzati dai magistrati di cui si è contornato. È uno schema che può funzionare e che ripeteremo su altri temi garantisti».

Troppo per le orecchie di Calenda, che pure in un primo momento si era sforzato di rivendicare pubblicamente l’operato del suo parlamentare in materia di giustizia. «Oggi grande rivolta dei giornali a una legge che vieta di distruggere la vita delle persone prima del processo pubblicando intercettazioni etc. È una norma di civiltà, lo ribadiamo», aveva scritto l’ex ministro su X, all’indomani dell’emendamento approvato dalla maggioranza.

«I toni usati per difendere il diritto di distruggere le vite di persone indagate, che spesso non arrivano neppure al processo, sono assurdi. Così come ribadiamo che Azione è, rimane e rimarrà all’opposizione di un governo che considera, anche sulle riforme della giustizia, fallimentare». Messaggio ricevuto. A buon intenditor poche parole.