Doveva essere un sindaco “sotto tutela” e invece il rischio è che faccia troppo di testa propria. Virginia Raggi sembra non voler dar retta a nessuno: uomini di fiducia e squadra di governo vuole sceglierli in piena autonomia da quel direttorio, imposto in piena campagna elettorale dallo Staff, che avrebbe dovuto controllare ogni mossa politica della prima cittadina. Pare che sia questo uno dei motivi della mancata ufficializzazione della Giunta. In corso ci sarebbero grandi manovre di mediazione tra i vari “capi corrente” del Movimento per piazzare le pedine giuste nelle caselle chiave del Campidoglio. Ogni big grillino vuole essere rappresentato nel governo della città sia per arginare l’inidpendenza di Raggi che mettere in mostra il proprio peso politico. Luigi Di Maio, napoletano, è già riuscito a imporre un proprio assessore a Virginia: Laura Baldassarre guiderà le Politiche sociali della Capitale. A bocca semi asciutta è rimasta invece per ora Roberta Lombardi, da sempre considerata l’imperatrice grillina nell’Urbe, che non ha mai amato la sindaca. Il suo pupillo era il consigliere uscente, Marcello De Vito, mr preferenze alle ultime Amministrative, sconfitto alle primarie da Raggi. E nonostante il gradimento mostrato dagli elettori romani, per De Vito la prima cittadina ha riservato il posto di presidente del Consiglio comunale, ruolo presigioso, certo, ma per nulla politico. Del resto, secondo alcune indiscrezioni pubblicate ieri dal Fatto Quotidiano, da tempo il preferito di Lombardi sarebbe stato al centro delle attenzioni dei colleghi pentastellati. Contro di lui sarebbe stato confezionato un dossier dagli allora «consiglieri comunali Virginia Raggi, Daniele Frongia e Enrico Stefano». Anche se la circostanza viene smentita dal diretto interessato, una certezza rimane: l’asse Raggi-Frongia sembra indissolubile. Un legame politico tanto stretto da infastidire persino il direttorio. Non è un caso che, appena ha potuto, Roberta Lombardi abbia lanciato il primo affondo a Virginia su Raffaele Marra, il vice di Frongia nominato per consentire al collega di rimanere capo di gabinetto aggirando la legge Severino. Peccato che Marra abbia già un passato da collaboratore di Gianni Alemanno. «Ho conosciuto il dottor Marra martedì, ho letto anche io di questi suoi incarichi precedenti. Capiremo se è stata una nomina ponderata, ci sarà un approfondimento. Abbiamo anche l’umiltà di dire che, se facciamo dei piccoli errori, li rimediamo subito», ha detto Lombardi lanciando un messaggio chiaro alla ragazza che dovrà valutare da componente del suo Direttorio.