Ha scherzato con gli altri viaggiatori del traghetto che da Formia l’ha portata a Ventotene: «Sono abituata ad una navigazione difficile», riferendosi alle condizioni del mare un po’ mosso. Ma chissà se Elly Schlein, le acque del Partito democratico, se le immaginava così agitate, quando è stata eletta segretaria nazionale. Magari sì, magari si aspettava che qualcuno si ergesse a capopopolo dal sud del Paese, come quel Vincenzo De Luca che a poche ore dalla segreteria nazionale del partito, che si è tenuta ieri sull’isola pontina, ha randellato con gusto la propria leader, senza risparmiare frecciate a quello che in tanti iniziano a chiamare il suo “cerchio magico”.

Certo, “Ventotene”, il “cerchio magico” - parole che rievocano un grande ex segretario nazionale del Pd, quel Matteo Renzi con cui De Luca non ha mai legato devono aver sollecitato nella testa del governatore della Campania pensieri non certo gentili. E Elly Schlein, dal canto suo, ha risposto pubblicamente solo alla battuta sull’armocromista, cioè il riferimento di De Luca allo spreco delle 300 euro per farsi indicare l’abbinamento dei colori: «La migliore risposta alle critiche interne è il consenso dell'elettorato del Pd. Il cambiamento non piace a tutti. Io che sono stata votata per cambiare il Pd, non rispondo a polemiche personali», ha fatto sapere due giorni fa la segretaria.

Ma nel chiuso delle stanze, Schlein non ha nascosto il suo disappunto per le intemerate deluchiane, che rischiano di minare alla base il già precario equilibrio di un partito che si muove a stento fra il suo ruolo di opposizione di governo e le scarse soddisfazioni elettorali, tra Amministrative e Regionali. Ma non solo De Luca: per la segretaria c’è da contenere un serpeggiante malumore per il gruppo di lavoro di cui si è circondato, dove secondo qualche esponente del partito, ci sono troppe prime donne.

Non solo. A far storcere il naso a qualche dirigente di lungo corso, anche l’idea dell’estate militante, in giro per l’Italia: un surplus di lavoro nel pieno delle ferie, ad alcuni, non è andato giù. Ma a Ventotene ci sono stati comunque anche i lavori delle segreteria nazionale, iniziata poco dopo mezzogiorno. A porte rigorosamente chiuse, in un ristorante che si affaccia sul mare, si è discusso di attuazione del Pnrr, alleanze in Europa, nazionalismi e del percorso che dovrà portare il Pd alle elezioni europee del prossimo anno.

Molto europeismo, insomma, già dal primo atto, appena sbarcati sull’isola: prima una sosta davanti alla targa che ricorda Giuseppe Di Vittorio, poi la visita alla tomba di Altiero Spinelli, uno dei pionieri dell’Unione europea e tra gli autori del manifesto di Ventotene, assieme ad Ernesto Corsi ed Eugenio Colorni, nel 1941, uno dei testi fondanti dell’Europa unita. Quasi una dichiarazione d’intenti: contro i nazionalismi imperanti, il Pd rimane un partito europeista. E vicino ai lavoratori, nonostante a margine della riunione di segreteria non sia stata rilasciata alcuna dichiarazione specifica sul salario minimo, con la proposta del centrosinistra presentata nei giorni scorsi.

Nessun ritorno neanche sull’uscita che ha fatto più rumore, quella sulla tassazione delle rendite che, dice la segretaria, non può essere più un tabù e di cui, a Ventotene, non si è parlato. In compenso, attacchi alla presidente del consiglio Giorgia Meloni, prima accusata di avere in testa non l’Europa dei popoli, ma quella dei veti nazionalisti, poi di rischiare di far perdere all’Italia la grande occasione dei fondi del Pnrr, infine di aver fallito anche sulla gestione dei migranti, dove secondo Schlein il presidente Meloni non è riuscita nella mediazione con Polonia e Ungheria. Ancora le politiche comunitarie nelle parole della segretaria, quando ha ricordato la guerra in corso, auspicando che l’Europa si faccia portatrice di pace in un momento grave e difficile in cui bisogna continuare a «promuovere il pieno sostegno convinto all'Ucraina rispetto all'invasione criminale di Putin».

L’ultimo atto a Ventotene è stata l’inaugurazione di un nuovo circolo del Pd sull’isola, intitolato a Ursula Hirschmann, perché, ha concluso Elly Schlein, accanto al ruolo dei padri fondatori dell’Unione Europea bisogna ricordare anche «quello straordinario della madre fondatrice». Poi il rientro, verso i guai interni al Pd, verso le stoccate di De Luca che non mancheranno, soprattutto sulla questione del terzo mandato per i governatori di regione e verso una lunga estate militante, in cui la segretaria prova a riannodare i fili di un partito che rischia di sciogliersi col caldo d’agosto.