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Alla fine, alla kermesse sovranista europea organizzata dalla Lega a Roma, la scena se l'è presa chi non era presente. Marine Le Pen, la leader di Rassemblement National, nel suo videointervento proiettato nella grande sala degli studios televisivi di via Tiburtina è andata al punto senza fronzoli, lanciando di fatto la campagna elettorale di Id, pronunciando parole di una franchezza che il padrone di casa Matteo Salvini non può permettersi, data la sua partecipazione al governo presieduto da Giorgia Meloni. La Le Pen ha attaccato frontalmente la nostra premier, tacciandola di ambiguità rispetto a Ursula von der Leyen e accusandola di essere pronta all'inciucio per un suo bis alla testa della Commissione. «Ci batteremo con tutte le forze possibili», ha detto, «per impedire un secondo mandato di Von der Leyen». A questo punto, il messaggio per «Giorgia»: «Sosterrai o no un secondo mandato di Von der Leyen? Io credo di sì . Voi dovete dire la verità agli italiani, dovete dire cosa farete. A destra il solo candidato che si opporrà a Von der Leyen è Matteo Salvini». Tra gli applausi della sala, dunque, quella che molti ritengono favorita per la prossima corsa all'Eliseo ha tirato la volata al leader leghista per la corsa al voto di giugno, nella quale l'argomento portante sarà di certo la lotta contro ogni ipotesi di compromesso con chi ha governato l'Ue nell'ultimo quinquennio.
Pochi minuti dopo, le ha fatto eco uno degli ospiti più attesi (questa volta in presenza), e cioè André Ventura, il leader della forza sovranista portoghese Chega, reduce dal successo elettorale alle Politiche del paese lusitano: «Grazie a Salvini per averci sostenuto nelle nostre elezioni. Siamo in dirittura d'arrivo per vincere le elezioni europee. Lotteremo per tutti gli italiani per vincere queste elezioni. Credo che winds of change sia un'espressione molto precisa e adatta perché le cose stanno cambiando in Europa grazie a noi di Identità e democrazia». Poi, l'affondo, sulla falsariga di quello portato dalla Le Pen alla presidente del Consiglio: «Mi hanno chiesto se dovremmo sostenere Meloni? Ma perché sostenere Meloni se possiamo sostenere Salvini, il più grande candidato europeo che abbiamo, l'unico politico che difende le nazioni?».
Insomma, il menù di quello che sarà la competition elettorale nei prossimi tre mesi è servito, tanto che Salvini, una volta salito sul palco per l'intervento conclusivo, ha sentito il bisogno di fare una premessa per evitare di superare il livello di guardia della polemica: «Il filo conduttore che ho sentito negli interventi è quello della libertà, quello della paura contrapposta alla libertà di dire sempre la verità. Quante crisi di governo se potessimo dire tutti i giorni la verità... Non lo dico per il governo italiano. Il governo andrà avanti fino al 2027, stanno provando a dividerci ma non ci riusciranno. In Giorgia Meloni ho trovato un'amica. Certo, anche tra amici ci possono essere punti di vista diversi». Poi, però, Salvini ha ribadito il concetto: «Rispondo in diretta al messaggio di Le Pen: Marine chiede all'Italia se saranno disposti o meno, coi voti che i loro cittadini gli daranno, a un bis della Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen. Posso dirlo tranquillamente oggi: gli italiani che sceglieranno la Lega non sceglieranno mai un altro mandato con Ursula von der Leyen, i socialisti o la sinistra. È difficile», ha concluso, “che a rimediare agli errori fatti sia la stessa squadra che quegli errori li ha commessi”. Sullo stesso palco, si erano avvicendati esponenti non di primissimo piano dei partiti aderenti a Id, tra cui l'olandese Gerolf Annemans e l'austriaco Harald Vilimsky, che ha attribuito a Salvini il merito di aver fermato, come ministro dell'Interno, «orde di stranieri». Molto applaudito anche l'imprenditore trumpiano Vivek Ramaswamy, ma una delle ovazioni più grandi è arrivata per il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, dopo giorni di polemiche e retroscena che hanno investito i grandi assenti leghisti come ad esempio i governatori Zaia e Fedriga. In platea, accanto al segretario, oltre a Giorgetti c'era Roberto Calderoli, e non è un caso che il primo nome citato dal moderatore e presidente di Id Marco Zanni è stato Umberto Bossi, come segno della volontà di tenere unite tutte le anime del Carroccio. Tra i selfie di rito e una selezione musicale a dir poco eclettica, che spaziava dalla dance anni 90 ai cantautori esistenzialisti come Luigi Tenco, tra chi c'era si segnalano il vice e fedelissimo di Salvini Andrea Crippa e il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara.