La presidente del Consiglio non è una principiante della politica. Si è fatta le ossa nella politica di strada e di sezione, scuola più severa e molto più preziosa di quelle da cui esce la stragrande maggioranza dei politici italiani al momento. Con l'abilità che si acquista governando le assemblee e combattendo nelle discussioni incandescenti ha cercato ieri di rovesciare l'immagine disastrata prodotta dal mancato invito alla cena “dei grandi” all'Eliseo ma anche dalla sua incapacità di nascondere il disappunto. Disappunto? Quale disappunto? La sua, giura, era una critica politica e le critiche è bene dirsele in faccia. Se l'invito fosse arrivato, aggiunge, non l'avrebbe mandata a dire: avrebbe «consigliato di non fare quella riunione perché bisogna dare un'immagine di compattezza». Non figurare nella foto scattata quella sera a Parigi è questione di nessuna importanza: «Lì c'erano due presidenti. Qui ce ne sono 27». La vera foto si doveva scattare a Bruxelles.

Solo che la premier italiana non si è limitata a rovesciare il quadro con perizia assembleare. Tra le righe ma anche a chiare lettere ha lanciato due messaggi precisi e molto meno effimeri della schermaglia di cui sopra. «Non c'è un'Europa di serie A e una di serie B. Chi pensa che sia un club dove c'è chi conta di più e chi conta di meno, chi dice che c'è una prima e una terza classe dovrebbe ricordarsi del Titanic. Quando la nave affonda non importa quanto hai pagato il biglietto», afferma e chiamare in causa il Titanic non è un esercizio retorico. Al contrario, svela le vere radici della tensione che si avverte non da ore o giorni ma da settimane e mesi.

L'Europa rischia grosso. Se il Covid aveva rinsaldato l'Unione la guerra in Ucraina sta provocando l'effetto opposto. La stessa unità raggiunta dal Consiglio è di facciata, come lo sono i risultati che la premier italiana saluta come «estremamente soddisfacenti». L'allentamento dei vincoli sugli aiuti di Stato, nonostante l'impegno a considerali a termine chiesto e ottenuto dal governo di Roma, sarebbe e probabilmente sarà una svolta in direzione opposta a quella dell'integrazione, confligge con ogni idea di solidarietà tra i Paesi Ue e delinea precisamente quella divisione tra passeggeri di prima e terza classe di cui ha parlato la leader italiana in quello che era a tutti gli effetti un monito. L'elemento che controbilancerebbe gli aiuti di Stato, la creazione di un fondo comune, è non in alto ma in altissimo mare e quel che ha strappato Giorgia non sono neppure solo parole ma balbettii. Il risultato che maggiormente la inorgoglisce, la definizione dell'immigrazione come «problema europeo» e l'indicazione dei «confini marittimi» attesta che nell'Unione è in atto una marcata svolta a destra ma nulla più di questo. Di concreto non c'è assolutamente niente.

La premier torna a casa con il bottino che aveva già in tasca quando è sbarcata a Bruxelles: la flessibilità sui fondi europei già esistenti e in particolare sul Next Generation Eu, cioè sul Pnrr. È una concessione che l'Europa non poteva evitare, in parte perché accampare le differenze macroscopiche tra i quadro attuale e quello di quando il Piano fu scritto da Draghi non è solo un alibi ma una realtà cogente, in parte perché si trattava del prezzo per il sofferto via libera sull'allentamento delle regole per gli aiuti di Stato. Per l'Italia è una conquista utile, probabilmente necessaria, ma non tale da controbilanciare le due velocità che sono già quasi un obiettivo non dichiarato ma praticato dai Paesi più forti e più ricchi.

C'è un altro elemento che, in modo più ermetico, la premier ha messo in campo, parlando della necessità di essere compatti anche per fronteggiare opinioni pubbliche che nei Paesi europei sono molto meno bellicose dei loro governi. Nessuno sinora lo aveva mai ammesso apertamente e il fatto che a nominare il re nudo sia il capo del governo del Paese in cui la maggioranza della popolazione è contraria a nuovi invii di armi a Kiev non è insignificante. Avverte l'Europa di stare attenta a non giocare col fuoco perché il ghiaccio sul quale cammina è sottile. In Italia sottilissimo.