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Il centrodestra unito al Quirinale
Si è parlato, e tanto, di Unione europea alla Convention di Forza Italia chiusa da un videomessaggio di Silvio Berlusconi. A oltre un mese dal ricovero al San Raffaele il Cavaliere tornerà a farsi vedere in volto. O almeno dovrebbe, a meno di cambiamenti di programma dell’ultimo minuto. In ogni caso manderà un messaggio, richiamando alla necessità di unità, in primis nel partito (e ce ne vuole), ma anche nella coalizione di governo, che ha un solo obiettivo di medio termine: le Europee del prossimo anno.
Alle quali i tre partiti del centrodestra stanno guardando, ognuno con prospettive diverse. Forza Italia, richiamandosi ancora una volta a paladini delle radici «atlantiste, liberali, garantiste e cristiane» dell’Europa, lo schema ripetuto come un mantra dallo stesso Berlusconi negli ultimi decenni e richiamato ieri dal coordinatore lombardo Alessandro Sorte in apertura di lavori.
Fratelli d’Italia, perché dopo il successo elettorale in patria vuole dimostrare che anche i Conservatori europei, guidati da Giorgia Meloni, possono diventare partito di governo, magari attraverso l’alleanza con il Ppe che mira a escludere i Socialisti. Che forse tra qualche giorno dovranno essere chiamati soltanto così e non più Socialisti&Democratici, se andrà a buon fine il sondaggio promosso dalla presidente, Iraxte Garcia Perez e respinto da gran parte degli esponenti del nostrano Pd.
Infine, la Lega, che udite udite potrebbe compiere il grande passo verso la governabilità abbandonando il gruppo di Identità e democrazia, dove siedono anche i tedeschi di Alternative für Deutschland, per passare proprio al Ppe. Una mossa che il segretario Matteo Salvini sta studiando da tempo e che ieri dalle colonne del Foglio il suo vice Andrea Crippa ha definito necessaria perché «questo non può più essere il tempo dell’ambiguità».
Un assist l’ha fornito niente meno che il ministro dell’Interno francese, Gerald Darmanin, che apostrofando il governo Meloni come «incapace di gestire l’emergenza migratoria» e «amico della Le Pen» ha unito ancor di più gli intenti della maggioranza, in patria e altrove. Tanto che si sono tutti schierati al fianco del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e della sua decisione di annullare la visita oltralpe. Decisione sulla quale è tornato ieri, parlando alla convention di Fi.
«I nostri alleati possono contare su di noi: al governo abbiamo ottimi rapporti, pur con le nostre diversità, con i ministri di Fratelli d’Italia, della Lega, con il presidente del Consiglio Meloni e con il vice presidente Salvini - ha detto Tajani - Il prossimo anno ci saranno le elezioni europee, possiamo lavorare a costruire una maggioranza alternativa all’attuale in modo da avere anche in Europa un bipolarismo e si possano scegliere i valori». Un bipolarismo nel quale, ha aggiunto Sorte, Forza Italia rappresenta «l’area moderata, distinta dalla destra sovranista e dalla destra nazionalista conservatrice», lasciando intendere che insomma, di lavoro da fare ancora ce n’è.
Ma solidarietà al governo è arrivata anche dalla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, secondo la quale «la crisi migratoria è un fenomeno di cui deve farsi carico tutta l’Unione, non è un problema che può essere affrontato soltanto dai Paesi di confine». Per l’esponente del Ppe «l’Italia non può farcela da sola» e «la nostra deve essere un’Europa di soluzioni e non di retorica».
Concetto, quello dell’Italia che no va lasciata sola, ribadito anche dal presidente del Ppe Manfred Weber, che tuttavia ha aggiunto parole che non possono che aver fatto piacere a Giorgia Meloni. «Dobbiamo proteggere in modo migliore le nostre frontiere esterne e non lasciare che siano i trafficanti di esseri umani a decidere chi entra - ha detto Weber - Abbiamo bisogno di un’Europa più forte e abbiamo bisogno che l’Italia sia più forte in Europa e che svolga appieno il suo ruolo».
La presidente del Consiglio al momento resta a guardare e studia la situazione da palazzo Chigi, dove non è escluso che a breve possa esserci un altro incontro con Weber dopo quello delle scorse settimane a Milano che aveva gettato le basi per l’alleanza tra Popolari e Conservatori dopo le Europee 2024. Se per arrivare all’obiettivo accetteranno anche i voti della Lega, e se la Lega si decide a concederglieli abbandonando I&D per il Ppe, lo scopriremo nei prossimi mesi.