ESPERIMENTO INEDITO SULL’ISOLA PER LE REGIONALI

Da una parte c’è la rinnovata intesa con il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte, con tanto di primarie per scegliere il prossimo candidato della coalizione alla guida della Regione Sicilia, dall’altra il faccia a faccia nei sondaggi con Fratelli d’Italia, con i due partiti appaiati oltre il 20 per cento dei consensi. È su questo doppio binario che si sta muovendo il Partito democratico di Enrico Letta, con un occhio alle prossime Amministrative e un altro ai referendum sulla giustizia, per cui la linea del Nazareno è un «Votiamo No, ma…».

Ma andiamo con ordine. Il fronte più caldo nelle file dem è quello dell’alleanza strategica con il Movimento 5 Stelle, arricchitosi nelle ultime ore dell’idea di mettere in piedi dopo l’estate delle primarie all’americana per scegliere il candidato comune nella corsa allo scranno più alto di palazzo dei Normanni.

E non solo. Ma se l’accordo tra i vertici è stato trovato durante un aperitivo nella casa romana di Giuseppe Conte, tra vertici e base dei due partiti non mancano i mugugni. Voto prevalentemente online ma con 30 gazebo nelle piazze, 40 giorni di tempo per votare il segretario dem Enrico Letta che parla di «prospettiva incoraggiante». Tutti d’accordo? Non proprio. Il Movimento 5 Stelle siciliano parla di «ipotesi di lavoro», lasciando intendere che non c’è ancora nulla di definito, mentre dai dem il ragionamento è più largo.

«Lasciamo passare le Amministrative, poi vedremo cosa fare - spiega Matteo Orfini, che della linea Letta è a volte sostenitore, a volte critico - Questo è il momento del silenzio e non è giusto fare polemica, certo speriamo di non dover arrivare a una resa dei conti su questa benedetta alleanza dopo il voto di giugno…». Polemico anche Andrea Marcucci, ex capogruppo al Senato. «Prima di preoccuparmi di eventuali primarie insieme - spiega - mi chiederei se Pd e M5S in Sicilia abbiano un programma comune». Silenzio dal vicesegretario Peppe Provenzano, al lavoro su alcuni dossier, primo tra tutti l’opposizione ferrea a qualsiasi futuro ed eventuale governo con la destra di Fratelli d’Italia.

Sì, perché la voce in Transatlantico gira ormai da qualche tempo, e anche se dalla diretta interessata arriva il consueto stop «a qualsiasi ipotesi di inciucio», con tanto di richiesta ormai anch’essa consenta agli alleati di firmare un patto di non alleanza con sinistra e Cinque Stelle, sotto sotto un esecutivo rossonero potrebbe non essere del tutto fantapolitica. Visto il finale dell’ultimo campionato di serie A, al milanista Enrico Letta l’accoppiata di colore potrebbe far solo che piacere, ma al di là del folklore i sondaggi che ormai danno i due partiti praticamente alla pari, con Lega e Cinque Stelle staccati di quasi dieci punti, la dice lunga sulla piega che potrebbero prendere le trattative per formare un nuovo governo dopo le prossime Politiche. «I sondaggi fotografano il momento e c’è un 40 per cento di indecisi o astenuti - spiega Stefano Vaccari, responsabile organizzazione del Pd - Per quello che valgono, ci dicono che il lavoro fatto sull’unità del partito, l’aver assunto il ruolo di principale partito della maggioranza che sostiene Draghi con responsabilità, pure con le sue idee che spesso e volentieri diventano idee di tutto il governo, ci viene riconosciuto dagli elettori».

Ironia della sorte, in questi giorni stanno comparendo a Grottaferrata, comune di 20mila abitanti alle porte di Roma, manifesti elettorale con lo slogan «Meloni per Letta». Un refuso?

Nient’affatto, ma il sostegno della presidente di Fratelli d’Italia a Lorenzo Letta, candidato sindaco sostenuto dal centrodestra unito. Il quale, dovesse vincere, sostituirebbe nientemeno che un Andreotti, cioè Luciano Andreotti, attuale primo cittadino.

Insomma, in attesa di capire se le primarie tra Pd e M5S funzioneranno, l’obiettivo primario di Letta ( Enrico o Lorenzo che sia) è soltanto uno: vincere. Se poi la vittoria arriva grazie a o contro Meloni, poco importa.