Il balletto di Conte a Bari, ieri, lo si può interpretare come una delle tante messe in scene che abbondano nella politica italiana e molti, soprattutto a destra, così lo dipingono. In parte hanno ragione ma non del tutto e quel che sfugge a questa lettura sbrigativa non è un particolare: la richiesta di Conte, fuori di metafora, è quella di commissariare il Pd ed è un passaggio che non riguarda solo una Regione, la Puglia, e una città, Bari, ma vuole incidere a fondo su tutti i rapporti tra i due partiti che dovrebbero dar vita al “campo largo”. Conte ha annunciato il ritiro della delegazione pentastellata dalla giunta regionale e dalla maggioranza pugliese. Lo ha fatto adoperando termini durissimi ma allo stesso tempo lasciando spalancata una finestra per il rientro nell'alleanza alle prossime elezioni. Dopo il fragoroso annuncio ha incontrato il governatore Emiliano, gli ha consegnato un pacchetto di proposte definito «patto per la legalità» e al termine di un colloquio per nulla tempestoso un super conciliante Emiliano ha definito la bozza «molto interessante». Sembra un tipico gioco delle parti, tanto più che allo stesso tempo, a Bari, i presunti duellanti, Pd e M5S si stanno dando da fare per individuare un nome che permetta a tutti di convergere su un terzo candidato senza farsi ridere dietro e senza far fare pessima figura ai due candidati oggi contrapposti, Laforgia per il Movimento, Leccese per il partitone. Forse l'operazione andrà in porto e forse no, dipende anche dalla disponibilità dei candidabili, e non è che siano in molti quelli che possono vantare i requisiti necessari. Ma il tentativo c'è e già questo dice molto sulla irrecuperabilità o meno della spaccatura.

Però il minuetto nasconde un braccio di ferro che invece è reale. Sfruttando i guai legali del Pd, in Puglia ma non solo in Puglia, il leader dei 5S mira a conquistare una postazione decisiva: quella dell'alleato con diritto di giudizio e dunque di veto sulle scelte e sulle dinamiche interne del partito con cui si allea. Un inedito assoluto nella politica italiana e forse mondiale. Nessuno lo aveva mai tentato prima anche perché di fronte a una simile esibizione di arroganza qualsiasi partito avrebbe serrato e serrerebbe i ranghi. Non si tratta solo di teoria. Il commissariamento proposto in Puglia, guardando però all'intera penisola, implica un passo da gigante nella pretesa di Conte di avere l'ultima parola sui candidati del Pd e sposta di parecchie misure il timone dalla sua parte.

Il guaio, per il Pd, è anche peggiore. Una parte del partito mirava e mira a sfruttare i risultati delle Europee per sancire la primazia sugli alleati. Sarebbe comunque una strategia votata al fallimento, dal momento che solo uno scarto immenso, nell'ordine di una decina di punti percentuali, potrebbe costringere Conte ad accettare un ruolo subordinato e forse nemmeno quello basterebbe. Ma va da sé che una distanza ridotta lo convincerebbe al contrario ad aumentare il volume di fuoco. Stando ai sondaggi lo scarto è già oggi limitato, nell'ordine di un paio di punti percentuali. La ricaduta degli scandali potrebbe assottigliare ancora il margine di vantaggio del Pd, spingendo l' “avvocato del popolo” a premere sull'acceleratore a tavoletta.

La minoranza del Pd, e anche una parte della maggioranza, vorrebbero fare muro di fronte a un'offensiva di simile portata, il cui obiettivo non è solo imporre quando sarà il momento la candidatura di Conte a premier ma conquistare d'impeto una sorta di egemonia politico- culturale sugli alleati. La segretaria è di parere opposto. Sa di non avere alcuna chance di vittoria alle prossime Politiche senza il M5S, e anche in alcune Regionali importanti l'alleanza con il Movimento potrebbe essere decisiva. Sa anche che la sua sorte politica, se non riuscirà a tenere le Regioni governate dal Pd nel 2025 e se sarà sconfitta alle politiche nel 2027, sarà segnata. Inoltre, probabilmente, la sua disposizione d'animo nei confronti dei potentati locali, i cacicchi, non si scosta molto da quella di Conte. Dunque Elly viaggia verso la resa e per molti versi la si può comprendere.

Ma un partito che si lascia commissariare da un alleato, oltre tutto più debole ma le cose cambierebbero poco anche se fosse invece più forte, non dà gran prova di vitalità e non è un bello spettacolo per nessuno.