Non si viene a capo del giallo sul documento redatto dall’Ufficio del Bilancio del Senato che ha messo in evidenza molte criticità dell’autonomia differenziata. Nel centrodestra si prova a tirare avanti smorzando le polemiche, ma la Lega di Matteo Salvini è inviperita, convinta di avere subito un tiro mancino che ha ancora autori sconosciuti. E se Fdi, tramite il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli e lo stesso presidente di palazzo Madama Ignazio La Russa, ha escluso un suo ruolo riaffermando di condividere la proposta, da Forza Italia il silenzio rimane assordante. Calderoli si dice convinto della bontà del suo progetto e che si arriverà all’approvazione in tempi rapidi, ma hanno fatto rumore le parole del governatore del Veneto Luca Zaia intervistato dalla Stampa.

Il presidente della Regione non è andato per il sottile e ha lanciato quello che sembra un vero e proprio avviso ai naviganti. «L’accordo sull'Autonomia - le parole di Zaia - è uno dei pilastri di questa maggioranza, insieme al presidenzialismo e alcune altre riforme. Se non passasse verrebbe meno l’oggetto sociale della maggioranza. E oggi non ho nessuna ragione di pensare che con serietà non si affronti il tema». Le possibili crepe nella maggioranza, però, sono evidenti e le opposizioni provano a soffiare sul fuoco identificando nell’opposizione al ddl Calderoli un’opportunità per l’avvio della costruzione di nuovo asse per il campo largo, anche in vista dei ballottaggi.

Il deputato e responsabile Sud e Coesione della segreteria nazionale Pd, Marco Sarracino, vicinissimo a Elly Schlein, ha attaccato ad alzo zero Calderoli, reo di avere nuovamente trattato con sufficienza le Regioni del Mezzogiorno e le loro comunità. «Ringraziamo il ministro Calderoli per le generose parole di “stima” riguardo le capacità cognitive del Mezzogiorno, che secondo lui non avrebbe capito le potenzialità della sua riforma – ha detto Sarracino - Al Sud, e non solo, abbiamo invece ben compreso gli effetti devastanti che produrrebbe il ddl Calderoli, come è anche testimoniato proprio dalla relazione del servizio di bilancio del Senato. In queste ore emergono però due dati: il primo è rappresentato dall’enorme debolezza dell’impianto della riforma, per cui gli stessi autori, anziché entrare nel merito delle critiche, si concentrano sulla ricerca, a tratti inquietanti, di presunti nemici interni.

Il secondo invece è la totale spaccatura nella maggioranza, che da un lato pratica l’accentramento dei poteri e dell’altro esaspera il principio di autonomia. Il Pd si opporrà con forza nel merito e nel metodo ad una riforma che spacca l’Italia, ingiusta ed antistorica, che amplia i divari, pregiudica la coesione e aumenta le diseguaglianze».

Critiche similari arrivano dal M5s tramite la senatrice Vincenza Aloisio: «La riforma è semplicemente insostenibile e creerà ancora più squilibrio tra Nord e Sud. Basti pensare alle 3 materie più delicate, sanità, scuola e trasporti». Aloisio ha ricordato poi la posizione recentemente assunta dall’Ordine dei medici secondo cui «l’autonomia aumenterà le disuguaglianze nella qualità delle prestazioni e negli accessi alle cure sanitarie. Ma anche Confindustria - aggiunge la senatrice pentastellata - ha preso una posizione netta: secondo il presidente dell’Unione industriali di Napoli, Jannotti Pecci, il provvedimento spaccherà in due il Paese, anche in considerazione della forte sperequazione infrastrutturale e dei trasporti. Tutto ciò in spregio al Pnrr che reca, tra gli altri, l’obiettivo di rimuovere i divari territoriali degli Stati membri».

Del resto è proprio al Sud che il M5s continua a registrare le punte più alte di consenso e riesce ad avviare un maggiore dialogo con il Pd. Le possibili nuove convergenze del centrosinistra, dunque, potrebbero avviarsi proprio dall’opposizione alla trazione leghista del governo con una decisa levata di scudi contro l’autonomia differenziata e contro il decreto Salvini concentrato sul Ponte sullo Stretto che presto sarà al vaglio del Senato.