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IMAGOECONOMICA
Non poteva non cogliere la palla al balzo, Matteo Salvini, della vicenda che vede coinvolta Ilaria Salis, per aprire un altro fronte in maggioranza, sperando di portare a casa un dividendo politico ai danni di Fratelli d'Italia.
È sotto gli occhi di tutti la difficoltà della premier Meloni a gestire l'amico e alleato politico Orban (in trattativa per entrare nell'Ecr, partito dei Conservatori europei guidato dalla stessa Meloni) per l'ennesimo affaire che lo rende incompatibile con l'appartenenza all'Ue. Un imbarazzo che decisamente non riguarda il Capitano: intercettato dai giornalisti (guarda caso a Bruxelles), il leader della Lega ha detto la sua senza risparmiarsi, riguardo alla prolungata detenzione in Ungheria dell'attivista antifascista italiana e delle immagini che l'hanno vista condotta in un'aula di tribunale praticamente incatenata.
E se da una parte il ministro dei Trasporti non ha contestato la necessità, per qualsiasi imputato o detenuto, di un trattamento umano e di un giusto processo, dall'altra ha puntato l'indice sul profilo politico della Salis e su alcuni sui presunti precedenti, che hanno visto la sua storia incrociarsi con quella del Carroccio. "È fondamentale" ha affermato Salvini, "chiedere condizioni di detenzione civili, umane, rispettose e un giusto processo". Allo stesso tempo, però, l'ex-ministro dell'Interno ha aggiunto di sperare che "si dimostri innocente perché qualora fosse ritenuta colpevole di atti di violenza imputabili a un insegnante elementare che gestisce il presente e il futuro di bimbi di sei, sette, otto anni sarebbero assolutamente gravi". "Il fatto che poi sia processo anche in Italia per altri episodi di violenza e altre aggressioni", ha proseguito Salvini, "sicuramente è spiacevole. Però le catene in un tribunale non si possono vedere, quindi bene fa il governo italiano a chiedere il rispetto dei diritti di colei che è presunta innocente fino a prova contraria. Poi, da sinistra, chi invoca l'indipendenza della magistratura in Italia ovviamente immagino abbia lo stesso rispetto per le magistrature di altri paesi europei". Poi, l'ex-ministro dell'Interno ha rincarato la dose sui social: "Mi permetto di dire che non sarei felice se Salis fosse l’insegnante di mia figlia…"
Parallelamente, in una nota ufficiale del Carroccio arrivava l'affondo per l'attivista detenuta a Budapest, che nel giro di poche ore suscitava le reazioni critiche dell'opposizione e dei legali della ragazza: "Il suo caso offre la possibilità di riflettere sull'atteggiamento di un Paese membro dell'Ue, ma non solo". "Il 18 febbraio 2017, a Monza", continua la nota, "un gazebo della Lega veniva assaltato da decine di violenti dei centri sociali, e le due ragazze presenti attaccate con insulti e sputi da un nutrito gruppo di facinorosi. Per quei fatti Ilaria Salis è finita a processo, riconosciuta dalle militanti della Lega. Auspichiamo che la donna, di professione insegnante e definita dai sempre attenti giornali italiani 'un'idealista', possa dimostrarsi innocente in tutti i procedimenti che la riguardano". "Il legittimo esercizio del dissenso", conclude la nota, "non può mai sfociare in episodi di violenza, soprattutto se particolarmente odiosi come quelli messi in atto contro giovani indifese aggredite da un branco come successo a Monza".
E che l'intenzione di Salvini sia quella di tenere alta la tensione anche su questo caso, è dimostrato anche dalla replica che i legali di via Bellerio hanno dato a quelli della ragazza, quando questi ultimi hanno fatto presente che Salis era stata assolta per la storia dell'aggressione al gazebo leghista. "L'avvocato Roberto Zingari", hanno sottolineato dal quartier generale leghista, "assiste una delle militanti della Lega aggredite e insultate a Monza nel 2017: è determinato a promuovere azioni e a utilizzare tutti gli strumenti di legge per fare piena luce su quell'episodio di gravissima violenza politica. L'aggressione fisica, gli insulti e gli sputi contro una ragazza", conclude la nota, "non possono restare impuniti".
Ricalcando lo "schema Vanacci", in casa Lega il ruolo di centravanti di sfondamento lo ha ricoperto il numero due Andrea Crippa, il quale non si è mostrato impietosito dalla scena delle catene, affermando che "l'Ungheria tratta i carcerati nella maniera in cui li vuole trattare". Nella delegazione governativa del partito, però, c'è anche chi non è disposto ad arretrare sul garantismo, usando toni ben diversi da quelli di Salvini e Crippa. Si tratta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, che in commissione a Montecitorio ha fatto sapere che via Arenula chiederà che Salis sconti l'eventuale condanna ai domiciliari in Italia. Non solo: Ostellari ha definito incompatibili con gli standard Ue le condizioni di detenzione della Salis in Ungheria e ha informato i parlamentari dell'avvenuta segnalazione del caso, da parte del Garante dei detenuti, al Comitato per la prevenzione della tortura presso il Consiglio d'Europa.