L’agenda del Pd? «La dettano Scarpinato e Travaglio». Parola di Raffaella Paita, senatrice di Italia Viva, pronta a giurare che le riforme garantiste annunciate dal ministro della Giustizia Carlo Nordio saranno appoggiate in toto dal partito di Matteo Renzi. Che non ha alcun dubbio sulle intenzioni del Guardasigilli, mentre si fida un po’ meno di Giorgia Meloni: «Il giustizialismo è appannaggio della destra da cui proviene - spiega al Dubbio -. L’abuso del diritto penale è stata la caratteristica di questa maggioranza fin dal suo insediamento. Questo mi preoccupa non poco». E a chi li accusa di essere la stampella del governo risponde piccata: sul voto per la presidenza della Commissione Antimafia Pd e 5S hanno abbandonato l’aula, salvo ottenere vicepresidenti e segretario. «Noi del Terzo Polo siamo rimasti in aula, non abbiamo votato Colosimo e non abbiamo avuto incarichi. Chi è la stampella di chi?».

Sembra raggiunto l'accordo in maggioranza per abrogare l'abuso d'ufficio. È la soluzione giusta? L’abuso d’ufficio è una norma che, per troppo tempo, è stata un cappio al collo degli amministratori e dei sindaci: quindi sì, ritengo che sia la decisione giusta. Con questa spada di Damocle sopra la testa, troppi scelgono di non decidere e potenziali ottimi sindaci rinunciano a candidarsi per timore di un’inchiesta. Per non parlare dei tanti amministratori indagati e costretti a subire infiniti processi, conditi da gogna mediatica, da innocenti.

Il ministro ha annunciato una riforma complessiva dei reati contro la Pa: cosa serve agli amministratori in questo momento?

Agli amministratori serve poter svolgere il loro lavoro rispettando la legge, certo, ma senza timore di inchieste ingiuste. Serve certezza del diritto. Reati come l’abuso d’ufficio per come sono concepiti violano proprio questo sacrosanto principio dell’ordinamento. Prenda ora il caso dell’alluvione in Emilia Romagna: mi auguro di no, ma per esperienza personale (sono stata processata per 5 lunghi anni e poi assolta per i fatti riguardanti l’alluvione di Genova) ho il timore che bravi amministratori possano essere ingiustamente indagati. Giusto fare accertamenti, lo si deve a chi ha perso tutto, ma sulla base di elementi solidi, di leggi chiare. Non si può processare un sindaco che si è dedicato alla sua comunità in un momento così duro sulla base del sospetto e di una norma così fumosa. Io credo per esempio che le responsabilità in certi casi siano più politiche che giudiziarie: la cancellazione di Italia Sicura, l'unità di missione contro il dissesto idrogeologico voluta dal governo Renzi, da parte di Giuseppe Conte ne è un esempio, così come il condono a Ischia che varò il suo governo gialloverde.

In tanti - per ultimo il procuratore nazionale antimafia Melillo - lanciano allarmi sul rischio di diventare "fuorilegge” rispetto alla normativa internazionale o il rischio di una riespansione dell'azione dei pm, che potrebbero indagare gli amministratori per reati più gravi. Come si risolvono questi problemi?

Massimo rispetto per le opinioni di Melillo e di tanti suoi colleghi ma noto che ogni volta che viene annunciata una riforma, un pezzo della magistratura si solleva paventando rischi e catastrofi: penso alla separazione delle carriere, tanto per dirne una. Prima di tutto vorrei capire quali sarebbero queste normative: ce le indicassero con precisione argomentando, magari ne potremmo discutere. Quanto al rischio della riespansione dell’azione del pm, parliamoci chiaro: il problema dell’abuso d’ufficio risiede nella sua indeterminatezza. Inoltre, indagini su reati come il peculato necessitano almeno sulla carta di una base indiziaria adeguata, indagini sull’abuso d’ufficio al contrario, data la fumosità della norma, possono essere aperte sul nulla. Scommette che dopo l’intervento di Nordio il numero dei rinvii a giudizio nei confronti degli amministratori diminuirà sensibilmente?

Pd, M5S e Avs hanno già dichiarato di opporsi a queste riforme: come giudica l'atteggiamento delle opposizioni? E cosa farà il Terzo Polo?

Il Pd è ormai al traino del Movimento 5 Stelle. Non posso dire che sia diventato un partito di estrema sinistra perché il garantismo un tempo era nel dna della sinistra. È semplicemente votato al populismo. L’agenda giustizia del Pd ormai la dettano Roberto Scarpinato e Marco Travaglio. Italia Viva sosterrà la riforma, voteremo ogni riforma in senso garantista che il governo presenterà, abbiamo piena fiducia nell’operato del ministro della Giustizia Carlo Nordio e per quanto riguarda il terzo polo si è presentato con un programma garantista che deve essere il nostro faro.

Da cosa crede derivi il giustizialismo della sinistra?

Ha una radice storica. Di fronte a Mani Pulite, il giustizialismo dette un’identità a una grossa fetta di Pci. Poi arrivò Silvio Berlusconi e alcune forze politiche pensarono di poter usare le vicende giudiziarie per sconfiggerlo laddove non si riusciva nelle urne. Ma nel dna della sinistra non c’è il giustizialismo. In Italia si è creato un unicum. E il giustizialismo ha attraversato destra e sinistra. Se lo ricorda il cappio? Poi il giustizialismo negli altri Paesi è appannaggio più della destra che della sinistra.

Allo studio ci sono anche riforme che riguardano le intercettazioni, le misure cautelari e l'avviso di garanzia. Quali sono i correttivi da fare, secondo voi, rispetto alla normativa vigente?

Quanto alle intercettazioni, io mi accontenterei che la magistratura rispettasse la legge. Che in troppi casi viene elusa. C’è senz’altro bisogno tuttavia di una riforma: l’abuso delle intercettazioni (e la successiva pubblicazione sui giornali) sono un serio problema per la nostra giustizia. Le misure cautelari stesse necessitano di essere riviste: troppe volte innocenti finiscono in carcere a causa dell’abuso della carcerazione preventiva. Quanto al tema dell’avviso di garanzia, condivido Nordio quando dice che da strumento di garanzia è diventato strumento di gogna. Serve maggiore segretezza e rispetto delle persone.

Meloni e Nordio avranno il coraggio di fare riforme realmente garantiste?

Non ho dubbi sulla volontà e la preparazione del Guardasigilli. Al contrario ne ho sulla volontà di Giorgia Meloni: il giustizialismo è appannaggio della destra da cui proviene. L’abuso del diritto penale è stata la caratteristica di questa maggioranza fin dal suo insediamento. Questo mi preoccupa non poco.

Più di una volta siete stati definiti "stampella” del governo. È così?

Siamo saldamente all’opposizione del governo, solo che noi facciamo opposizione nell’interesse del Paese, non per piantare bandierine. Chi ci accusa, come Pd e 5 stelle, sono poi gli stessi che trattano sottobanco per le poltrone. Prenda il caso della Commissione Antimafia: Pd e 5 Stelle hanno tuonato contro la scelta di Meloni di indicare Colosimo come presidente, abbandonando l’aula. Poi, hanno ottenuto vicepresidenti e segretario. Noi del Terzo Polo siamo rimasti in aula, non abbiamo votato Colosimo e non abbiamo avuto incarichi. Chi è la stampella di chi?