Il feretro avvolto nella bandiera Tricolore varca l’ingresso di Montecitorio, Clio lo attende, giusto dopo il portone. I «grazie Presidente» che arrivano dalla piazza. Il «nonno» ma anche il «grande statista» ricordato in Aula. Le bandiere abbrunate di Italia e Ue in Transatlantico. Lacrime e applausi. E silenzi. Tanti e lunghi silenzi.

La Camera ospita in un’atmosfera sospesa, e per la prima volta nella storia, un funerale. Laico, ovviamente, e di Stato. Sono alcuni flash dell’addio a Giorgio Napolitano. In un silenzio, irreale, per quasi un’ora, a Montecitorio si riuniscono deputati, senatore, ministri, ex parlamentari, insieme a Capi di Stato e di governo stranieri e a rappresentanti della società civile, per rendere omaggio al Presidente emerito della Repubblica che prima del Colle fu anche presidente della Camera (dal giugno 1992 all’aprile 1994). Una quiete a tratti quasi mistica per il primo ex Pci al Quirinale. Scranni tutti occupati e nelle tribune di ospiti e stampa spuntano i binocoli per cogliere i dettagli. Gli ospiti arrivano per tempo e alla spicciolata. Tra le prime, la partigiana Iole Mancini.

I parlamentari - in ordine sparso - prendono posto nella parte alta dell’Assemblea mentre i primi banchi sono riservati agli ospiti. L’attesa delle commemorazioni scorre tra strette di mano e capannelli. Mario Draghi si intrattiene con Elly Schlein per qualche minuto. Romano Prodi conversa con Massimo D’Alema, Giuseppe Conte, e Mario Monti. L’assemblea è un alveare dai toni morbidi. Ma il brusio si interrompe di colpo con le prime immagini trasmesse dai due maxi schermi, quelli che di solito mostrano - fino a prima del loro restyling solo quello - l’esito delle votazioni parlamentari, del feretro di “Re Giorgio” che lascia il Senato, fino all’arrivo del carro funebre in piazza Montecitorio. L’inno di Mameli. Tutti in piedi.

La Camera non fiata e segue ogni attimo delle celebrazioni, un ’unicum’ per la storia del Palazzo, un precedente per cronisti e chi si occupa di Cerimoniale. La bara - scortata dai Corazzieri - entra a Montecitorio, seguita dallo sguardo di Clio Maria Bittoni («sono un monogamo incallito» diceva di sè il marito) e sfila davanti alle autorità. Schierati in Transatlantico, ecco Mattarella, La Russa, Fontana, Sciarra, ma anche Macron, Steinmeier, Hollande, per dirne solo alcuni. Poi l’omaggio al feretro nella Sala dei Ministri da parte del Capo dello Stato: la stretta di mano alla moglie e ai figli. E ancora silenzio nell’Aula, che attende in piedi mezz’ora. Il Presidente della Repubblica prende posto al centro della fila di poltrone disposte a ferro di cavallo davanti ai banchi del governo. Al suo fianco la moglie di Napolitano e i Presidenti di Germania e Italia. La premier Meloni è già seduta tra i due vicepremier, Salvini e Tajani, insieme alla squadra di governo praticamente al completo.

Il funerale di Stato dal cerimoniale “rigido” stempera la tensione con i toni meno formali e ovviamente più partecipati quando prendono la parola Giulio e Sofia May, figlio e nipote di Napolitano. Il lungo silenzio così viene spezzato dai primi applausi. «Era un nonno formidabile, sempre presente», si ferma la nipote Sofia tra le lacrime per poi proseguire, incoraggiata dal fratello Simone con una mano sulla spalla. «Scrisse di sè: ho sostenuto buone battaglie e cause sbagliate», un passaggio dell’intervento del figlio. Uno squillo del cellulare di un ospite distratto e l’arrivo in ritardo di Matteo Renzi, di ritorno dagli Stati Uniti, sono stati gli unici, per quanto minimi, fuori programma. Dopo gli interventi istituzionali dei presidenti di Camera e Senato, Fontana e La Russa, e quelli della famiglia,

Napolitano è stato ricordato da Anna Finocchiaro, Gianni Letta, Paolo Gentiloni, il cardinale Gianfranco Ravasi e Giuliano Amato. Familiari e compagni di viaggio - nella vita e nel percorso nelle istituzioni - che tracciano, ciascuno per la sua parte, un ritratto sia della dimensione pubblica e sia di quella privata: un «grande statista italiano ed europeo» ma anche un «nonno formidabile e pieno di attenzione». Capace di unire «lo slancio ideale al realismo politico». Poi un compagno di penna da “temere” soprattutto quando la sua scrittura era più «obliqua o puntuta» del solito, per citare alcune delle pagine che ciascuno trae dal proprio diario. Pagine dense di vita e di emozione, come quella che Anna Finocchiaro non trattiene mentre riesce comunque a dire che

Napolitano «ha speso sua vita per l’Italia e a essa appartiene la sua memoria». Fine della commemorazione con altri applausi ad accompagnare la signora Clio e Mattarella all’uscita dell’Aula. Il feretro del Presidente emerito esce dal Palazzo di Montecitorio sulle note dell’inno nazionale. Ancora applausi, e «grazie Presidente», arrivano dai cittadini in attesa in piazza, davanti al maxischermo. La salma riposerà al Cimitero Acattolico della capitale. Alla Camera si spengono i maxischermi. I parlamentari si spostano come di consueto in Transatlantico, circondati come altrettanto è consuetudine dai giornalisti. Montecitorio torna “nei ranghi” dopo l’ennnesima giornata particolare. Stavolta destinata a entrare nell’archivio per la sua assoluta tipicità.