Più che la Germania, dove secondo lui «ha vinto comunque Angela Merkel», lo snodo vero della politica italiana per Silvio Berlusconi molto più realisticamente è la Sicilia. Le elezioni di novembre prima di tutto. Aspetterà, dunque, queste prima di prendere davvero le misure per il tipo di rapporto da avere con il leader leghista Matteo Salvini. Più che mai convinto ad andare avanti nel solco della “svolta” di Fiuggi, benedetta dal Ppe alla convention del presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, confortato dal sondaggio Ipsos che con oltre il 16 per cento dà Forza Italia un punto sopra alla Lega, convinto al tempo stesso che il risultato tedesco sfavorevole alle larghe intese in Germania non può essere automaticamente applicato all’Italia, Il Cav intende tenersi le mani libere per tutti i tavoli di gioco. Compreso ovviamente il rilancio del centrodestra. Ma su una cosa è determinato: lui e solo lui con Forza Italia dovrà essere centrale in uno schema o in un altro. E però il voto siciliano sarà determinante. Bisognerà vedere se il centrodestra vincerà e come vincerà. E soprattutto quanto prenderà Fi. Quanto alla legge elettorale, il Rosatellum bis, che a breve dovrà es- sere discussa a Montecitorio, Berlusconi ha deciso di stare a guardare. Fi non si opporrà ma il Cav, che ovviamente non vuole consentire a Renzi di lasciarlo con in mano il cerino dell’accusa di essere stato lui ad affossare l’ultimo tentativo di riforma, viene descritto come molto scettico che il tentativo andrà in porto. «Pronti come sono - dicono alcuni azzurri - a entrare in azione i soliti franchi tiratori dentro il Pd». Che però a loro volta naturalmente appuntano lo stesso sospetto su eventuali franchi tiratori di Fi.

Comunque sia, l’unica cosa che trova Berlusconi d’accordo con Salvini è il no al listone unico previsto dal Consultellum, nel caso il Rosatellum bis naufragasse. Ma sembra in quel caso Berlusconi sia d’accordo con l’ipotesi preferita da Gianni Letta, fortemente contrario al Rosatellum per i rischi di “salvinizzazione”, e cioè il Consultellum, senza però listone unico. Insomma, ognuno per sé e poi si vedrà. Non solo Letta ma tutta l’ala sudista di Fi è contraria alla riforma. Nunzia De Girolamo, big azzurra del Sud, ieri alla riunione del gruppo a Montecitorio è stata perentoria: «Con i collegi uninominali del Rosatellum al Nord premiamo Salvini e al Sud scompariamo noi perché coalizione non c’è». Ma c’è dentro Fi l’ala filoleghista.

Berlusconi sarebbe furibondo per il selfie che ha ritratto alla festa di Atreju il capogruppo azzurro al Senato Paolo Romani oltre che il solito Giovanni Toti, con Giorgia Meloni in una foto un po’ idilliacca con Salvini. I rapporti con il governatore ligure, attaccato come «illiberale che si deve iscrivere alla Lega» anche da Stefano Parisi, leader di Energie per l’Italia, sono dati ai minimi termini. Così come quelli del Cav con Salvini. Anche se quest’ultimo ha pronosticato che con Berlusconi si rivedrà. «Se continua così, Silvio ce lo manda davvero», sbotta un fedelissimo berlusconiano. Salvini ha esultato per l’ affermazione dell’Afd e la cosa non è stata vista male dall’azzurro Toti. Ma Berlusconi sta «con i piedi per terra» in Italia. E ora sembra che più che Salvini una novità ora lo preoccupi: «La svolta contro i populismi, apparentemente moderata del capo dei Cinque Stelle Di Maio. E’ insidiosa, che rischia di prenderci qualche voto», dicono dalle parti di Arcore. Dove il Cav «vede molto oltre, rispetto alla solita polemica con Salvini».