È polemica aperta tra Libera e la Lega di Matteo Salvini. Al centro dello scontro la realizzazione del ponte sullo Stretto che, da mesi, anima il dibattito politico e che per il governo Meloni è divenuto una infrastruttura fondamentale per il Sud e il Paese.

Il fondatore di Libera è stato lapidario ribadendo un lietmotiv che riecheggia da sempre tra Reggio Calabria e Messina: «Attenzione ha detto il fondatore di Libera a margine di una iniziativa svolta in provincia di Reggio - c’è il rischio, poi si dovrà lottare sia ben chiaro, che il Ponte sullo stretto non unirà due coste, ma due cosche sicuramente sì». E, a tal proposito, don Ciotti ha parlato di «politica smemorata» che non ricorda il recente passato e gli investimenti evaporati senza che la faraonica opera vedesse mai posta neanche la prima pietra. Così come ha insistito sullo stato carente delle infrastrutture viarie e ferroviarie di Sicilia e Calabria che potrebbero far diventare il ponte una cattedrale nel deserto, come hanno ammonito diversi esperti del settore durante le audizioni nelle Commissioni parlamentari.

Le parole di don Ciotti hanno provocato un putiferio all’interno della Lega che dall’ampolla di Pontida è passata al Ponte sullo Stretto con lo stesso entusiasmo, proprio per riconquistare consenso al Sud che alle ultime politiche è stato molto avaro con il Carroccio dopo i fasti del passato. A rispondere per le rime al fondatore di Libera è stato il deputato calabrese  Domenico Furgiuele. «Don Ciotti, parlando di Ponte che unirà “due cosche” e non solo due coste, vorrebbe attaccare l’opera voluta dal vicepremier e ministro Matteo Salvini, ma, nella realtà, offende tutti i meridionali dando loro, implicitamente, dei criminali fino a prova contraria».

Furgiuele, dunque, difendendo le scelte del suo partito, si è a modo suo schierato per l’innovazione del dibattito politico provando a spostare l’attenzione sul solito copione che vuole le opere pubbliche realizzate nel Meridione come facilmente penetrabili dalle infiltrazioni criminali. «Serve - ha detto ancora Furgiuele - una nuova narrazione: i cittadini del Sud sono stanchi di quel vecchio stereotipo offensivo, usurato da una certa politica militante, che li vorrebbe tutti mafiosi fino a prova contraria. La stragrande maggioranza, invece, è fatta di brave persone che non vogliono essere soggiogate dalla minoranza del malaffare».

E poi una stoccata ancora più diretta all’associazionismo e al centrosinistra che avrebbero bloccato il progresso del Sud che adesso starebbe nelle mani della Lega in una sorta di eterogenesi dei fini. «E non ci risulta - ha concluso il deputato leghista - che la malavita sia stata sconfitta con le tanto variopinte marce della sinistra. Così come non saranno le polemiche ad hoc e gli insulti del presidente di Libera a bloccare il futuro del Sud Italia. I giovani non torneranno in Calabria e Sicilia con le dispute sul nulla, ma con azioni concrete e investimenti reali sul territorio.

Il Mezzogiorno è prima di tutto natura, storia e cultura. La Lega sarà sempre per la sua valorizzazione e il suo progresso».

Ad accompagnare la polemica politica, proprio in questi giorni, l’attenzione davanti a presunti interessi militari da parte della Nato per la realizzazione dell’infrastruttura al fine di rendere più facili gli spostamenti dei mezzi militari. Ed è tornata così di attualità una parte della relazione del governo Meloni, presentata il 31 marzo scorso in accompagnamento al decreto per la realizzazione del ponte, in cui veniva specificato come «il ponte sullo Stretto costituisce un’infrastruttura fondamentale rispetto alla mobilità militare, tenuto conto della presenza di basi militari Nato nell’Italia meridionale».

Anche questa una componente che potrebbe spiegare l’apertura della premier Meloni e di Fdi alla realizzazione dell’opera che potrebbe maggiormente accreditare l’esecutivo in Europa.

Interessi militari, inadeguatezza delle infrastrutture esistenti e costo dell’opera lievitato fino a 13,5 miliardi sono, invece, tra gli elementi che hanno provocato l’ultima manifestazione di protesta di Legambiente e dalla sua Goletta Verde che, dalle acque dello Stretto di Messina, appena qualche giorno fa, ha ribadito il suo no al ponte e stilato un lungo elenco di priorità per mettere la rete ferroviaria e stradale di Sicilia e Calabria in condizioni di efficienza pari a quelle delle Regioni settentrionali.

Il grande assente dal dibattito, ad eccezione di qualche sparuta presa di distanza senza troppe energie, è il Pd di Elly Schlein che pare volere evitare completamente questo terreno di gioco.