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Ignazio La Russa, presidente del Senato
"Capisco che non l'ho detto in maniera chiara, e no, non lo rifarei, soprattutto perché non sono stato bravo a far comprendere che non c'era nessun attacco alla ragazza, e difatti da quel momento" mio figlio "ha avuto i suoi difensori e tocca a loro". Passo indietro del presidente del Senato, Ignazio La Russa, dopo le polemiche che lo hanno travolto per la vicenda del figlio Leonardo Apache, accusato di violenza sessuale da parte di un’ex compagna di scuola.
Incontrando la stampa parlamentare alla cerimonia del Ventaglio, La Russa risponde a una domanda del presidente dell'Associazione stampa parlamentare, Adalberto Signore: "Se rifarei la dichiarazione? La domanda è posta in maniera intelligente - ha premesso La Russa -, non entra nel merito della mia convinzione di padre, che è quella di credere a mio figlio. Se lo renderei pubblico? Ho detto mezz'ora dopo, quando ho visto una dichiarazione della signora Schlein che leggeva quella mia dichiarazione come se fosse rivolta alla ragazza, che non ho inteso attaccare la ragazza. Poi non sono intervenuto oltre".
Tre in particolare le affermazioni del presidente del Senato che hanno scatenato la bufera, sollevando sia l’ira delle opposizioni che delle femministe di Non una di Meno Milano, le quali hanno protestato in difesa della ragazza con dei manifesti affissi in vari punti della città. Sia sotto casa dello studio legale dalla famiglia La Russa, sia nei pressi della discoteca dove la ragazza avrebbe incontrato Leonardo Apache. «Lascia oggettivamente molti dubbi il racconto di una ragazza che, per sua stessa ammissione, aveva consumato cocaina prima di incontrare mio figlio», recita una delle dichiarazioni del presidente del Senato. E ancora: «Lascia molti interrogativi una denuncia presentata dopo quaranta giorni…»; «dopo averlo a lungo interrogato, ho la certezza che mio figlio Leonardo non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante». Parole di un padre, sottolineano colleghi del centrodestra. Ma soprattutto parole pronunciate dalla seconda carica dello Stato, ricorda chi invece legge in quelle affermazioni una inaccettabile vittimizzazione secondaria nei confronti della ragazza che ha denunciato.