Quando ha letto sui giornali la notizia di un presunto finanziamento venezuelano al Movimento 5 Stelle, Giovanni Favia, ex enfant prodige del grillismo poi sbattutto fuori per un fuorionda televisivo, ha fatto un balzo sulla sedia. Gli è tornata subito in mente una strana email ricevuta dall’amabasciata venezuelana parecchio tempo fa, quando ancora era il volto fresco del M5S, il primo eletto in un consiglio regionale della storia pentastellata da ostentare in ogni apparizione pubblica di Beppe Grillo.

Favia, di cosa si è ricordato dunque appena ha letto la notizia del presunto caso venezuelano?

Di un’email ricevuta nel 2010, all'inizio del mio mandato. Funzionari della Repubblica bolivariana del Venezuela si dicevano interessati al mio Movimento e mi chiedevano un incontro per aprire un'interlocuzione con noi.

Ha ancora questa lettera?

Sì, e la mostrerò se e quando sarà necessario.

Rispose alle richieste dell’ambasciata?

Certo, ho spiegato che non ero io il responsabile della politica estera del Movimento. E li ho messi in contatto con i vertici del partito, cioè con Gianoberto Casaleggio. Posso dunque dire senza timore di smentita che almeno nel 2010 il Venezuela si interessò a noi. Questo non dimostra alcun finanziamento, ovviamente, solo che cercarono un contatto.

Dunque parlò con Casaleggio di questa email?

Sì, se non ricordo male gli inoltrai proprio la lettera, sono passati 10 anni. Sono comunque certo di averlo messo al corrente di tutto. Perché non era una cosa normale all'epoca: una potenza straniera stava cercando un canale di comunicazione con noi.

Sa se Casaleggio proseguì questa interlocuzione?

No, non mi fece sapere più niente.

Perché contattarono lei?

All'epoca ero uno dei volti più noti del Movimento, andavo spesso in tv, venivo intervistato dai giornali esteri, ero il primo eletto nelle istituzioni ed ero di casa alla Casaleggio Associati. Contribuivo in maniera attiva all'elaborazione politica del M5S. Ma non è questo il punto, l'elemento rilevante è che il Venezuela riteneva interessante intercettarci. Eravamo una forza anti sistema.

Ma perché puntare su una forza ancora embrionale, senza neanche un parlamentare?

Perché eravamo piccoli ma in crescita esponenziale. In Emilia Romagna avevamo già preso il 7 per cento delle preferenze, a Bologna quasi al 10. Non era folle puntare su un forza del genere, i movimenti si intercettano quando sono in ascesa. In più, in quel periodo Beppe Grillo era molto critico nei confronti dell'atalntismo.

Chi si occupava della politica estera del M5S?

Noi eletti ci occupavamo semplicemente delle 5 stelle, i cinque temi su cui è nato il Movimento. Le linee di indirizzo che esulavano da questi temi le dava il Blog, che all'epoca non era troppo distante da certe posizioni. Ricordo il grande risalto dato alla lettera inviata da Aleida Guevara, la figlia del “Che”, o alle battaglie del popolo Mapuche in Cile. Le idee socialiste provenienti dal Sud America, che ben si sposavano con la lotta alle multinazionali, non erano distanti dal M5S di quel periodo.

Ci sono stati contatti con altre potenze straniere?

Successivamente arrivarono gli Stati Uniti, con l'incontro di Grillo e Casaleggio all'ambasciata americana.

Quell'incontro cambiò le posizioni grilline in politica estera?

Non lo so questo. Ma da un certo punto in poi il Movimento ha cominciato a essere amico di tutti, come faceva Berlusconi, amico di Bush, di Putin, di Erdogan. Mi pare evidente però che l'interlocutore privilegiato dei grillini oggi sia la Cina, e su questo di certo le posizioni sono cambiate, perché Grillo un tempo si scagliava contro le repressioni di Pechino.

Ha visto il presunto documento pubblicato dal giornale spagnolo Abc?

Sì, ma non ho gli strumenti per giudicarlo. Può essere falso come vero. Io parlo di ciò che posso testimoniare con certezza.

Davide Casaleggio ha presentato querela contro Abc e ha chiesto ai pm di allegare il suo esposto al fascicolo aperto in Procura per far luce sul presunto finanziamento illecito. È una dimostrazione di trasparenza?

Certo, ma lui potrebbe anche non essere a conoscenza di alcuni episodi. E non vale nemmeno l'autodifesa del Movimento 5 Stelle tutta concentrata sul fatto che già all'epoca il partito rinunciasse di propria volontà ai soldi pubblici: la notizia riportata da Abc non parla di un finanziamento illecito al M5S, ma di soldi destinati a singole persone. A rinunciare al finanziamento pubblico non era Casaleggio ma il partito