Continuano le "indagini" a carico dell'assessora all'ambiente del Campidoglio, Paola Muraro. Ieri i carabinieri del Noe hanno acquisito documenti in una sede dell'Ama nell'ambito dell'inchiesta della procura di Roma sullo smaltimento dei rifiuti nella capitale, che vede coinvolta proprio Muraro.In particolare, si tratta, secondo quanto si apprende, di alcune relazioni tecniche sul funzionamento degli impianti di Tmb (trattamento meccanico biologico) gestiti da Ama, relazioni alle quali aveva fatto riferimento l'ex presidente dell'azienda, Daniele Fortini, nel corso di un'audizione in commissione Ecomafie.Insomma, la posizione dell'assessora più "chiacchierata" del comune di Roma sembra complicarsi. Sul Corriere della Sera di ieri, Florenza Sarzanini ha "annunciato" nuove grane. La novità starebbe nel fatto che le nuove indagini riguarderebbero non solo le attività passate, quando ancora Muraro lavorava per l' Ama - per 12 anni, prima di entrare in Campidoglio, Muraro è stata consulente dell'Ama con la responsabilità di controllo dei rifiuti in entrata e uscita per gli impianti per il trattamento meccanico biologico dei rifiuti - ma anche quelle "presenti" e in qualità da assessora.«Pochi giorni dopo essere stata nominata in uno dei posti chiave della giunta guidata da Virginia Raggi - spiega Sarzanini - la manager intimò infatti all'Ama di utilizzare un impianto di Manlio Cerroni, il ras dei rifiuti di Roma. Nonostante fosse perfettamente a conoscenza che su quel tritovagliatore di Rocca Cencia era in corso un'inchiesta penale ? e per questo non era stato inserito nel piano Regionale ? cercò di imporre alla dirigenza la riapertura».Sul funzionamento, negli ultimi anni, degli impianti, stanno indagando i carabinieri del Noe che collaborano con il pm Galanti. E il nostro giornale appena qualche giorno fa ha descritto la partita delicatissima che si sta giocando nel Noe.Ai vertici del Noe che oggi sta indagando, infatti, ci sono figure diverse da quelle che guidavano il Nucleo operativo quando Muraro iniziò a lavorare con l'azienda capitolina. Oggi il comando è affidato al generale Sergio Pascali, che fin dal suo insediamento ha introdotto metodi operativi diversi. Nello stesso tempo il marito dell'assessora Muraro, il colonnello Lusito, è ancora nell'Arma, nel reparto della polizia militare, ma sarebbe in una fase di rapporti non sempre distesissimi con le alte gerarchie dei carabinieri. Aspirava al grado di generale che ad oggi non gli è stato riconosciuto. Il quadro insomma è cambiato con il passare degli anni. Non dovrebbe esserci nulla di sorprendente nel fatto che gli investigatori verifichino la posizione di chiunque, anche dell'assessore di una giunta grillina. Di per sé il caso Muraro rientra nell'ordinario. Ma certo è inevitabile che la particolarità della sua condizione, che l'ha vista prima trattata con particolare riguardo dagli esperti del Noe e poi dallo stesso reparto passata ai raggi x come indagata, desta almeno una legittima curiosità.