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Elly Schlein alla ManifestazioneContro il Remigration Summit di varie realtà della sinistra presso San Babila - Milano, 17 Maggio 2025 (Foto Claudio Furlan/Lapresse) Demonstration against the Remigration Summit by various realities of the left at San Babila - Milan, May 17, 2025 (Photo Claudio Furlan/Lapresse)
Basta la cura estrema con la quale sono stati messi a punto tutti i particolari per rivelare quanto la manifestazione di oggi pomeriggio a Roma per Gaza sia considerata delicatassima dagli stessi organizzatori: soprattutto dal Pd, molto meno da M5S e Avs.
L'incubo di Elly è che qualcosa, un'intemperanza dalla platea, una parola di troppo dal palco autorizzi l'accusa di fomentare l'antisemitismo.
Al teatro Parenti di Milano, ieri, Renzi e Calenda hanno innalzato entrambe le bandiere, quella palestinese e quella con la stella di David, hanno invitato sul palco Aviva Siegel, tra gli ostaggi sequestrati da Hamas e poi liberata e il palestinese Hamza Howidy, nemico di Hamas di cui chiede il disarmo. Anche così alla comunità ebraica milanese non è bastato. Figurarsi se oggi a Roma, dove gli organizzatori non hanno voluto le bandiere anche israeliane, dovesse verificarsi qualche fattaccio ambiguo. «L'accusa di non essere netti nel combattere l'antisemitismo è inaccettabile», s'inalbera la segretaria del Pd.
Ma il rischio c'è, lei lo sa e per questo ha fissato pallet molto rigidi. C'è stato un movimento condiviso dalle forze del centrosinistra. La piattaforma della manifestazione deve tenersi nei confini di quella piattaforma: «Sta a noi che abbiamo convocato la mobilitazione saperla gestire e proteggerla dalle strumentalizzazioni». È un avvertimento alle altre due forze che hanno convocato il corteo, da piazza Vittorio a piazza San Giovanni, quello che si chiede quando si prevede una presenza di massa: 100mila persone secondo le previsioni più caute, gli organizzatori puntano al doppio.
Il monitor fra le righe del leader del Pd si spiega facilmente. Fosse per loro, Avs e M5S sarebbero meno occhiuti e rigidi. Perché i loro elettorati sono molto più radicali in particolare in materia di schieramento a fianco dei palestinesi e anzi se qualcosa i leader temono è casomai il contrario, essere considerati non abbastanza radicali. L'Associazione degli studenti palestinesi, del resto, ha scelto di disertare la dimostrazione e la ha anche duramente criticata in un lungo comunicato proprio perché non abbastanza netta. Trovano esagerata la condanna della strage del 7 ottobre.
Vogliono che ci si schieri per una Palestina 'dal fiume al mare', cioè per la scomparsa di Israele. Un sunto esaustivo di tutto quel che Elly Schlein vuole non sia neppure in minimissima misura presente oggi in piazza san Giovanni. La lista degli oratori, dal palco
di piazza san Giovanni, non è ancora completa. I quattro leader parleranno tutti e per non far torto a nessuno e l'ordine sarà rigorosamente alfabetico: Bonelli per i Verdi, Conte per i 5S, Fratoianni a nome di Sinistra italiana e ultima della lista, ma solo perché così ha deciso l'alfabeto, la leader del partito più forte, Schlein. Lei la parola “genocidio”, quella più incriminata e considerata sospetta di latente antisemitismo, non l'ha mai pronunciata, puntando invece suun molto più preciso «pulizia etnica». Una parte del suo partito sarà in piazza anche oggi, ma dopo aver aderito anche ieri a quella dei centristi. Non gradirebbe l'uso del termine comprensibilmente considerato un'offesa molto grave dalle comunità ebraiche. Gli altri leader del partito invece quella parola l'adoperano a man bassa da mesi e si vedrà oggi sul palco se onoreranno l'accordo che la vorrebbe messa al bando.
Ma una cosa sono i segretari, tutt'altra gli altri oratori. Quelli che si riteneva impossibile tenere a freno sono stati cassati: Francesca Albanese, che è relatrice Onu sulla Palestina ma è anche una pasdaran, Moni Ovadia. Ci saranno invece Gad Lerner, Luisa Morgantini e Rula Jebreal. La giornalista palestinese per la verità ha appena scritto un libro che si chiama appunto Genocidio e ha un carattere piuttosto fiammeggiante. Tenerla a freno non sarà facile. E ci sarà con un messaggio video anche la storica Anna Foa, molto critica con il governo Netanyahu ma certo non sospetta di antisemitismo o di ostilità preconcetta nei confronti di Israele.
Più che il palco il problema è però la piazza. Il ministro Piantedosi è tranquillo anche se per ogni evenienza ha disposto una massiccia presenza delle forze dell'ordine.
Ma a vigilare, in questo caso anche rigidamente, saranno gli stessi partiti organizzatori, consapevoli di quale disastro politico potrebbe verificarsi oggi pomeriggio. Un margine di rischio in questi casi c'è sempre ma stavolta molto ridotto. Eppure la linea di confine per la segretaria del Pd è più sottile e sfumata: una manifestazione durissima con le politiche del governo israeliano ma non nemica di Israele e della sua esistenza. Sembra un obiettivo facilmente raggiungibile. Nella situazione dati non lo è.