Seppur ancora dolorante per le ferite dell’ intervento a cuore aperto, Silvio Berlusconi però è riuscito almeno a rimarginare la “ferita” politica che si era aperta, in sua assenza, nel partito. Venerdì scorso al vertice di Arcore con lo stato maggiore di FI si è preso la soddisfazione di farsi dire anche dai colonnelli più recalcitranti del cosiddetto fronte del Nord, capeggiati da Giovanni Toti: «Silvio, tu e solo tu sei il nostro leader».Parole suonate musica alle orecchie del Cav che agli astanti avrebbe confidato: «Mamma mia, che dolore ancora allo sterno.. ». E’ bastato agitare la “clava”- Parisi per rimettere a posto le cose e stoppare desideri giudicati “prematuri”.Ora tutti si affrettano, a cominciare da Toti e da Mariastella Gelmini (che si era già smarcata dal governatore ligure nei giorni scorsi), a sottolineare che Stefano Parisi comunque è «un’ottima risorsa» per il partito. Due sono gli snodi decisivi che decideranno i giochi azzurri, il cui boccino è stato ripreso in mano dal Cav, e di riflesso quelli del centrodestra: l’esito del referendum costituzionale, con successivo cambiamento, se ci sarà, della legge elettorale, e soprattutto il verdetto, atteso per marzo, da Strasburgo sul ricorso di Berlusconi contro la sua ineleggibilità. Se dovesse esserci un parere positivo è già chiaro che «Berlusconi si ricandiderà. Per novembre è atteso a Strasburgo anche il parere del governo italiano», prevede con Il Dubbio una fonte azzurra di rango. Ora qualcuno potrebbe riparlare di possibili nuovi patti del Nazareno, ma le cose non sembrano stare così. La stessa fonte osserva: «E’ chiaro che Renzi avrà tutto l’interesse ad avere un competitor che non siano i Cinque Stelle, ma questa è altra faccenda, e comunque la road map di FI è chiara: Berlusconi vuole che il no vinca al referendum per poi andare a un governo di scopo e cambiare la legge elettorale e trattare da posizioni di forza, cosa che avverrebbe anche se Renzi dovesse vincere di stretta misura».Quanto a Parisi, Berlusconi dovrebbe vederlo molto presto per chiedergli di dare una mano soprattutto sul piano organizzativo. Parisi da top manager viene descritto dalle cronache come l’uomo perfetto per svolgere la “due diligence” (controllo dei conti) e non solo sui territori. Ma il problema è se l’ex candidato sindaco a Milano accetterà. Dalle interviste finora rilasciate emerge che lui ambirebbe a un ruolo prevalentemente politico. Cosa che, narra chi conosce le regole della casa azzurra, avrebbe lasciato un po’ perplesso lo stesso Cav. Insomma, Parisi sarebbe andato un po’ troppo oltre rispetto all’invito che gli sarebbe stato fatto di riportare un po’d’ordine in un partito in fibrillazione. Anche il fatto che Parisi lo abbia un po’ improvvidamente liquidato nel ruolo di “fondatore”, non sarebbe stato gradito molto dall’ex premier. Ma tutto questo e altro verrà chiarito preso in un faccia a faccia che precederà il nuovo vertice dello stato maggiore azzurro convocato a Arcore per il prossimo venerdì.Intanto, Berlusconi si è rimesso al centro dei giochi. Angelino Alfano ha ripreso a corteggiarlo, ipotizzando una nuova alleanza che però escluda “i populisti” Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Che a Berlusconi si debba guardare con attenzione, lo avevano già fatto notare in una riunione del gruppo di Ncd Fabrizio Cicchitto e il vicecaporuppo a Montecitorio Sergio Pizzolante. Lo stesso Pizzolante a Il Dubbio spiega: «Si apre uno scenario nuovo, dopo il mancato sfondamento a Milano di Salvini. Se si vuole esprimere una grande area di centro non si può non guardare a tutte quelle forze che in Europa fanno riferimento al Ppe e sono opposte ai populismi». L’operazione quindi che «non potrà prescindere certo da Forza Italia, tanto più se verrà fatta una legge in senso proporzionale», chiosa Pizzolante. Il proporzionale con sbarramento non sarebbe scartato neppure dal Cav.Ma un conto ora sono i problemi di Ncd e del suo leader obbligato, da politico navigato quale è, a giocare su due tavoli (quello del governo e quello di una nuova alleanza con FI se il premier perderà il referendum) e un altro è la road map berlusconiana. Per la quale, l’alleanza con Salvini resta imprescindibile. Lo dice chiaramente il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri e lo avrebbe detto ai suoi lo stesso Berlusconi in privato: «Alfano se vuol dialogare con noi esca dal governo». Anche se tutti, a cominciare dai diretti interessati, sanno che queste sono solo parole di rito, perché nessuno al momento ha interesse ad andare a elezioni anticipate. Seppur di rito, comunque sono parole che contengono un messaggio politico ad Alfano: non sarai tu il capo dei nuovi moderati. Ma intanto c’è un altro tavolo sul quale il leader di Ncd e ministro dell’Interno starebbe oculatamente giocando: quello delle elezioni in Sicilia previste per il prossimo anno. Lì in lizza per fare il presidente già vengono dati Renato Schifani, in riavvicinamento con Arcore, e il coordinatore azzurro Gianfranco Micciché. Che però potrebbero trovarsi alla fine anche un terzo incomodo di calibro: «Lo stesso Alfano se le cose dovessero a Roma un giorno mettersi male», fanno notare maliziosamente a Il Dubbio fonti azzurre.