Mi ha colpito che il Corriere della Sera abbia dedicato una pagina al leader laburista Jeremy Corbyn dopo che tutti i sondaggi britannici prevedono una sua netta vittoria alle prossime elezioni legislative. Una previsione avallata dall’Economist che ha stampato la sua prima pagina con una foto dello stesso Corbyn sulla soglia di Downing Street, la sede del premier del Regno Unito. Se penso alle corrispondenze da Londra che ancora poco tempo fa leggevamo su Il Corriere, a proposito di Corbyn (ma non solo sul Corriere), descritto come un estremista velleitario, lontano mille miglia dalle porte del governo, c’è da riflettere sulla superficialità e anche sulla tendenziosità di tanti commentatori.

Accortamente, il giornale in questione con il suo inviato, Luigi Ippolito, ha fornito un resoconto più realistico e meno propagandistico del congresso laburista, conclusosi a Londra, e delle posizioni di Corbyn. La pagina del quotidiano è corredata da un’intervista al grande regista inglese Ken Loach, vecchio e affettuoso sostenitore di Corbyn anche negli anni in cui era minoranza nel Labour, ma stava dentro il partito. Corbyn non ha mai, dico mai, pensato ad una scissione, anche nei momenti in cui Tony Blair, che governò per dodici anni, compì atti fortemente contrastati, come la guerra in Iraq al seguito delle menzogne del presidente americano Bush.

Una lezione, questa, che nella sinistra italiana non si è mai voluta capire e si continua a non capire. Ed è anche un avvertimento a chi in Europa ( e spesso nel nostro Paese) dà per morta e sepolta la sinistra. I fatti dicono che non è così, non solo in Gran Bretagna ma anche dove chi la sinistra ha diretto ma non ha capito quel che maturava nel popolo e quali sono i problemi che travagliano le persone nella società di questo secolo. Speriamo che, a questo proposito, serva non solo la lezione inglese ma anche quella tedesca.