«Mi dispiace ma non può più entrare nessuno, è rimasto spazio solo per i parenti dei consiglieri». «Come? Io so venuto qui dall’Eur e me lasciate fuori? ». È una parte solo una parte di una conversazione tra un vigile urbano e un elettore di Virginia Raggi. Sono le tre del pomeriggio e in piazza del Camnpidoglio, a Roma, c’è ancora gente in fila per entrare nell’Aula Giulio Cesare. C’è un sole che spaventerebbe persino le lucertole ma in programma c’è un appuntamento importante: il primo Consiglio comunale dell’epoca 5 stelle, quello in cui la sindaca presenta la nuova Giunta. «Se vuole può seguire tranquillamente i lavori dell’Assemblea nella sala della Protomoteca dove ci sono gli schermi», prova a mediare l’uomo in divisa bianca senza successo.Una volta dentro capiamo il senso del blocco all’ingresso imposto dal vigile capitolino. L’Aula è stracolma: cronisti e parenti degli eletti occupano ogni centimetro disponibile. Qualcuno Il neo presidente del Consiglio comunale, Marcello De Vito, vigila sugli adempimenti burocratici e coordina le operazioni di voto. In sala ci sono i genitori di Virginia Raggi e il figlio Matteo, che nel corso della riunione la sindaca porterà con lei sullo scranno più alto del Campidoglio. Presente anche il marito Andrea Severini e Pieremilio Sammarco, il titolare dello studio legale che in passato ha difeso Cesare Previti. Vaga per la sala, contento di farsi braccare dai giornalisti, anche qualche parlamentare: l’onnipresente Alessandro Di Battista, ma anche Paola Taverna, Carla Ruocco e Stefano Vignaroli. Poi finalmente tocca a Virginia Raggi prendersi la scena. E sorprende molte orecchie citando, nel suo discorso d’esordio, due sindaci comunisti: «Il 27 settembre 1979, in questa stessa aula, l’ormai scomparso sindaco Luigi Petroselli nel suo discorso di insediamento rievocava con forza il principio e il sentimento dell’umiltà, raccogliendo l’eredità di un altro gigante della storia capitolina, Giulio Carlo Argan, in segno del rispetto verso il suo alto e ineguagliabile rigore intellettuale e morale», dice Raggi in un Consiglio dove gli eletti 5 stelle siedono all’estremità mancina della sala, più a sinistra di Stefano Fassina, che condivide lo spazio con Roberto Giachetti e gli altri esponenti dem. «Noi dobbiamo oggi avvicinarci all’importante compito che ci attende con senso del dovere e con umiltà, nella piena consapevolezza che ricostruire una città in macerie, come quella che ci hanno lasciato, non sarà certamente facile. Ma ce la possiamo fare: è un obiettivo che il M5S può e vuole raggiungere», garantisce la sindaca. Che poi si affida alla retorica grillina da applauso garantito: «Lavoreremo per introdurre un nuovo alfabeto e parole come merito, trasparenza, legalità, solidarietà dopo anni di buio e abbandono», dice «Lavoreremo per i nostri figli e per i figli dei nostri figli e lo faremo avendo le mani libere da ogni compromesso».Infine, arriva il momento di annunciare la squadra. Senza nessun colpo di scena, anche perché, qualche ora prima, Virginia Raggi aveva anticipato tutti i nomi sul blog di Beppe Grillo. Daniele Frongia, che all’inizio dei lavori si è dimesso da consigliere (sostituito col primo dei non eletti 5 stelle, Marco Terranova) sarà il vice sindaco e assessore alla Qualità della vita, all’accessibilità, alle politiche giovanili e allo sport, delega, quest’ultima, sottratta all’ex rugbista Andrea Lo Cicero. Assessore al Bilancio e alle partecipate, sarà l’ex Consob Marcello Minenna. Paola Muraro sarà invece la responsabile dell’Ambiente e ad occuparsi di Trasporti ci penserà Linda Meleo. Confermate anche le indiscrezioni su Laura Baldassarre, assessore ai Diritti, e su Adriano Meloni, assessore allo Sviluppo economico e al turismo. Paolo Berdini e Luca Bergamo non sono mai stati in discussione, saranno loro a gestire le deleghe all’Urbanistica e alla Cultura. Chiude la squadra Claudia Marzano, nominata assassore a Roma semplice. Terminata la lettura dell’elenco dei nuovi assessori, dalla sala parte il consueto coro «onestà». Da oggi inizia il nuovo corso del M5s, perché «se falliscono Virginia e Chiara Appendino, il Movimento muore», ha detto il papà della sindaca romana.