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La crociata anti-austerity? Lo sviluppo? La difesa dei cittadini massacrati da Equitalia? Macché! Non che sia proprio fuffa, tutti queste ragioni pesano nelle scelte di Matteo Renzi. Ma ancor più pesa la necessità di conquistare l'elettorato berlusconiano entro il 4 dicembre.Inutile rapportarsi ai gruppi dirigenti: ce ne sono troppi e non rappresentano più quasi nessuno. Ma se la rappresentanza politica del centro-destra è in frantumi, i rappresentati ancora esistono e sono milioni di persone, milioni di voti. I calcoli degli strateghi di palazzo Chigi sono sintetici: saranno loro a fare la differenza il 4 dicembre. Se si adeguassero alle indicazioni ufficiali non ci sarebbe partita, ma tutti sanno che non lo faranno e del resto almeno Forza Italia non si spreca più che tanto per spronarli.La strategia ideata da Renzi e da Jim Messina punta proprio sulla conquista di quell'elettorato e parte da un presupposto indispensabile: quello secondo cui il voto degli elettori di sinistra, inclusa la componente della sinistra Pd, è irrimediabilmente perso. Il premier è convinto che tentare di riconquistare quei voti sia inutile. Gli voteranno comunque contro e inimicarsi l'elettorato di destra inseguendo la chimera rossa sarebbe esiziale.Questa strategia, esplicitata senza perifrasi un mesetto fa di fronte al consiglio dei ministri, il segretario del Pd la sta da quel momento seguendo con determinazione estrema. Prima il Ponte sullo Stretto: più un segnale che altro. Che il premier intenda davvero avventurarsi in un'impresa tanto azzardata è improbabile. Solo parlarne però ha significato infrangere un tabù. Tra i cavalli di battaglia di Berlusconi era uno dei più invisi al popolo di sinistra: metterlo in campo è stata una scelta di campo precisa, destinata a colpire la fantasia dell'azzurro esercito senza più generali.Poi lo scontro con l'Europa. Gli elettori azzurri non sono certo pasdaran dall'uscita dall'Euro. In compenso sono favorevolissimi a una trattativa a muso duro con la Ue sul rigore. Renzi gliela sta servendo. Non che la causa non sia davvero la sua, a fare la differenza sono soprattutto i toni. Il governo italiano sa che alla fine dovrà trattare su quel decimale in più, il 2,3% nel rapporto deficit/Pil invece del 2,2% fissato da Juncker come tetto massimissimo a Bratislava, e che l'importante è evitare che la Commissione s'impunti invece sulla struttura della manovra. In pubblico tuttavia conviene battere i pugni sul tavolo e ruggire, sempre a uso dell'elettorato di centrodestra.Il culmine doveva essere raggiunto con legge di bilancio e così è stato. Naufragato il progetto di tagliare l'Irpef, Renzi ha recuperato con un doppio colpo: la volontary disclosure, che se non è un condono gli somiglia molto, e la chiusura di Equitalia, che nel listone degli obiettivi del popolo berlusconiano figurava al primo posto. Le conclusioni le tira Alessandra Ghisleri, sondaggista di fiducia dell'ex cavaliere: Renzi sta mettendo in campo una dopo l'altra, con scientifica meticolosità, tutti gli argomenti di Berlusconi.Impossibile dire con certezza quanto la campagna "di destra" abbia pesato sul recupero del Sì nelle ultime settimane. Una dirigente forzista tra le più capaci ed esperte è convinta che sia proprio così: «Il nostro elettorato è quello che più teme l'instabilità e la campagna di Renzi risulta quindi più efficace». Voteranno Sì, dunque? «Non andranno a votare». Se la previsione è giusta Renzi non può dirsi tranquillo. Per garantirgli la vittoria non basta che il popolo di centrodestra resti in panchina, deve schierarsi e votare Sì. Per questo il premier punta su una carta tra le più rischiose: quel confronto televisivo con Berlusconi al quale si è più volte dichiarato favorevolissimo. E' un rischio, perché l'esposizione aperta di Berlusconi rischia di portare voti al fronte avverso, ma è un rischio calcolato. Se Berlusconi, assecondando il parere dei vertici Mediaset, deciderà di disertare gli schermi non saranno certo gli inviti a fargli cambiare idea. Se invece sceglierà di dar retta al partito e di fare propaganda in tv, allora sarà comunque meglio che lo faccia con il contraddittorio di Renzi in persona. Quale occasione migliore, del resto, per dimostrare ai fans dell'ex cavaliere che scegliere il Sì sarebbe oggi una scelta di massima coerenza?