Elly ci crede, ci spera e si lancia. Si dichiara pronta a elezioni anticipate e certo non è che prenda sul serio l'ipotesi ma parlarne e mostrare di non temerle ha un significato preciso: la leader del Pd è pronta all'offensiva, nel suo partito e contro la destra.

Il responso dei sondaggi non è trionfale ma sembra confermare che il partito, al momento dell'arrivo dell'outsider agonizzante, è stato stabilmente rivitalizzato. Forte di questo risultato la segretaria pensa di arrivare al Congresso l'anno prossimo e di adoperare le assise per siglare un pieno dominio sul partito che ancora le sfugge. A insediarla sul trono del Nazareno, si sa, non sono stati gli iscritti ma gli esterni. Il particolare pesa e continuerà a pesare sino a che l'esito non sarà ribaltato ed Elly risulterà la più gradita anche da chi ha la tessera del Pd in tasca. Sin qui Schlein si è dovuta muovere se non proprio con i piedi di piombo almeno con cautela, per la necessità di evitare uno scontro con l'opposizione che sotto pelle non è mai cessato. La clamorosa spaccatura sul riarmo europeo, con metà dell'eurogruppo parlamentare che non ha seguito le sue indicazioni, ha fatto suonare a distesa le sirene d'allarme. Più si avvicinano le elezioni, meno la segretaria può permettersi incidenti gravi e vistosi del genere. Una sorta di resa dei conti congressuale appare necessaria.

Non che la segretaria voglia rompere con l'intera opposizione. Punta piuttosto a una sorta di congresso unitario, stringendo un accordo esplicito con Bonaccini, presidente del partito e leader della minoranza, per poi affrontare le aree irriducibili della minoranza. La candidatura di Pina Picierno dovrebbe essere scontata in partenza ma non è tale da impensierire la segretaria. La sola alternativa per l'area più battagliera, probabilmente più temibile, sarebbe il sindaco di Bari e futuro governatore della Puglia Decaro. Ma al momento del congresso sarà appena stato eletto, difficilmente competerà sapendosi sconfitto in partenza quasi con certezza.

Rinsaldare la presa sul partito e blindare la linea con la quale vuole arrivare alle elezioni è fondamentale per poter combattere con qualche speranza di vittoria la battaglia principale, quella contro la destra. Ma lì l'outsider del Nazareno sente l'odore del sangue. Giorgia è in difficoltà e in realtà è la prima volta che la sua fortuna vacilla da quando è premier. Le sue quotazioni in Europa sono precipitate dopo lo sbandamento trumpiano, che in compenso non si è dimostrato affatto vincente e redditizio come negli auspici e forse anche nelle previsioni di palazzo Chigi.

Lo spostamento del baricentro della politica mondiale e soprattutto europea dall'eterna lotta contro l'immigrazione al riarmo è per la leader di FdI un guaio serio. Sull'immigrazione non c'erano distinguo percepibili nella sua maggioranza. Sul riarmo si fatica molto a trovare anche minimi punti di contatto condivisi da tutti e tre i soggetti principali. Nessuno osa nominare il sogno proibito di una spaccatura del centrodestra ma è naturale che quel sogno ci sia e che la divaricazione sul riarmo lo faccia sembrare un po' meno irrealistico.

La prima prova saranno le comunali a Genova di domenica. La riconquista del capoluogo ligure con l'atleta Silvia Salis non è impossibile e sarebbe un colpo grosso anche sul piano psicologico. Un successo nei referendum dell' 8 e 9 giugno è troppo improbabile perché la leader del Pd ci speri davvero. Ma un'affluenza alta pur se insufficiente per raggiungere il quorum sarebbe una vittoria politica nonostante la sconfitta referendaria. Le regionali d'autunno invece promettono di rivelarsi un successone, con la conquista di 4 regioni su 5, 6 tenendo conto della Val d'Aosta. Gli strateghi del Nazareno sperano che l'effetto galvanizzante tiri la volata per il referendum sulla riforma costituzionale della giustizia, l'anno prossimo. Per quanto la premier faccia il possibile per evitare che quel referendum suoni come un voto anche su di lei, trattandosi della riforma di bandiera di Fi e non di FdI, evitare di essere colpita anche lei da una eventuale sconfitta sarà impossibile. A quel punto inizierà la lunga fase pre- elettorale, un anno circa, ed Elly vuole affrontarla avendo domato una volta per tutte il suo partito.