LO SCORSO ANNO IL PIL ITALIANO È CRESCIUTO DEL 6,6 PER CENTO

La crescita dell’Italia nel 2021 è stata maggiore di ogni aspettativa, ma la guerra tra Russia e Ucraina potrebbe mettere seriamente a repentaglio il cammino di ripresa economica del nostro paese nel 2022. È quanto emerge da una giornata convulsa, in cui ai dati resi noti dall’Istat si sono sovrapposte le notizie in arrivo da Kiev, Kharkiv e Mariupol. L’istituto di ricerca ha certificato una crescita del Pil del 6,6 per cento, superiore di tre decimali anche all’ultima stima del governo. Il rimbalzo seguito al crollo di quasi il 9 per cento della nostra economia nel 2020, a seguito della pandemia da Covid- 19, proseguirà quest’anno con una crescita superiore al 4 per cento, o almeno questa era la stima della Commissione europea prima dello scoppio della guerra in Ucraina.

Da quel momento, ogni previsione si è resa più difficile, a causa dell’instabilità generata dal conflitto sui futuri approvvigionamenti di energia nel nostro paese, e più di recente dalle spese militari aumentate per fornire armi a Kiev.

Il commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni, è tuttavia fiducioso. «La Russia non è una superpotenza economica, la sua economia è meno di un decimo di quella europea e molto più piccola di quella italiana - ha spiegato ai microfoni di Radio anch’io - I rapporti sono importanti soltanto per una grande questione, quella energetica, e per le conseguenze sui prezzi di alcuni prodotti di base alimentari: questi impatti possono essere contenuti, produrranno un rallentamento della ripresa in atto ma non la soffocheranno» . Secondo le stime della Commissione Ue, fornite da Gentiloni, la crescita del Pil europeo dovrebbe contrarsi di una cifra che si aggira tra lo 0,5 e lo 0,7 per cento. «Il che vuol dire certamente una conseguenza economica - ha concluso Gentiloni - ma purtroppo non si difende la libertà e la democrazia “a gratis” come si dice a Roma: dobbiamo reagire con solidarietà».

In termini di sostegno alla popolazione e al governo ucraino, l’Italia ha già fornito 110 milioni di euro di aiuti umanitari, oltre ad armi, materiali ed equipaggiamenti militari corrispondenti a una cifra attorno ai 50 milioni. A ciò occorre aggiungere le sanzioni contro la Russia, che nel medio e lungo periodo avranno certamente una ricaduta sull’Italia e sull’Ue.

Tale pressione aumenterà prevedibilmente nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, specialmente nel caso in cui l’invasione russa dovesse proseguire ancora a lungo. Per questo, ha spiegato Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia ed ex presidente del Parlamento europeo, «dobbiamo avere un’Europa solidale, che aiuti le famiglie e le imprese che sono mobilitate a favore delle sanzioni e che sono anche pronte a pagare un prezzo nei prossimi mesi e anni».

Ed è proprio nei prossimi mesi che la situazione economica delle famiglie italiane potrebbe peggiorare, secondo l’economista Giulio Sapelli, per il quale «purtroppo siamo solo all’inizio». Sapelli spiega al Dubbio che «l’Ucraina è il granaio d’Europa e se la guerra non finisce presto si avranno danni a culture e semina con conseguenze notevoli», aggiungendo poi che «si parla sempre di spread e fiscal compact ma avremmo dovuto occupare più tempo cercando di evitare la guerra». Ossigeno per l’Italia arriverà tuttavia dalla prima tranche da 21 miliardi di euro del Next generation Ue approvata dalla Commissione Ue e che giungerà in concreto nelle casse del nostro paese dopo l’okay dei singoli stati membri.

Ma da tenere d’occhio è anche l’inflazione, che secondo Leonardo Becchetti, ordinario di Economia politica a Tor Vergata, a causa del conflitto «salirà un po’». Per Becchetti i rischi derivanti dalla guerra sono «l’aumento del prezzo dell’energia e il fatto che le sanzioni potranno ricadere sulle due banche principali del nostro paese, oltre a un calo delle esportazioni».

Proprio sulla questione inflazione occorre tenere conto della nota pubblicata dall’Ufficio studi di Confcommercio basata sui dati Istat. «L’accelerazione dell’inflazione registrata a febbraio consolida i timori avanzati da tempo sulla durata del fenomeno - spiega infatti l’Ufficio studi - Anche al netto delle turbolenze registrate negli ultimi giorni ( legate alla crisi ucraina, ndr) era evidente ormai da alcuni mesi come la ripresa del processo inflazionistico non potesse essere considerata transitoria, con tempi di rientro rapidi».