E' febbre da totoministri e sui social già si scatenano le prime proteste. Su tutte quelle del popolo No-Vax, a cui è bastata l'ipotesi di ritrovarsi l'azzurra Licia Ronzulli alla Sanità per mettersi sul piede di guerra. "Peggio di Speranza!", protestano i No vax, che accusano il partito di Meloni di aver già tradito i suoi elettori. "Ora togliere green pass, mascherine, quarantene, obblighi. Fare rientrare i medici sospesi subito. Inchiesta sulla gestione pandemia. Ma soprattutto buttare fuori Ronzulli", scrive un utente. Uno dei tanti che sui social rilancia immagine e slogan "No Ronzulli alla sanità". "Se non ci ascoltate Fratelli d'Italia tornerà al 4% come è stato per la Lega, senza se e senza ma", avverte un altro utente. La fedelissima di Arcore, braccio operativo di Silvio Berlusconi appena rieletta al Senato, è infatti particolarmente invisa ai nemici del Green Pass, che l'accusano di essere una versione "incredibilmente peggiore" di Roberto Speranza, "quello che, con la scusa del virus, voleva chiuderci in casa per il resto della nostra vita". E questo perché Ronzulli ha sempre avuto posizioni molto chiare sulla campagna vaccinale, al punto da aver proposto l'introduzione dell'obbligo per il personale scolastico. E nell'autunno 2021 disse: "Bisogna fermare la pandemia dei non vaccinati, dobbiamo continuare a convincere le persone che non vogliono vaccinare. Io penso che il governo avrebbe dovuto introdurre l’obbligo vaccinale dall’inizio". Ad riportare la calma tra gli elettori di Fratelli d'Italia oggi però ci pensa Marcello Gemmato, responsabile della sanità del partito. Che in un'intervista a Repubblica giura guerra al Green pass. «Va bene raccomandare, non mettere più obblighi e infatti non bisogna rinnovare quello che riguarda il personale sanitario, in scadenza il 31 dicembre. Tra l’altro nelle menti dei più stolti, il vaccino imposto fa pensare che ci sia dietro un interesse delle multinazionali. Gli scienziati valutano i costi e i benefici e i cittadini si devono interfacciare con medico e farmacista. Lo dicevo già in commissione alla Camera». In caso di una nuova ondata «saremo pronti ma a partire dai dati scientifici - spiega - ci si affida a loro per prendere decisioni. Non seguiremo le virostar, ma scienziati con impact factor alto e magari le linee di indirizzo già prese in altri Paesi. Noi siamo sempre stati gli ultimi a riaprire, altri, come l’Inghilterra, sono ripartiti prima. Perché abbiamo avuto una posizione ideologica e non scientifica. E infatti siamo tra ip rimi al mondo per mortalità e letalità».