Il premier si accinge ad andare alla conta alla Camera e al Senato ma il centrodestra, qualora i numeri a sostegno del governo dovessero essere risicati, salira' sulle barricate. Ma la decisione del Capo dell'esecutivo di non dimettersi fa intendere che il premier punta ad evitare anche un 'Conte ter'. I Responsabili avevano indicato al presidente del Consiglio il percorso: dimissioni e con il nuovo governo entriamo in maggioranza. Ma le trattative su un nuovo esecutivo sono 'congelate', mentre il centrodestra continua a 'blindare' Udc e i malpancisti azzurri. Per Meloni l'unica alternativa e' il voto, "ma se il centrodestra dovesse proporre un esecutivo di unita' nazionale - spiega una fonte di Iv - si creerebbero le condizioni per un nuovo governo". Nel fronte rosso-giallo e' il momento di stringere sui numeri. Nella lista di coloro che stanno lavorando al 'dossier' c'e' la Lonardo, il 'capitano' De Falco, nell'elenco pure l'ex M5s Di Marzio. Ancora non sicuri gli ex pentastellati Martelli, Ciampolillo e Drago che, al pari dei renziani, potrebbero astenersi mentre Giarrusso avrebbe detto che votera' no alla fiducia. E potremmo - dicono i piu' ottimisti - ancora convincere i centristi. I conti si aggiornano di ora in ora, minuto dopo minuto. Si parte da 151-152, sugli altri eventuali voti aggiuntivi solo punti interrogativi. A palazzo Madama, per esempio, c'e' il problema di un assente sicuro del Movimento 5 stelle che e' indisponibile. Verra' sicuro l'ex premier Monti, ma non e' ancora certo che ci saranno i senatori a vita Segre e Rubbia. In ogni caso il problema dell'asticella e' legato ad una fiducia 'politica', non numerica, perche' e' vero che il governo non deve raggiungere i 161 ma nella maggioranza c'e' la convinzione che se ad essere decisivi saranno i senatori a vita si aprira' comunque una grossa crepa. "Il Capo dello Stato - osserva un 'big' del fronte rosso-giallo - vuole che ci sia l'autosufficienza dei gruppi parlamentari, non altri aiuti". Al momento Pd, Leu e M5s sono schierati al fianco del premier Conte. E continuano ad attaccare Renzi. Ma non sono pochi i 'big' pentastellati e dem che nutrirebbero forti perplessita' sulla strategia del premier. Gia' domani il primo passaggio alla Camera non dovrebbe rappresentare una strada in discesa, al netto delle assenze, alcune giustificate e altre meno, che potrebbero essere determinanti sul peso del pallottoliere. Per la maggioranza ci sara' un voto in piu', quello di Rostan di Italia viva. Ieri ad abbandonare il fronte renziano e' stato De Filippo, possibile che domani ci sia anche un altro addio, visto che si da' per certo l'approdo di un altro deputato (si fa il nome di D'Alessandro) e di tre senatori. Renzi, pero', e' convinto che riuscira' a tenere i suoi, ha moltiplicato gli appelli all'unita'. Il fronte renziano a palazzo Madama dovrebbe quindi astenersi, ma la partita potrebbe riaprirsi nei giorni successivi all'intervento del presidente del Consiglio. Non sono pochi gli esponenti di Iv che - riferiscono fonti parlamentari - chiederanno al proprio leader di tentare la carta dell'avvicinamento alla maggioranza o magari anche quella dell'appoggio esterno. Il timore di diversi deputati e senatori e' quello di essere schiacciati all'opposizione e considerati alla stregua di leghisti e FdI