«Dal voto verso le quattro liste dipenderanno equilibri e protagonisti» della prossima giunta. Sarò forse per questo motivo, cioè perché dietro al Pd c’è una vera bagarre in Toscana per chi arriverà sopra gli altri tra Casa riformista, M5S e Avs, fatto sta che le ultime ore di campagna elettorale del campo largo in vista del voto di domani e lunedì, che a meno di sorprese clamorose concederà il bis al presidente uscente Eugenio Giani, sono state quantomeno effervescenti.

Tutto è cominciato qualche giorno fa, quando è diventato evidente che la coalizione non avrebbe chiuso la campagna elettorale con un evento unico, come invece hanno fatto ieri Fd’I, Lega, Fi e Noi Moderati a sostegno del candidato presidente e sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi. Con la conseguenza che il Pd ha chiuso la propria campagna giovedì sera a Firenze con tutto il ghota del partito, dal presidente Stefano Bonaccini alla segretaria Elly Schlein, fino alla padrona di casa e sindaca di Firenze Sara Funaro. «La Toscana è stata coraggiosa in questi anni e noi speriamo che i cittadini e le cittadine vogliano premiare il coraggio che questi amministratori regionali hanno dimostrato - ha detto la leader dem - Giani ha fatto un grande lavoro ed è stato di esempio in tanti leggi anche a livello nazionale».

Il non detto, nei complimenti al presidente uscente che ovviamente era presente all’evento, è che in primis la stessa Schlein aveva forti dubbi sulla sua ricandidatura, risolti soltanto dopo un incontro fiume al Nazareno in cui in sostanza i due hanno concordato l’entrata in coalizione del M5S, con conseguente patto tra lo stesso Giani e l’ex vicepresidente del Senato Paola Taverna firmato e pubblicato sui social.

Proprio quel patto non andò giù al segretario di Azione Carlo Calenda, che per quel motivo decise di non sostenere Giani, ma venne digerito a fatica anche dai renziani di Casa riformista, che in Toscana puntano a un risultato vicino alla doppia cifra. Anche e soprattutto per questo il leader di Iv ha deciso di organizzare un grande evento ieri a Firenze che per forza di cose è diventato l’incontro clou dell’ultimo giorno di campagna di Giani, presente tra selfie e sorrisi con lo stesso Matteo Renzi e con tutti i principali dirigenti renziani. Mancava però il consigliere regionale uscente di Iv Maurizio Sguanci, che proprio ieri ha lasciato il partito per aderire a Forza Italia. «Per me - ha spiegato Sguanci - era impensabile poter restare in un partito che, dopo anni in cui si è proclamato moderato e liberale, ha iniziato a fare accordi strutturali con la coalizione di sinistra, con Avs e Movimento 5 Stelle». Poco male secondo Renzi, che ha rilanciato puntando proprio ai voti di Fi.

«Chi sa far di conto e conosce le regole tecniche della politica regionale, inoltre, sa che comunque Giani vincerà e avrà 24 seggi. Più è forte Casa riformista, meno sono forti gli altri partner della coalizione. È un gioco matematico - ha scritto l’ex presidente del Consiglio nella sua e-news poche ore prime del silenzio elettorale - Se volete dunque che non ci sia un governo regionale troppo spenzolato a sinistra , lo dico anche ai moderati dell’altra parte, l’unica possibilità è votare Casa riformista per Giani presidente».

La sfida, insomma, è tra chi arriverà secondo dietro il Pd, dato come primo partito oltre il 30% di voti, perché, è il ragionamento di Renzi, con noi la giunta sarà a trazione riformista, con il M5S sarà a trazione contiana. Il quale Giuseppe Conte ieri ha partecipato ha chiuso la campagna elettorale a Firenze dopo aver partecipato a un evento a Scandicci, alla presenza di Giani. Ma dire che l’ex presidente del Consiglio ha snobbato la campagna elettorale toscana è un eufemismo, visto che la base non ha mai digerito l’alleanza. D’altronde, se già con Ricci nelle Marche il candidato non era esattamente vicino al M5S, Giani è ancora più lontano, nonostante l’avvicinamento decretato dal patto con Taverna. Una firma della quale, come hanno fatto notare diversi analisti politici, Giani avrebbe anche potuto evitare, data la forza del centrosinistra in regione, anche senza i pentastellati. E della quale forse si è pentito o forse no, ma che dopo l’enfasi delle prime ore di certo non ha granché pubblicizzato nelle ultime settimane.

Ancora 36 ore e si capirà se le urne avranno riportato il sereno nella coalizione.