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Caro direttore, il ministro Matteo Salvini si compiace di aver “regalato” agli italiani il provvedimento sulla cosiddetta legittima difesa. E’ un vizio pressoché esclusivo di questo ministro e di questo governo, non casualmente presieduto ( si fa per dire) dall’” avvocato degli italiani”. Perché in un Paese pur abituato ad assistere a una certa retorica gentista non s’era mai sentito così frequentemente di leggi “regalate” al popolo. La classe parlamentare e di governo deve fare le leggi e amministrare, possibilmente bene, e le leggi e l’amministrazione saranno buone per alcuni e cattive per altri, com’è normale in un Paese normalmente civile e di democrazia non arretrata. Ma l’idea che una legge, per quanto magari ben giudicata da molti, costituisca un “regalo”, e fatto per giunta “agli italiani”, come se tutti fossero d’accordo, denuncia una concezione profondamente autoritaria del potere e dei rapporti tra lo Stato e i cittadini. L’idea che il governante sia issato al potere non per amministrare, appunto, non per organizzare ragionevolmente il vivere civile, non per far funzionare in modo efficace l’apparato pubblico, ma per “donare” al popolo provvedimenti favorevoli, rinvia spaventosamente all’immagine detestabile dell’autocrate che distribuisce pubbliche provvigioni. Che non è molto diverso dal gangster newyorkese che a natale apre i portelloni di un camion pieno di tacchini e li offre ai disperati riconoscenti del quartiere. Una specie di miserabilismo sopraffattorio e drammaticamente illiberale spiega questa propensione quasi meccanica a credere e far credere che compito del governo sia questo, di “regalare agli italiani” un provvedimento di legge. E la devastante incultura di cui sono interpreti e portatori preclude a questi governanti di capire, anche solo di sospettare, che il potere di imporre leggi che valgono per tutti non significa in nessun modo fare le mostre che esse incontrino il consenso di tutti. Tanto meno significa che tu abbia il potere di farne “regalo”. Invece questi la pensano e la dicono proprio così, e si teme di non dover aspettare molto per vedere un ministro che lancia da un balcone le prime buste del reddito di cittadinanza, o quest’altro che organizza un premio civile per i primi tre che sparano ad altrettanti zingari ( quelli che “purtroppo ce li dobbiamo tenere”). Potrebbe trattarsi della legge migliore del mondo, ma è un atto di insopportabile violenza celebrarne l’approvazione annunciandola come un “regalo”. La temperie democratica e civile di un Paese si misura anche alla luce di questi segnali, e c’è da sperare che lo capiscano gli italiani cui questo governo fa tanti doni.