Ilaria Salis può tornare in Italia. La polizia ungherese le ha tolto oggi alle 13 il braccialetto elettronico, dopo l’accoglimento della richiesta di scarcerazione depositata dal suo avvocato ungherese Gyorgy Magyar, richiesta depositata subito dopo la sua elezione come eurodeputata tra le fila di Avs. Il giudice della Corte municipale, Jozsef Sos, ha dunque sospeso il processo penale a suo carico e ha ordinato la scarcerazione, dopo aver ricevuto dal ministero degli Esteri ungherese - a sua volta informato da quello italiano - l’ufficialità dell’elezione al Parlamento europeo. «Ilaria può tornare in Italia», ha confermato a LaPresse Mauro Straini, legale, insieme al collega Eugenio Losco, dell’insegnante 40enne.

La donna è stata arrestata l’11 febbraio 2023 ed è rimasta 15 mesi nelle carceri ungheresi con l’accusa di aver aggredito due estremisti di destra durante il fine settimana dedicato alla celebrazione del “Giorno dell’Onore”, dedicato al battaglione nazista che, nel 1945, tentò di impedire l’assedio di Budapest da parte dell’Armata Rossa.

Secondo l’accusa, Salis avrebbe aggredito a colpi di manganello due estremisti. I video mostrano però persone irriconoscibili e Salis si è sempre detta innocente. Nonostante ciò, è rimasta in carcere in condizioni degradanti, diventate evidenti quando le immagini dei ceppi ai polsi e della catena usata per portarla in aula hanno fatto il giro del mondo.

Dopo la mobilitazione della società civile e la sua candidatura con Avs alle europee, a Salis sono stati concessi i domiciliari, dove si trovava sin dal 15 maggio. Il Tribunale ha annunciato la propria decisione con una nota, spiegando inoltre che si rivolgerà al presidente dell’Europarlamento affinché quest’ultimo «prenda una decisione sulla sospensione dell’immunità della donna», dal momento che la procura ungherese la accusa «di aver tentato di commettere il reato di lesioni personali mortali commesso in un’organizzazione criminale». L’ordinanza può ora essere impugnata entro otto giorni, si legge nella nota rilasciata dal Tribunale.

«Facciamo i festeggiamenti del suo compleanno a casa, vado a prenderla e me la porto a casa io – ha commentato il padre della donna, Roberto Salis – sono molto contento, sto cercando di organizzare il rientro il più velocemente possibile. Ho lavorato in sordina ma non ci aspettavamo che venisse liberata già oggi. E invece mi ha chiamato l’avvocato Magyar per dirmi che la polizia stava andando a liberarla. E ora vado a prenderla». I genitori di Ilaria avevano comprato dei biglietti per recarsi in Ungheria lunedì, giorno in cui la donna compirà 40 anni. Ma ora l’insegnante milanese potrà festeggiare il proprio compleanno a casa, per poi iniziare la sua avventura da eurodeputata.

«Finalmente! Siamo felici della notizia che giunge da Budapest, l’europarlamentare Ilaria Salis ora può tornare in Italia e potrà svolgere la sua nuova funzione a cui l’hanno indicata centinaia di migliaia di elettori - si legge in nota congiunta a firma di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs -. Il nostro grazie va a tutti e a tutte coloro, che come noi, in questi mesi si sono indignati e non si sono rassegnati alla terribile condizione in cui era tenuta nelle carceri di Orban. Ora potrà difendere insieme a noi i diritti civili e sociali dei più deboli. La aspettiamo». Stando a quanto riferito dall’avvocato Magyar, l’ambasciata italiana di Budapest ha già preparato i documenti per il rientro dell’eurodeputata in Italia. Ma le autorità ungheresi, come confermato dalla nota del Tribunale, hanno già inoltrato alla Commissione competente la richiesta di revoca per l’immunità, per poter riprendere subito il processo nei suoi confronti. Secondo il legale della donna, è difficile che la richiesta venga accolta. In ogni caso, il procedimento riprenderà al termine del mandato parlamentare, mentre va avanti quello nei confronti dei presunti complici dell’aggressione. Salis rischia 24 anni di carcere per lesioni guaribili in cinque-sei giorni. Le due presunte vittime non hanno sporto denuncia, dichiarando di volersi «vendicare in strada», aveva spiegato il padre. Inoltre, la donna - che non è mai stata riconosciuta dalle vittime dell’aggressione - «non è stata colta sul fatto. Era in taxi con due cittadini tedeschi, per cui è tutto veramente molto poco reale come situazione».