Oggi, a pochi metri dal vertice della Nato, «assistiamo a un nuovo orientamento che pone le spese militari al centro delle priorità europee. L’incessante attenzione alla guerra come argomento quotidiano minaccia di cancellare, in un colpo solo, gli obiettivi fondanti dell’Unione Europea». È quanto si leggeva ieri nella dichiarazione finale dell’evento «No rearm, no war», organizzato dal presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, a L’Aia, a cui hanno risposto all’appello 15 partiti e movimenti da 11 Paesi europei. 

«Il Movimento 5 stelle non è antimilitarista e, come ho detto, seppur in misura molto modesta, anche io ho ritenuto necessario da presidente del Consiglio un adeguamento sul piano tecnologico e un aggiornamento del nostro strumento difensivo - ha detto l’ex presidente del Consiglio in collegamento dalla capitale olandese - Ma qui il problema è un altro: perché oggi in Europa senza una discussione, un voto del Parlamento europeo si approva un piano di riarmo da 800 miliardi? Perché all’interno della Nato, eccetto alcune lodevoli eccezioni, tutti quanti si predispongono a triplicare la spesa per arrivare al 5% del Pil? Perché non c’è politica». Da qui l’obiettivo di «ridare dignità alla politica» perché «buttarsi a investire sulle armi non è una strategia». Poi l’elogio del premier spagnolo Pedro Sanchez, amico della segretaria dem Elly Schlein, «che dice “per il mio popolo non è una priorità investire sulle armi”».

Ma il “controvertice” non ha fatto altro che alimentare le tensioni con Pd e Avs, che dopo aver votato contro il passaggio della mozione M5S sul futuro ripristino delle relazioni commerciali con la Russia sul gas, hanno disertato l’appuntamento de L’Aia. «Dare segnali oggi di apertura nei confronti di Putin, quando l’Europa dovrebbe serrare nel supporto all’Ucraina, è sbagliato - ha detto l’ex presidente del Consiglio dem Paolo Gentiloni - C’è anche una manifestazione del M5S con altri movimenti ma attenzione, perché alcuni di quei movimenti sono filo Putin: quindi apprezzo Conte per quello che dice oggi ma anche i compagni di strada devono corrispondere». Tra quei “compagni di strada” ieri c’erano anche Yolanda Diaz, leader del partito spagnolo Sumar e vice di Sanchez, e l’ex leader dei laburisti britannici, Jeremy Corbyn.

La reazione all’annuncio del piano ReArm dell’Ue «è stata immediata e universale», proseguiva il documento, «un grido di allarme, indignazione, paura e incredulità è risuonato in ogni nazione europea. Come rappresentanti politici, ma soprattutto come esseri umani e cittadini europei, abbiamo il dovere di rispondere a questo grido collettivo». La nota analizza infine i conflitti in corso. «La guerra in corso in Ucraina dimostra il nostro fallimento collettivo nel perseguire le soluzioni diplomatiche necessarie per garantire la pace - si legge ancora - Sebbene l’invasione illegale della Russia e i bombardamenti in corso debbano cessare, è importante riconoscere che si sarebbe potuto fare di più attraverso la diplomazia per prevenire e risolvere questa guerra».

E poi «l’attacco alle strutture nucleari iraniane rappresenta un grave esempio di due pesi e due misure nell’applicazione del diritto internazionale, minando la credibilità del sistema multilaterale e rischiando una pericolosa spirale di escalation che, come nel caso della guerra in Iraq, potrebbe portare a nuovi tentativi di cambio di regime, esacerbare la crisi dei rifugiati e alimentare l’ascesa dell’estrema destra nella regione e oltre». E un passaggio finale su Gaza. «Allo stesso tempo, la nostra inazione di fronte ai crimini documentati contro i civili a Gaza, tra cui attacchi, sfollamenti forzati e la deliberata rinuncia a risorse essenziali - azioni che equivalgono a un genocidio - sottolinea ulteriormente questo fallimento - conclude il documento - Qui e ora, ci impegniamo a unire le voci di tutti coloro che, indipendentemente dalla lingua, gridano per la stessa causa: se volete la pace, preparatevi alla pace, sempre e ovunque».

Ma oltre alle distanze che stanno emergendo in queste ore con Pd e Avs, proprio l’analisi degli scenari di crisi in corso aumenta anche il divario con i partiti centristi, che ieri per bocca dei leader di Iv e Azione Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno ribadito in Aula al Senato la necessità di un orientamento filo europeo e filo Nato dell’Italia.

Ma Conte non sembra preoccupato, anzi, tanto da rilanciare. Il “controvertice”, ha annunciato ieri, sarà replicato dopo l’estate, e questa volta a Roma.