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L’ aula del Senato
Un testo sul fine vita c’è, anche se va preso con le pinze. Per ora si tratta di una bozza, tre o quattro fogli che oggi sono arrivati sul tavolo del comitato ristretto al Senato e ne sono usciti poco dopo corretti a mano.
I due relatori del ddl, Pierantonio Zanettin di Forza Italia e Ignazio Zullo di Fratelli d’Italia, dovranno affinare gli articoli entro martedì prossimo per presentare un testo condiviso che sarà sottoposto alle commissioni Giustizia e Affari sociali. Il tutto tenendo conto dei rilievi delle opposizioni e di qualche strafalcione che non è sfuggito neanche ai senatori di maggioranza. Solo allora il comitato ristretto potrà sciogliersi e si darà il via agli emendamenti. Ma bisognerà vedere su quale “base” di partenza: i punti centrali del testo (confezionato, pare, da FdI) restano quelli già annunciati nelle scorse settimane, ma manca ancora l’intesa sul nodo più grande, ovvero il ruolo del Servizio sanitario nazionale nei percorsi di fine vita.
Le opposizioni non hanno intenzione di cedere su un presidio sancito anche dalla Corte Costituzionale. E anche Forza Italia fa le sue riflessioni: lo dicono fonti parlamentari e lo lascia intendere anche il presidente dei senatori azzurri Maurizio Gasparri, il quale ammette che «c’è un dibattito». «Non è che lo devo nascondere però mi sembra costruttivo - dice al termine della riunione a Palazzo Madama -. Poi immagino che alla fine riemergeranno alcune sensibilità, quindi non sto annunciando che ci sono intese o convergenze. C’è una discussione seria e io personalmente approvo il lavoro dei relatori».
Da parte sua, la presidente della commissione Giustizia del Senato in quota Lega, Giulia Bongiorno, assicura che il testo è «condiviso dalle tre forze politiche» del centrodestra: «una sintesi» su un tema «così complesso» è un «segno di grande compattezza di questa maggioranza», dice Bongiorno. La quale assicura che il centrodestra «non ha alcuna intenzione di fare slittare i termini o di andare oltre quelli che sono i tempi che già sono previsti».
«Quindi tutto è confermato», aggiunge la senatrice leghista: si va in Aula il 17 luglio. Ma un passo alla volta. Perché bisogna partire dal primo articolo, che fa già discutere: “Il diritto alla vita è diritto fondamentale della persona in quanto presupposto di tutti i diritti riconosciuti dall’ordinamento. La Repubblica assicura la tutela della vita di ogni persona, dal concepimento alla morte naturale, senza distinzioni...”. Qui il passaggio incriminato che rischia di mettere in discussione l’aborto - “dal concepimento naturale alla morte” - si trova già tra parentesi quadre, pronto per essere depennato. Ma il più viene dopo, sulla modifica dell’articolo 580 del codice penale (istigazione o aiuto al suicidio), che conterrà una causa di non punibilità per chi aiuta il paziente a realizzare la propria scelta.
Quel passaggio del testo prevede che la persona sia “inserita nel percorso di cure palliative”, che saranno garantite su tutto il territorio nazionale con una norma ad hoc, senza però chiarire se la condizione sarà obbligatoria per accedere al suicidio assistito. In più - fa notare il senatore dem Alfredo Bazoli - tra i requisiti previsti si citano “trattamenti sostitutivi di funzioni vitali”, laddove la Corte Costituzionale parla di “trattamenti di sostegno vitale” considerati necessari anche se non sono già in essere al momento della richiesta.
A verificare i requisiti sarà un comitato nazionale di “valutazione etica”, che avrà sessanta giorni per esaminare i casi e altri sessanta per eventuali ulteriori approfondimenti. Sarà nominato con un Dpcm, resterà in carica cinque anni e sarà composto da sette componenti, di cui un giurista, un bioeticista e tre medici con diverse specializzazioni. Se la richiesta non viene accolta dal Comitato, l’interessato dovrà attendere “i successivi quarantotto mesi” prima di presentare una nuova istanza. E anche qui le critiche non mancano.
«Si tratta di bozze che delineano un procedimento molto diverso da quello da noi immaginato, e che necessitano di notevoli correzioni e integrazioni, anche per renderle coerenti con la sentenza della Corte costituzionale», spiega Bazoli. Per il quale il comitato non può essere “etico”, bensì scientifico, e a nominarlo non può essere il governo. Dello stesso avviso le senatrici del M5S, per le quali «ancora una volta sul fine vita la maggioranza di destra cambia le carte in tavola». «Su questo tema la politica non riesca a mettere da parte le posizioni ideologiche», scrivono le pentastellate Marilina Castellone e Anna Bilotti. E ancora più duro è il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, per il quale la bozza è «vergognosa»: «Pur di controllare la tua vita - dice - il governo di Giorgia Meloni si infila persino nel letto di morte».
Il punto critico, come si è detto, resta il ruolo del servizio sanitario, che non erogherebbe alcuna prestazione sul fine vita, spiega Bongiorno. Salvo poi precisare che «se una persona si trova in ospedale non dovrà cambiare struttura, potrà fare questa scelta con un aiutante». Ma chi fornirà il farmaco “letale”, e chi lo pagherà? È ancora tutto da scrivere.