Le intercettazioni tra Silvio Berlusconi e le cosiddette “Olgettine” (Iris Berardi e Barbara Guerra) non potranno essere utilizzate. A deciderlo, ieri, è stato il Senato (l’ultima camera di appartenenza dell’ex premier prima di decadere per effetto della legge Severino) che ha respinto la richiesta dei pm milanesi con 130 voti contrari, 120 favorevoli e 8 astenuti. Palazzo Madama, con voto segreto, ha dunque ribaltato la decisione della Giunta per le immunità che lo scorso aprile aveva concesso il via libera all’uso delle undici intercettazioni. Si tratta delle conversazioni finite tra gli atti del procedimento denominato, “Ruby Ter”, in cui Silvio Berlusconi è imputato insieme ad altre trenta persone, perché - è la tesi dell’accusa - il leader di Forza Italia avrebbe corrotto alcuni testimoni dei processi “Ruby” e “Ruby bis”. Le registrazioni, che risalgono al 2012, rimarrano comunque agli atti del processo, ma non potranno essere utilizzate contro l’ex presidente del Consiglio, potranno essere eventualmente usate come prova solo a carico delle ragazze coinvolte.E subito dopo il voto, in Aula è partita la bagarre, con accuse incrociate tra Pd e Movimento 5 stelle. «Il patto del Nazareno è risorto. Il Pd con il voto segreto salva Berlusconi e prova a puntellare la sua sempre più scricchiolante maggioranza», apre le danze Stefano Lucidi, capogruppo pentastellato a Palazzo Madama. «Un modo subdolo per provare ad assicurarsi anche un comportamento benevolo da parte dei berlusconiani e del loro potente sistema mediatico nel referendum costituzionale». La replica dei dem non si fa attendere: «Rispetto alla votazione nell’Aula del Senato sono certo che il gruppo del Pd ha votato compattamente a favore della decisione della giunta di concedere all’autorità giudiziaria l’uso delle intercettazioni di Silvio Berlusconi», dice il capo dei senatori Luigi Zanda. Che poi attacca: «Sono molto meno certo che, nel voto segreto, ci sia stato lo stesso comportamento da parte di gruppi che pur avevano espresso, nel dibattito d’aula, la stessa posizione. Siamo di fronte ad un episodio analogo a quello del 1993 quando la Lega salvò Bettino Craxi».Poi la battaglia si sposta sul web. Beppe Grillo scrive un lungo post sul Blog in cui accusa il partito di Renzi di aver negato «ai giudici l’uso delle intercettazioni su bunga bunga e olgettine nel processo Ruby ter. È un inciucio che non finisce mai», scrive il leader pentastellato che poi, lanciando un hashtag, si chiede: «Il #PdSalvaSilvio, ma chi salverà il Pd dal giudizio popolare? ».Gli esponenti dem rispondo su Twitter. «I 5 stelle al Senato fanno i furbi, come sempre. Con il voto segreto salvano Berlusconi e poi dicono che è colpa nostra. Con che faccia... », scrive Stefano Lepri, vicepresidente del gruppo del Pd. Rincara la dose Franco Mirabelli, capogruppo dem in Commissione Antimafia: «Quindi il fronte del no adesso si ritrova su Berlusconi e M5s vota con Forza Italia contro l’uso intercettazioni. Che vergogna! ».E mentre i due maggiori partiti si accusano di “tradimento”, Forza Italia festeggia. «Con il voto di oggi in Senato contro l’utilizzo delle intercettazioni di conversazioni telefoniche del presidente Silvio Berlusconi, si affermano finalmente i principi della Costituzione e del diritto alle garanzie processuali come riconosciuto dal codice di procedura penale», dice soddisfatto il capo dei senatori azzurri Paolo Romani. «Le garanzie sono un valore non negoziabile e, come l’Aula ha espressamente certificato, devono valere per tutti, indipendentemente dall’appartenenza politica».