PHOTO
Matteo Renzi ripete di non avere alcuna intenzione di rinviare la data del referendum. Anche se qualche mese in più potrebbe fargli comodo per recuperare un po' di terreno sul No - dato in testa da tutti i sondaggi - il premier non vuole dare segnali di debolezza. A meno che a rimescolare le carte non ci pensi un evento imprevisto, un aiuto offerto inconsapevolmente da un nemico della riforma: Valerio Onida, uno dei più autorevoli costituzionalisti che ha presentato due ricorsi contro il referendum. Uno al Tar del Lazio e uno al Tribunale civile di Milano. A destare le maggiori preoccupazioni, soprattutto tra i detrattori della riforma, è il secondo, al vaglio del Tribunale proprio in questi giorni. Perché il costituzionalista, è il parere di molti, ha scritto dei rilievi giuridicamente impeccabili.Insieme alla professoressa Barbara Randazzo, Onida contesta lo stesso decreto di indizione del referendum, considerato lesivo del diritto di voto degli elettori perché formula un solo quesito pur avendo ad «oggetto e contenuti assai eterogenei, tra loro non connessi o comunque collegati solo in via generica o indiretta, e che riflettono scelte altrettanto distinte, neppure tra loro sempre coerenti». Che vanno dalla mutazione del Senato alle funzioni del Presidente della Repubblica, dalla soppressione del Cnel alla modifica del Titolo V. L'alternativa secca - Sì o No - equivarrebbe dunque a un «prendere o lasciare l'intero pacchetto, senza possibilità di valutazione delle sue diverse componenti». Onida contesta anche la dicitura «referendum confermativo» utilizzata nel decreto. Perché un voto popolare sulla Costituzione non può essere paragonato a «una sorta di ratifica. Che senso avrebbe consentire che la ratifica avvenga con la partecipazione al voto solo di una minoranza di elettori? », dicono i ricorrenti ricordando il carattere fondamentalmente "oppositivo", «a tutela delle minoranze, del referendum previsto dall'articolo 138 della Costituzione». Il quesito, infine, conterrebbe un altro vizio di forma: non indica i singoli articoli della Carta da modificare ma solo gli argomenti su cui interviene la revisione. Per questo Onida chiede al Tribunale di rimettere la questione alla Corte costituzionale attraverso un'ordinanza.Ma se la sua linea passasse, si aprirebbero scenari insperati per Renzi. Con tutta probabilità, considerati i tempi della Consulta, il referendum slitterebbe alla primavera del 2017. Nel frattempo, il premier potrebbe lavorare a una nuova legge elettorale capace di pacificare il Vietnam interno al Pd, sottraendo truppe all'esercito rivale. Del resto, già a metà ottobre uno dei maggiori esponenti del fronte del No, Gustavo Zagrebelsky, aveva messo in guardia i suoi dal pericolo che si annidava dietro i ricorsi di Onida: «Il rischio è che un'iniziativa del genere possa portare a rinviare la data del voto referendario».La patata bollente adesso passa a Loreta Dorigo, giudice della prima sezione civile di Milano che a breve dovrà decidere sui ricorsi. Ancora una volta è tutto nelle mani di un magistrato.