La natalità e la lotta alla deriva demografica sono due sfide decisive per il futuro, economico e sociale, perché i figli non sono beni individuali, ma persone che contribuiscono alla crescita di tutti. Ma natalità e accoglienza non devono essere in contrapposizione. Nell'ultimo giorno di lavori della terza edizione degli Stati generali della natalità, sul palco dell'Auditorium della Conciliazione di Roma sono saliti, insieme, Papa Francesco e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che con parole diverse hanno indicato la lotta alla denatalità come una priorità da affrontare subito, per passare, come spiegato dal Pontefice, “dall'inverno alla primavera demografica”.

Servono però politiche lungimiranti. Occorre predisporre un terreno fertile per far fiorire una nuova primavera e lasciarci alle spalle questo inverno demografico. E visto che il terreno è “comune, come comuni sono la società e il futuro, è necessario affrontare il problema insieme, senza steccati ideologici e prese di posizione preconcette”. La storia, infatti, “non è segnata” e citando la Bibbia, “nei deserti più aridi che Dio apre strade nuove. Cerchiamo insieme queste strade”.

“La natalità, così come l'accoglienza, che non vanno mai contrapposte perché sono due facce della stessa medaglia” e “ci rivelano quanta felicità c'è nella società”, è il monito del Papa. “E di questo ne gioviamo tutti, perché “una comunità felice sviluppa naturalmente i desideri di generare e di integrare, mentre una società infelice si riduce a una somma di individui che cercano di difendere a tutti i costi quello che hanno”. Monito a cui segue un accorato appello: “Ridiamo fiato ai desideri di felicità dei giovani” perché la sfida della natalità “è questione di speranza” che “non è, come spesso si pensa, ottimismo, non è un vago sentimento positivo sull'avvenire, non è illusione o emozione; è una virtù concreta. E ha a che fare con scelte concrete”. Infatti, secondo il Pontefice “non possiamo accettare che la nostra società smetta di essere generativa e degeneri nella tristezza, non possiamo accettare passivamente che tanti giovani fatichino a concretizzare il loro sogno familiare e siano costretti ad abbassare l'asticella del desiderio, accontentandosi di surrogati privati e mediocri”.

Tristezza e paure evocate anche da Meloni. “La nostra storia - ha incalzato la premier - non è fatta di malinconia ma di grandi imprese, creatività e risultati che hanno impressionato il mondo”. L'obiettivo è “restituire agli italiani la certezza e l'orgoglio di vivere in una nazione capace di solidarietà e in grado di guardare al futuro. Una nazione che metta da parte quella paura e quel sentimento di malinconia” ed in cui “essere padri non sia fuori moda o essere madri una scelta privata, ma un valore riconosciuto”. Una nazione - ha scandito - in cui si riscopra bellezza di diventare genitori. “Vogliamo vincere questa sfida - ha poi chiarito – con l'approccio sussidiario, che vuol dire creare le condizioni favorevoli” alla famiglia. Non a caso il tema della natalità “attraversa trasversalmente tutte le scelte del governo” ed è al centro di tutte le scelte dell'esecutivo, mettere al mondo un figlio, questa la riflessione di Meloni, “a volte sembra un atto rivoluzionario”. Ma “dobbiamo avere coraggio per rivendicare cose fondamentali per la crescita della nostra società” tenendo ben presente “il valore aggiunto per tutta la società” di chi mette al mondo un figlio. Partendo dall'attenzione alle donne, perché se non avranno la possibilità di realizzare il loro desiderio di maternità, senza rinunciare a quello professionale, non è che non avranno pari opportunità, non avranno libertà”.

Ma nel suo intervento, Meloni non ha risparmiato dure critiche alla maternità surrogata, perché non può essere scandaloso dire che “siamo tutti nati da un uomo e una donna, che la maternità non è in vendita, che l'utero non si affitta e che i figli non sono un prodotto da banco che più scegliere sullo scaffale come al supermercato”. Per tutte queste ragioni, ha assicurato il premier rivolgendosi al Pontefice “amiamo le nostre famiglie, amiamo la nostra patria, crediamo nel futuro e faremo fino in fondo la nostra parte”.