Il giorno dopo i fatti di Rouen, con un attacco diretto contro la chiesa cattolica, nessuno si sarebbe sorpreso se papa Francesco avesse usato qualche parola di troppo, se avesse incrinato la sua posizione in questi mesi sempre fondata su un messaggio di pace. Invece anche questa volta Bergoglio non delude chi pensa che questa sia l’unica risposta, e delude - anche tra i cattolici - coloro che pensano che si debba rispondere all’odio con l’odio. In viaggio verso Cracovia, dove partecipa alla Giornata mondiale della gioventù, Francesco ha messo le cose in chiaro: «Questa è una guerra - ha detto - ma non una guerra in nome di Dio. Non c’è guerra di religione. C’è guerra di interessi, per i soldi, per le risorse naturali, per il dominio dei popoli». Era ed è l’unica mossa possibile: non cadere nella trappola dell’Isis e non rispondere in maniera speculare alla loro violenza e al loro odio. Papa Francesco non smette di dirlo, di farlo capire. E dice anche un’altra cosa oggi fondamentale: non confondiamo terrorismo e migranti. Non facciamo questo errore. Così arrivato a Cracovia ha detto l’unica cosa che nessuno si sarebbe aspettato, neanche il più filo Bergoglio. Ha chiesto alle autorità polacche di accogliere i migranti. Sono coloro che oggi pagano il prezzo più alto, stretti tra la violenza dell’Isis e l’odio che l’occidente butta contro di loro considerandoli, ingiustamente, colpevoli del terrore. Ma Francesco sa che non è così e chiede di accoglierli. Per fortuna c’è Francesco!