Che Giuseppe Conte cercasse da tempo una via di fuga per sottrarsi alle primarie del centrosinistra a Bari era cosa nota. Che ci sarebbe riuscito senza perdere la faccia era ipotesi meno scontata. Già poche settimane fa, dopo la notizia dell'invio di una commissione d'acceso per possibili infiltrazioni mafiosi nel capoluogo pugliese, il chiacchiericcio sulla tentazione del M5S di cogliere la palla al balzo per salutare gli alleati del Pd si era fatto parecchio intenso, ma tale era rimasto: rumore di sottofondo. Un rumore che si è trasformato in boato solo pochi giorni dopo, quando a finire sotto i riflettori è stato non il Comune di Bari, per il quale gialli e rossi avevano già fissato la data delle primarie ( previste per il 7 aprile), ma la Regione Puglia guidata di Michele Emiliano. L'inchiesta su una presunta compravendita di voti per le elezioni comunali di Triggiano del 2021, che vede indagata l'assessora regionale Anita Maurodinoia, e suo marito Sandro Cataldo ( finito agli arresti domiciliari), ha scoperchiato il vaso di Pandora e convinto Conte a consumare lo strappo: il Movimento 5 Stelle si ritira dalla competizione di coalizione ma lascia in campo il proprio candidato sindaco - vicino anche a Nichi Vendola - Michele Laforgia. Il Pd, se vuole, è il ragionamento contiano, è libero di convergere sul “cavallo” grillino e abbandonare Vito Leccese, l'aspirante primo cittadino dem, al proprio destino. In altre parole: i voti del Nazareno puzzano solo se servono a eleggere un sindaco del Pd, sanno di rose di campo se portano acqua al mulino dei cinquestelle.

Cosa c'entri poi Leccese con l'inchiesta sulla compravendita di voti è un mistero che solo l'ex premier può svelare. Ciò che appare un po' più chiaro però è l'ennesimo schiaffo di Conte a Elly Schlein, alleata imprescindibile quando c'è da conquistare la Sardegna ( grazie ai voti del Pd) con una candidata pentastellata, zavorra di cui liberarsi in fretta quando le chances di piazzare un esponente 5S al centro della scena si riducono al minimo. Che ci sia un po' di malizia nella rottura politica dell'avvocato di Volturara Appula è testimoniato da una circostanza prontamente stigmatizzata da Matteo Renzi: il Movimento si ritira dalle primarie in nome di una trasparenza non meglio precisata, ma non ci pensa minimamente - almeno per il momento - a uscire dalla Giunta Emiliano da cui proveniva l'assessora Maurodinoia. E guai a tacciare come «sleale» il comportamento di un alleato che a tre giorni dai gazebo fa saltare il tavolo. Perché Conte si accende in un istante: «Le conseguenze ci sono se il Pd continua a parlare di slealtà, è offensivo, lo respingiamo al mittente. Ho chiamato io mercoledì la Schlein e sono stato mezz’ora a spiegare che rischiavamo il disastro, che non ci saremo stati con nuove inchieste. Significa che il Pd non ha rispetto delle persone e delle forze politiche con cui lavora», dice l'ex presidente del Consiglio, sorvolando sulla presenza del suo partito nella Giunta Emiliano. E poi prosegue: «Se non ritirano le accuse di slealtà diventerà sempre più difficile lavorare con il Pd». L'ex avvocato del popolo si diverte a giocare coi nervi dei potenziali alleati, quelli che si erano definiti «testardamente unitari» all'indomani della vittoria sarda, rivendicando ad alta voce la scelta di puntare su una candidata proveniente dalle file di un partito incapace di andare oltre il 7,8 per cento sull'isola: il Movimento 5 Stelle. Del resto, se i dem vogliono tornare maggioranza nel Paese non hanno troppe alternative rispetto all’abbraccio col M5S, mentre Conte potrebbe continuare a galleggiare solitario attorno al suo 10 per cento senza grandi patemi. Al momento giusto può sempre passare un treno sul quale salire.

Dal canto suo, Schlein sembra tenere botta, sfida l’avvocato alla conta, ma contemporaneamente tiene aperto qualche spiraglio. Chi conosce bene la segretaria giura che lo strappo dell’alleato è stata una doccia gelata, vissuta come una sorta di tradimento personale, oltre che politico, destinato a lasciare un segno. «Io sono qui con voi perché a differenza di altri mantengo la parola data», dice Schlein da Bari, intervenendo alla manifestazione per Vito Leccese. «E mi dispiace per la decisione presa ieri da Giuseppe Conte, unilateralmente, perché così aiutano la destra. Forse chi ha iniziato a far politica direttamente da palazzo Chigi non ha dimestichezza con il lavoro e lo sforzo collettivo della comunità, ma si deve avere rispetto, e far saltare le primarie a tre giorni dal voto è una sberla a chi si stava preparando per queste primarie. Non è accettabile. Così come non accetto il pregiudizio che chi abita a Bari Vecchia non possa esprimere un voto libero», aggiunge la segretaria, confermando il sostegno al candidato del Pd Leccese. «Pronti a sostenerti anche se vorrai tentare ancora la strada dell’unità dialogando con Michele Laforgia per aggiustare la spaccatura che loro hanno creato ieri», scandisce la leader dem, aprendo forse alla soluzione proposta da Goffredo Bettini: un passo indietro di entrambi i pretendenti e l’individuazione di un terzo candidato gradito a tutti. L’unità sarebbe salva, le primarie no. Per Conte sarebbe un trionfo.