Stretta tra il diventare un gruppo di fatto emanazione solo aziendale e la volontà di Silvio Berlusconi,  (anche a detta, del presidente di Mediaset, amico di una vita. Fedele Confalonieri, in una intervista a La Stampa) di continuare a fare politica, fondando il movimento dei veri moderati. Questo è “l’essere o non essere”, nel quale si dibatte Forza Italia in queste ore. Questo è il vero nocciolo della questione azzurra, attorno al quale si dipanano quelle che Gianni Letta, come ha scritto Il Dubbio, avrebbe definito con alcuni fedelissimi, “chiacchiere”. Non risparmiando critiche anche a un certo protagonismo del governatore ligure Giovanni Toti.Il punto non è chi entra o chi esce dal “cerchio delle chiacchiere”, e non magico, come lo ha definito con Il Dubbio, il presidente dei deputati azzurri Renato Brunetta. Il dilemma dell’ “essere o non essere” più movimento politico, è il vero senso, a detta di esegeti di rango, delle parole di Confalonieri. Il ritorno o meno a Il Patto del Nazareno, che Confalonieri è tornato a chiedere, è la cartina si tornasole di quello che sceglierà di fare da grande Forza Italia. Ma “Fidel” ha anche la chiarezza e l’onestà intellettuale di dire che “Silvio” tanto non gli darà retta, neppure stavolta. Perché “Silvio” appunto vuol ridiscendere di nuovo in campo per fare politica “per il bene del Paese”, cosa della quale, secondo i fedelissimi davvero rimasti tali anche in questi giorni post-intervento a cuore aperto, lui «crede sul serio: bando alle ironie di Rep».E però l’azienda sarebbe allarmata da un disegno di legge del M5s in cui, come ricorda lo stesso Confalonieri, «a un privato si concede solo il 10 per cento per una tv». Sarebbe la fine, il crollo dell’impero di Cologno Monzese. Chi conosce bene il Cav ed è ricevuto al telefono ogni giorno da lui ricoverato ancora al S. Raffaele (Berlusconi, salvo complicazioni, dovrebbe uscire martedì prossimo 5 luglio e tornare a Arcore) a Il Dubbio assicura: «Quella di Confalonieri che chiede di tornare al dialogo con Matteo Renzi non è una novità. Ma quella è da sempre la posizione dell’azienda. Altra cosa è Forza Italia e la politica». Ma Forza Italia, azienda o meno, il Cav sarebbe tentato, se non altro per certe reazioni e certa «mancanza di riguardo neppure nei giorni difficili del S. Raffaele» (dicono i veri fedelissimi) come del resto ha annunciato più volte, di azzerarla, salvando solo chi gli è stato sempre davvero vicino e nel modo ritenuto migliore, anche sul piano politico. E così azzerato l’incarico di amministratrice unica della senatrice Mariarosaria Rossi, ora tesoriera del gruppo FI a il Senato, resta il tema di Deborah Bergamini, con lui da 17 anni, da quando i “cerchi” non si vedevano neppure con il cannocchiale. Bergamini che ricopre anche un ruolo di primo piano per il Ppe al Consiglio europeo, come ha già scritto, Il Dubbio non si dovrebbe toccare perché da sempre fidata assistente e poi portavoce del Cav, oltre che plurilingue e tanto di studi anche in Usa oltre che in Inghilterra dove lavorava come giornalista al gruppo Bloomberg. Comunque deciderà e sembra presto Berlusconi. Confalonieri ha usato parole molte dure con la senatrice Rossi, non con “Deb”, apprezzata, si dice, anche dal “dottor Letta”. Ora però un ruolo di primo piano nella struttura che “Fidel” chiama a tornare “tradizionale”, lo avrà al posto di Rossi un ex top manager Fininvest, il senatore azzurro Alfredo Messina. Il senatore di An, Alfredo Matteoli, ha chiesto di fare presto il congresso, cosa che comunque chiede anche Confalonieri per trovare una “camera di compensazione di FI”. Ma le ragioni della richiesta suonano opposte. Se il presidente di Mediaset per ovvie ragioni vuol mettere l’azienda al riparo anche dalle fibrillazioni azzurre, oltre che soprattutto dall’assalto grillino, Matteoli pensa, secondo chi lo conosce bene ma non lo condivide, a «una struttura di partito novecentesca». Al punto che è sospettato di volere insieme con Mariastella Gemini e Alessandro Cattaneo (il cosiddetto Fronte del Nord) Toti come candidato premier in un ticket con Matteo Salvini. Deciderà ovviamente solo il Cav. Intanto, Ncd, per bocca del senatore Maurizio Sacconi, ha cavalcato la richiesta del capo di Mediaset di tornare al Patto del Nazareno, che toglierebbe le castagne dal fuoco di un piccolo, ma pesante nei ministeri, partito che è stato quasi spazzato via dal risultato delle Amministrative e ora è dilaniato da una guerra interna tra chi vuol restare con Renzi e chi vuol tornare alla casa madre del Cav. Il punto però è uno solo: cosa deciderà di fare da grande Berlusconi. Forza Italia, come anche molte uscite del Giornale di famiglia farebbero supporre, dal momento che ha seguito la versione di “Rep” sulla presunta estromissione di Bergamini, vuole bunkerizzarsi in una ridotta aziendale in parlamento oppure seguire quello che suona come il vero desiderio di Berlusconi: fare una grande forza dei moderati con un leader un giorno scelto da lui e solo da lui? Essere ancora in politica e dettare l’agenda o non esserlo più? Difficile immaginare che quest’ultimo sia il vero pensiero del Cav. Che però deve continuare a fare i conti con le tante aspirazioni interne. Non è un caso che Toti abbia risposto a muso duro a Confalonieri: “Basta inciuci”. Conferma della sua volontà di dare la scalata. Si vedrà. “Deciderà il Cav e solo il Cav, non Toti e figuriamoci Salvini che ha sempre fatto del cosiddetto Patto del Nazareno, un oggettivo ellemnto di ricatto per Silv. io”, dicono a Il Dubbio i veri uomini fedelissimi “del presidente”.