«Il M5s non è isolazionista né filorusso, come una parte della stampa italiana in questi anni ha voluto dipingerci». Luigi Di Maio, in tour negli Stati Uniti, tranquillizza gli alleati d’oltreoceano sulla fedel- tà atlantica del Movimento 5 Selle. «Gli Usa sono e resteranno uno dei nostri principali alleati e la Russia un nostro interlocutore storico. Ho spiegato che non mettiamo in discussione la nostra permanenza nella Nato, ma vogliamo che la nostra voce venga ascoltata». Il candidato premier grillino vuole accreditare il suo partito come forza di governo affidabile a livello internazionale e sminuisce il recente passato “Usa scettico” del Movimento. Eppure, fino a pochi mesi fa, la politica estera pentastellata guardava più a Mosca che a Washington, una giravolta “certificata” da dichiarazioni pubbliche e atti parlamentari.

Solo nel gennaio scorso, pochi giorni prima dell’insediamento di Donald Trump, sul Blog di Beppe Grillo, Manlio Di Stefano, il responsabile esteri del Movimento, accusa l’amministrazione Obama di voler portare «alle stelle» la tensione militare «ai confini con al Russia». Il giudizio sul Patto Atlantico lascia poco spazio all’immagina-zione: «Da tempo la Nato ( tanto per non dire gli Stati Uniti…) sta giocando con le nostre vite», scrive Di Stefano. «Il M5S si oppone da sempre a questa immonda strategia della tensione e chiede, con una proposta di legge in discussione alla Camera dei Deputati, che la partecipazione italiana all’Alleanza Atlantica sia ridiscussa nei termini e sottoposta al giudizio degli italiani». Per i grillini la Nato è solo fonte di destabilizzazione internazionale. Tanto che nell’agosto del 2016 depositano in Commissione Esteri alla Camera una proposta di legge per rivedere le condizioni dell’adesione italiana all’alleanza. Il testo presentato a Monteciriro, in realtà, è tratto da una proposta d’iniziativa popolare del 2008 promossa dalla rete “Disarmiamoli”. La premessa è cristallina: «Appare dunque del tutto ragionevole considerare esaurite le motivazioni dell’adesione italiana alla Nato e sottoporre al Parlamento la decisione sull’opportunità di non rinnovare per il futuro tale adesione». La legge prevede tredici articoli suddivisi in due titoli: “Trattati militari” e “Basi, caserme e installazioni”. Tra le novità proposte: «Tutti i trattati e accordi internazionali di tipo militare, anche se esclusivamente di ricerca, a cui l’Italia partecipa, devono essere necessariamente ratificati dal Parlamento» ; «la ratifica deve essere rinnovata ogni due anni» ; e in mancanza di ratifica «l’Italia deve considerarsi receduta dall’accordo». È esclusa, inoltre, la «la possibilità della permanenza e il transito in Italia di armi nucleari, chimiche, batteriologiche, e di altre armi che sono in contrasto con la Convenzione di Ginevra» e sono previste forti limitazioni per le basi militari. Per gli esperti di cose militari, a cominciare dal generale Vincenzo Camporini, una legge del genere sancirebbe nei fatti un’uscita dell’Italia dalla Nato.

Ma nonostante il contenuto poco equivocabile, i 5 Stelle non rinunciano a giocare sul filo delle parole: nessuna ostilità artlantica, solo una richiesta di «parlamentarizzare» l’Alleanza, ripetono. Eppure, la proposta di legge non è l’unico at- to che testimonia la posizione anti Nato dei grillini. Nel gennaio del 2016, infatti, i pentastellati depositano alla Camera anche una mozione per impegnare il governo a ritenere superati i motivi della partecipazione italiana al Patto e «sottoporre al Parlamento un’agenda per il progressivo disimpegno dell’Italia dalla Nato a partire dall’indisponibilità a ospitare sul proprio territorio, e a utilizzare armi di sterminio di massa ( nucleari, batteriologiche e chimiche) ». E nell’ottobre 2016 Manlio Di Stefano si scaglia su Facebook contro Jens Stoltenberg, segretario generale Nato, in quei giorni in visita a Roma, che alla Stampa annuncia l’invio di un contingente italiano al confine europeo con la Russia nel 2018. «Renzi e Gentiloni dovrebbero smentire immediatamente. La Russia non rappresenta alcuna minaccia per l’Italia», scrive il deputato 5S. «Dovrebbero spiegare a Stoltemberg che la Russia oggi non è il nemico da combattere, ma un prezioso alleato nella vera minaccia esistenziale per l’Europa, la lotta al terrorismo». Le dichiarazioni del segretario generale della Nato per il responsabile Esteri del Movimento sono semplicemente «folli». E alla fine del post assicura: «Presto, molto presto, al governo del paese ci sarà il Movimento Cinque Stelle e nessuno, specialmente il Segretario della Nato, potrà più venire a Roma a trattarci come sudditi». Pochi mesi prima di scrivere queste parole sui social, il deputato grillino è andato a Mosca: la sua organizzazione è stata invitata ( insieme ad altre 39 delegazioni estere) al congresso di Russia Unita, il partito di Putin. Solo dieci ospiti stranieri hanno però l’onore di intervenire dal pulpito, tra loro proprio Di Stefano.

Il debole per la Russia, del resto, è testimoniato da decine di post e commenti sul web. Nel luglio del 2015 il Blog di Grillo ospita un’intervista allo scrittore russo, naturalizzato italiano, Nicolai Lilin dal titolo “Fuori dalla Nato”. Tra le risposte più significative al gestore del sito spicca questo suggerimento: «L’Italia deve subito uscire dalla Nato e dare un tempo di sei mesi agli americani affinché lascino la nostra terra», dice Lilin. «In Italia non deve restarne nemmeno uno, dopo di che bisogna ridurre il personale dell’ambasciata Usa, chiedere un cambio della loro rappresentanza diplomatica in Italia. Il secondo passo è revocare immediatamente tutte le sanzioni nei confronti della Russia». Qualcuno suggerisca a Di Maio di non esporsi troppo.