Dopo la pausa natalizia è ripresa l’attività parlamentare sull’esame della manovra di bilancio elaborata dalla maggioranza. Alla Camera, in Commissione Bilancio, si è presentato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti anche per rispondere alle domande delle opposizioni sulle vicende legate al patto di stabilità e al Mes che hanno messo a dura prova i rapporti interni al centrodestra. Giorgetti non si è sottratto ma non ha convinto le opposizioni.

Cecilia Guerra, deputata del Pd e componente della Commissione Bilancio, ha commentato così l’audizione del ministro dell’Economia «sconfessato» dalla sua stessa maggioranza.

«Il ministro Giorgetti ha risposto alle domande che abbiamo formulato in relazione al patto di stabilità e al Mes e ha confermato quello che noi abbiamo evidenziato fin da subito. Esiste una profonda discrepanza di vedute tra lui e la sua maggioranza. Il ministro dell’Economia era favorevole all’approvazione del Mes, considerando un elemento positivo questa riforma che avrebbe semplicemente aggiunto uno strumento in più in caso difficoltà del sistema bancario nazionale. Dall’informativa resa dal ministro emerge chiaramente una differenza significativa fra la sua posizione e quella della sua maggioranza su un accordo intergovernativo di rilevante importanza e non su una questione trascurabile. Effettivamente è difficile capire come Giorgetti possa pensare di avere ancora la fiducia del centrodestra».

Avete richiesto nuovamente le dimissioni del ministro?

Le dimissioni sarebbero motiviate da un dato oggettivo ed è strano che non sia stato poi come potrà essere possibile condurre politiche di ristrettezza e austerità quando si dovrebbe, invece, sostenere l’economia con investimenti specialmente in settori nevralgici come quello legato alla transizione ecologica. E non si è capito poi come queste modifiche al patto siano compatibili con la manovra economica del governo italiano.

In che senso? Il ministro non ha risposto sul punto?

No, su questo non è stata fornita alcuna risposta. Si può però facilmente immaginare che la finanziaria non sia compatibile con il nuovo patto di stabilità. La manovra è stata costruita con saldi molto diversi rispetto a quelli da dover rispettare adesso. Il governo ha ipotizzato di potere fare delle spese notevoli in disavanzo soprattutto con alcune misure come quella relativa al taglio del cuneo fiscale e al primo modulo della riforma fiscale che è stata finanziata soltanto per un anno. Interventi che il governo vorrebbe confermare anche per il futuro e davvero non si capisce come potrà farlo in questo mutato scenario e con regole diverse che non consentiranno queste spese in disavanzo.

Incoerenze evidenti per una legge di bilancio che non ci convince e che è stata costruita soltanto sulle promesse e non su impegni concreti e reali. Sappiamo tutti che in campo fiscale sarebbe necessaria una migliore distribuzione del carico tributario, facendo pagare di più a chi non paga godendo di regimi di favore e soprattutto facendo pagare gli evasori. Anche per ottenere ulteriori risorse necessarie a sostenere quelle spese che sono fondamentali per lo sviluppo del Paese, come gli investimenti in benessere sociale, salute e istruzione che aiutano il progresso generale dell’economia.