Volano gli stracci in Campidoglio dopo l’elezione dell’ex sindaca Virginia Raggi alla presidenza della commissione speciale Expo2030, con undici voti a favore e una scheda bianca, creata dal primo cittadino Roberto Gualtieri. Il gran ritorno di Raggi ha provocato un tutti contro tutti, dalla base dem che ha lasciato trapelare malumori contro i suoi vertici capitolini, a Carlo Calenda che ha polemizzato su twitter con esponenti locali e nazionali di Italia viva. Sul primo fronte, occorre registrare il disappunto tra gli stessi consiglieri del Pd romano, che non si capacitano come, dopo essere riusciti a ottenere lo scranno più alto del Campidoglio, si ritrovino ora l’ex sindaca a guidare una delle commissioni più importanti dei prossimi anni. Per di più dopo le note vicende che, per volontà di Raggi, portarono al fallimento della candidatura di Roma per le Olimpiadi estive del 2024. I vertici romani dem parlano di realpolitik, spiegando che si trattava di un atto dovuto. Ma la spiegazione non è basta a Lorenzo Marinone, consigliere capitolino dem eletto vicepresidente della commissione Expo, cioè vice di Raggi, che ha lasciato l’incarico spostandosi nella commissione Giubileo, per «salvaguardare la maggioranza». Il punto, secondo diversi militanti della base Pd, è che Raggi non è un esponente qualsiasi della minoranza in Campidoglio ma è la sindaca che, da uscente, è arrivata quarta nella corsa di dodici mesi fa, certificando da parte degli elettori il fallimento della sua esperienza da prima cittadina. Ma dal Pd spiegano che l'asse Pd-5Stelle è  uno schema deciso a livello  nazionale. Ma è la lite tra esponenti di Azione e renziani, che ha coinvolto anche lo stesso Calenda, ad aver messo più pepe nella questione. Tutto nasce da un utente sotto a un tweet della consigliera azionista Flavia De Gregorio chiede se sia vero che Azione abbia votato per Raggi alla presidenza della commissione Expo. De Gregorio risponde «no». Apriti cielo. Come no Flavia? - risponde Valerio Casini, consigliere capitolino in quota Italia viva - 12 votanti, 1 astenuto (la Raggi stessa), 11 voti per Raggi: senza averlo minimamente concordato con noi, avete votato per la Raggi, la peggiore sindaca della storia di Roma e neanche l’onestà di assumervene la responsabilità?». Dopodiché De Gregorio prova a spiegare che il suo «no» si riferiva ad altro, che l’accordo su Raggi è «prassi istituzionale» e che «nessuno ha fatto opposizione più dura a Raggi di Carlo Calenda». Che, vedendosi chiamato in causa, non può fare a meno di entrare nella disputa. «Fai bene a spiegare in modo trasparente la procedura - scrive Calenda difendendo De Gregorio - Ma come sappiamo benissimo, ed è giusto riferirlo visto che il problema è stato sollevato da loro, l’unica ragione di tutta questa cagnara è che Casini voleva fare il Presidente di Commissione al posto di Nanni». Ovvero Dario Nanni, esponente di Azione eletto, anche con i voti del Movimento 5 Stelle, presidente dell’altra commissione speciale creata da Gualtieri, quella per il Giubileo 2025. Partita chiusa? Nemmeno per sogno, visto che la risposta di Calenda viene raccolta da Luciano Nobili, longa manus di Matteo Renzi nella capitale. «Carlo a chi interessano le poltrone è facilmente dimostrato dai fatti, le hai prese tutte tu - scrive Nobili - Ma il punto è che i consiglieri di Italia viva si sono rifiutati di votare la Raggi a guida della commissione Expo, quelli di Azione invece l’hanno votata: Perché?». E Calenda risponde che anche Italia viva sarebbe stata ben d’accordo di votare per Raggi alla commissione Expo se solo Calenda avesse accettato di candidare Casini per la commissione Giubileo. Ma Calenda ha detto no, ha candidato il “suo” Nanni, poi eletto, e così si è creato il patatrac. La discussione tra azionisti e renziani è poi andata avanti sulla natura delle due commissioni speciali, con i primi che ribadivano la prassi per cui la presidenza dovesse andare alle opposizioni, e i secondi che controbattevano dicendo che in quanto commissioni create ad hoc non c’è prassi che tenga. Intanto, mentre entrambi continuano a scannarsi a colpi di tweet, Virginia Raggi siede tranquillamente al suo posto. Dal Campidoglio, per ora, è tutto.