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Matteo Renzi e Carlo Calenda
Lo showdown era previsto in giornata. Italia viva formalizzerà la rottura dei gruppi parlamentari con Azione e la formazione di propri sia alla Camera che al Senato, dove anche il partito di Carlo Calenda potrebbe riuscire a formare un gruppo evitando così di finire nel Misto. Ma potrebbe non farlo oggi, come sembrava orami certo, e lasciare che “il polpo si cuocia nella sua acqua”, come da proverbio. Solo che il polpo in questione è lo stesso Calenda, che tutto vuole tranne lasciarsi “cuocere” dai suoi amici- nemici di Iv.
Al divorzio si arriverà comunque, e ci si arriva dopo settimane, anzi mesi, di botta e risposta quasi quotidiani tra i colonnelli dei due partiti talvolta anche tra i diretti interessati, come quando l’ex ministro attacco l’ex presidente del Consiglio per le sue conferenze in Arabia Saudita, per poi scusarsi. «Carlo oggi non ha preso le pilloline», scappò detto ai piani alti di Iv in quelle ore.
Una matrimonio di convenienza, dunque, resosi necessario dopo la rottura di Calenda con Enrico Letta prima delle Politiche 2022, nato male e finito peggio. E la cui improbabilità ha raggiunto il climax nel momento in cui è saltato il progetto del partito unico, tra accuse di «volersi tenere i soldi» e altre di «cambiare idea un giorni sì e l’altro pure».
Fino all’arrivo di diversi esponenti di Azione in Iv, giudicato uno scippo da Calenda. E alla rottura definitiva. «Credo che su questi temi sarebbe bello discutere senza inventare polemiche sul niente come purtroppo altri fanno - ha scritto ieri Renzi nella e- news in riferimento al salario minimo, alla commissione Covid e al premierato nella settimana in cui si doveva discutere di questo, o del Niger, o della delega fiscale ci siamo trovati ad affrontare un dibattito assurdo tra Capalbio e Forte dei Marmi».
Da parte mia, ha aggiunto Renzi, «continuo a costruire e seminare con l’impegno che conoscete, e con una incredibile pazienza che non conoscevo nemmeno io». Ma la decisione sembra ormai presa, come fatto trapelare qualche giorno fa da Roberto Giachetti. «Giachetti dice una cosa che condivide la stragrande maggioranza dei nostri elettori, non se ne può più di questa polemica continua, non capisco perché, dispiace continua l’ex presidente del Consiglio - Il tema dei Gruppi è una tecnicalità parlamentare che segue la questione politica: io vorrei parlare di Niger, di Ucraina, dei Brics, non di quello che succede a Capalbio, se si cambia posizione rispetto alle elezioni ci vuole chiarezza e che si smetta questa continua guerriglia interna che non ha senso, decideremo tutti insieme».
Ed è proprio su questo ultimo passaggio l’appiglio a cui si aggrappa chi spera in una pacificazione all’ultimo minuto. In primis Elena Bonetti e Luigi Marattin, renziani di ferro che tuttavia già qualche settimana avevano reso noto il mal di pancia rispetto a certe scelte in vista del Congresso di ottobre, e che secondo i rumors, smentiti tuttavia da entrambi, in caso di rottura potrebbero accasarsi con Calenda.
Che intanto si sta guardando intorno per evitare che i propri senatori finiscano nel gruppo Misto. Ma alcuni dei nomi fatti come possibile “prestiti” dal Pd ad Azione, come quello della senatrice Tatiana Rojc, rispediscono l’ipotesi al mittente. «Solo per scrupolo ho informato il presidente Boccia che non intendo assolutamente muovermi dal gruppo Pd, e da parte sua piena conferma che parliamo del nulla - ha detto ieri Rojc - La scorsa legislatura ho fatto un sacrificio richiesto dal partito ( quando per qualche giorno finì tra i “Responsabili” che avrebbero dovuto tenere in vita l’ipotetico governo Conte ter, ndr) ma per l'appunto ho già dato e non vado” in prestito' da nessuna parte: auguro a Calenda e Azione di trovare la via migliore per proseguire e irrobustire la collaborazione con il Pd».
Mac’è anche chi vede di buon occhio a possibile rottura tra Azione e Iv. «Azione è nata con un obiettivo dichiarato: portare il verbo, la pratica e le dinamiche del riformismo in un quadro politico bloccato dai veti ideologici e dominato da forze radicali ed estremiste che impediscono ogni evoluzione nei due schieramenti - ragiona Osvaldo Napoli, della segreteria nazionale di Azione - Sotto questo aspetto, Azione diventa ancora più centrale dopo la separazione voluta da Iv, un atto traumatico ma non imprevedibile, le cui conseguenze, però, potranno essere positive se tutti sapremo coglierne il significato più autentico».