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È impossibile isolare l’Italia nell’Ue, ma sarebbe molto auspicabile che l’Italia isolasse Salvini. Il leader del Ppe, Manfred Weber, dopo il faccia a faccia con la premier Giorgia Meloni, ha affermato esplicitamente solo la prima parte del ragionamento, ma ha lasciato intendere altrettanto chiaramente la seconda. I maliziosi hanno commentato il suo consiglio alla leader del governo italiano, definendola un'iniziativa personale, sottolineando le presunte acredini tra il politico bavarese e Ursula von der Leyen, che cinque anni fa gli soffiò la poltrona di presidente della Commissione. In realtà su questo punto i due ex-contendenti la vedono nello stesso modo. Certo Ursula, rispetto a Weber, si è contraddistinta negli ultimi anni per una maggiore apertura a sinistra, come testimonia la scelta, prima del voto sulla sua rielezione, di palesare un'attenzione particolare alle istanze dei Verdi (che infatti non hanno mancato di far arrivare i propri suffragi), e Weber ha sostenuto con maggior forza la necessità di un accordo organico coi Conservatori. Risulta evidente, però, che una volta superato lo scoglio dell'investitura di Strasburgo, von der Leyen sia tornata a offrire a Meloni delle opportunità per riattivare quel canale privilegiato di comunicazione e talvolta di collaborazione che tra le due vi è sempre stato fin dall'insediamento a Palazzo Chigi della leader di FdI, e che le votazioni per l’ufficio di presidenza dell’Europarlamento ha confermato non essere stato del tutto reciso.
Quando si avvicina il rush finale per la composizione dell’esecutivo Ue, con Raffaele Fitto in buona posizione per una delega di prestigio e papabile per la vicepresidenza esecutiva, Bruxelles non ha potuto esimersi dal presentare le proprie condizioni alla nostra premier, per una traversata senza eccessivi sconvolgimenti attraverso una sessione di bilancio che si annuncia già da ora sofferta e soggetta a contraccolpi politici anche sul fronte interno.
E tra queste condizioni, in mezzo a quelle più tecniche o burocratiche, come la soluzione alla questione della messa a gara delle concessioni balneari o la ratifica del Mes, ce n’è una politica molto chiara: relegare Matteo Salvini e la Lega – che nell'Europarlamento ha fatto un gruppo assieme a Orban e Le Pen – a un ruolo marginale nelle decisioni riguardanti dossier pià cari a Bruxelles. Difficile trovare parole più chiare di quelle pronunciate, a questo proposito, da Weber: «I giocatori che hanno un ruolo chiave nel governo italiano sono Giorgia Meloni e Antonio Tajani», ha detto, «rispetto a due anni fa la percezione che si ha in Europa di Giorgia Meloni è cambiata notevolmente e credo che Tajani abbia contribuito molto». «La Lega», ha aggiunto, «è nel gruppo dei Patrioti che però non hanno potere sulle decisioni che si prenderanno riguardo a temi come agricoltura, industria, o commercio. Meloni e Tajani sono coloro che stanno difendendo gli interessi italiani a Bruxelles. Il governo», ha concluso, «è serio, credibile, responsabile».
Seppure con toni più edulcorati, è verosimile che gli stessi concetti siano stati espressi a Tajani, nel faccia a faccia di ieri a Bruxelles, dalla stessa von der Leyen, ma per Meloni la questione presenta più di una criticità. La prima è che, notoriamente, la nostra presidente del Consiglio non ha intenzione di scoprirsi troppo a destra (altrimenti avrebbe votato apertamente a favore della leader Ue a giugno) in primis per non perdere il consenso strappato negli anni scorsi al leader leghista, in secundis per evitare problemi seri alla stabilità del suo governo. Isolare un Salvini già in grande difficoltà, irritato dalle aperture di Tajani sullo Ius Scholae, compresso tra le ambizioni da caudillo del Generale Vannacci e l’ostilità all’Autonomia differenziata della Cei che potrebbe indurre i cattolici ad appoggiare il referendum abrogativo, porterebbe ad una significativa escalation dell'opera di sabotaggio che già da tempo il leader del Carroccio sta mettendo in atto sui temi più disparati, tra cui si sono distinte le proposte di abolizione delle vaccinazioni per i minorenni, la castrazione chimica e il terzo mandato per i governatori.
Sul versante economico, inoltre, non sono sfuggiti a Meloni i segnali già inviati dal ministro dei Trasporti sulle pensioni e sulla difesa a tutti i costi delle finestre per i prepensionamenti. Temi che saranno ovviamente al centro del vertice di maggioranza di stamattina: la prima preoccupazione della premier è quella di stoppare le polemiche interne, ma la scelta su quale direzione prendere, in sospeso già da diverso tempo, spetta esclusivamente a lei.