È una corsa al posizionamento quella che si sta giocando tra i partiti in vista della possibile ma non ancora certa mozione di sfiducia individuale che Azione è intenzionata a presentare in Parlamento contro il vicepresidente del Consiglio, ministro delle Infrastrutture e leader della Lega Matteo Salvini.

«Abbiamo chiesto di avere evidenza della rescissione dell’accordo tra Lega e Russia Unita e se ciò non avverrà promuoveremo una mozione di sfiducia in Parlamento - ha ribadito ieri Carlo Calenda nella consueta newsletter - Non può essere accettato che il partito di un ministro di Governo sia ufficialmente alleato del partito di Putin». Secondo Calenda «la propaganda di Putin è ben presente in Italia» e «in molti casi sono bot russi ma, consapevoli o meno, pagati o per libera idiozia, anche tante figure pubbliche, che spopolano nei nostri talk show, stanno contribuendo a portare avanti le tesi del dittatore russo e a fomentare l’odio contro chiunque vi si opponga», tant'è che «la commemorazione bipartisan di Navalny ha fatto letteralmente impazzire i putiniani d’Italia».

Tra le ' figure pubbliche' il leader di Azione inserisce ad esempio Michele Santoro, il quale «ha detto che sono i giudici russi – quelli che dipendono da Putin – a dover stabilire le cause della morte di Navalny», cioè «la stessa tesi sostenuta da Salvini». tanto da far parlare Calenda di «evidente saldatura rossobruna tra gli “utili idioti” del dittatore russo».

Ma se la mozione non è stata ancora presentata è perché lo stesso Calenda vuol evitare figuracce, non tanto sulla bocciatura, scontata, quanto sulla compattezza delle opposizioni. Una mozione votata da Pd, M5S, Azione, AVs, Iv e + Europa avrebbe di certo un peso specifico maggiore di una sostenuta da pochi intimi.

Da un lato aperture verso la proposta di Calenda sono arrivate sia dal Pd - e c’era da aspettarselo, vista la posizione molto netta di condanna da parte della segretaria Elly Schlein sul caso Navalny - sia dal M5S, e in questo caso c'erano molti più dubbi, alla luce dei fasti nei rapporti con Mosca ai tempi del governo gialloverde e non solo.

Ma Conte vuole approfittare del gelo che regna ormai da giorni tra Salvini e la presidente del Consiglio Meloni, e non può non sfruttare l'occasione per mettere in difficoltà il leader del Carroccio. Il quale, ovviamente sarà comunque sostenuto dalla maggioranza nel caso in cui si arrivi a una conta.

«Le opposizioni, con cadenza periodica, chiedono le dimissioni di rappresentanti del Governo: una litania di nessun appeal che serve solamente ai proponenti per ritagliarsi un quarto d’ora di protagonismo ha detto il capogruppo di Fd'I alla Camera, Tommaso Foti. Detto ciò, se e quando verrà discussa la mozione annunciata, sarà respinta».

Gli fa eco il suo omologo di Forza Italia Paolo Barelli, che parla di «mossa strumentale delle opposizioni», garantendo il sostegno azzurro all’alleato leghista. Il quale non sembra per nulla preoccupato. Di mozioni di sfiducia «ne presentano una alla settimana» e «mi hanno chiesto le dimissioni non so quante volte», ha detto ad Agorà spiegando che «delle mozioni di Conte, Schlein e Calenda «mi interessa zero». Ma paradossalmente Calenda deve fare i conti con i colleghi riformisti di Italia viva e Più Europa, i quali non sembrano convintissimi, per usare un eufemismo, della mozione di sfiducia. «Noi abbiamo fatto notare da subito l’ipocrisia della Lega che partecipava alla fiaccolata per Navalny senza fare i conti con la avvenuta sottoscrizione nel 2017 e automatica riconferma per 5 anni nel marzo 2022, dell’accordo con Russia Unita - commenta il capogruppo di Iv in Senato, Enrico Borghi - Bisognerebbe che ci fosse il bon ton parlamentare di coordinarsi prima di annunciare il deposito di mozioni di sfiducia: occorre una riflessione per evitare di rafforzare invece di indebolire Salvini».

Su una linea simile il segretario di PiùEuropa, Riccardo Magi. «Temo che la questione di sfiducia al ministro Salvini sia una arma un po’ spuntata, perché l’esito del voto è scontato - commenta - «Il rischio della mozione di sfiducia è che dopo la discussione parlamentare e il voto, il caso venga poi archiviato».