A Montecitorio era troppo attendersi una seduta interamente scevra da momenti di tensione, toni sopra le righe e accuse incrociate. E così la polemica che si paventava dovesse esplodere nel corso della irrituale commemorazione del giovane conservatore Charlie Kirk, assassinato negli Usa, è comunque arrivata sugli incidenti verificatesi a margine delle manifestazioni di solidarietà per il popolo palestinese.

Certo, non si trattava della separazione delle carriere, argomento notoriamente capace di portare allo scontro fisico i deputati, ma si è avuta una seduta dai due volti, che ha ribadito un dato incontrovertibile: le distanze tra gli schieramenti appaiono al momento irriducibili e le possibilità che si trovi un terreno comune per andare verso una totale legittimazione reciproca sono decisamente basse.

Al “pronti, via” della seduta pomeridiana, infatti, sono tutti scattati verso le rispettive trincee, quando Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha chiesto un’informativa urgente al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sugli incidenti avvenuti a margine delle manifestazioni pro-Palestina, soprattutto a Milano. Bignami ha parlato di «gravi rischi per l’ordine pubblico» e di «manifestazioni che degenerano con troppa facilità».

Il Campo Largo ha reagito compatto, accusando la maggioranza di criminalizzare il dissenso. Sono volate parole grosse, con il M5S, attraverso l’ormai stakanovista d’aula Ricciardi che ha parlato di «tentativo di repressione preventiva» e il Pd che ha definito «inaccettabile» mettere sullo stesso piano le piazze pacifiche e i pochi episodi di violenza.

In particolare, Bignami ha espresso «solidarietà alle forze dell'ordine» e accusato chi, «strumentalizzando una tragedia, ha cercato di portare un attacco alle istituzioni». «Se dobbiamo scegliere tra chi blocca i treni e chi porta la divisa», ha proseguito, «noi stiamo dalla parte dei ragazzi che portano la divisa». «I treni bloccati? Si rivolga al ministero dei trasporti, è lui che non fa funzionare i treni», gli ha risposto Ricciardi. «Quello di Gaza è un genocidio di cui voi siete complici». «Quello che è avvenuto ieri», ha osservato la capogruppo del Pd Chiara Braga, «è un atto di coscienza collettiva, di coscienza civile del nostro Paese. La fuga continua della premier Meloni dal Parlamento è inaccettabile», ha concluso, non mancando di manifestare solidarietà alle forze dell’ordine. Ovviamente sulla stessa lunghezza d’onda Marco Grimaldi di Avs.

A questo punto, dopo il warm-up su Gaza, è arrivato il momento della commemorazione di Charlie Kirk, voluta dal centrodestra e inizialmente guardata con sospetto dall’opposizione, che ha denunciato un tentativo di strumentalizzazione. Anche in questo caso non sono mancate le polemiche, ma il clima è stato tutto sommato più disteso, anche se, come detto, nessuno è intervenuto per porgere un ramoscello d’ulivo.

In Aula i banchi erano più vuoti che pieni, con appena due ministri presenti: il titolare dei Rapporti col Parlamento Luca Ciriani e quella della Famiglia Roccella. Il deputato di FdI Alessandro Amorese ha aperto gli interventi citando indirettamente Giorgia Meloni – «Kirk padre, cristiano, conservatore» e inciampando subito dopo in un passo dell’Iliade, tradito dall’emozione o forse dalla fretta. Dopo di lui è stato il momento del dem Gianni Cuperlo, che ha dovuto comprimere il suo intervento in due minuti scarsi e lo ha fatto a velocità 1,5x, con un risultato simile a quello dei messaggi vocali accelerati di WhatsApp, che ha suscitato l’ilarità di qualcuno dei presenti.

Sfumature differenti, all’interno di entrambe le coalizioni, rispetto alle idee manifestate da Kirk nel corso dei suoi confronti pubblici: il deputato azzurro Paolo Emilio Russo, nel corso del suo intervento ha voluto sottolineare alcuni elementi di distanza, soprattutto sul versante della laicità, come ad esempio il diritto all’aborto, contestato da Kirk.

Ma se qualcuno avesse potuto pensare che vi fosse uno spiraglio per la distensione dopo le polemiche immediatamente successive all’assassinio, ci ha pensato il ministro Ciriani a fugare ogni residuo dubbio, quando al termine della commemorazione si è intrattenuto a lungo coi cronisti in Transatlantico per sottolineare di non voler rinnegare nulla del ragionamento fatto nei giorni scorsi che tracciava un parallelo tra il clima che in Usa ha portato all'assassinio di Kirk e gli anni di piombo italiani e le Brigate Rosse.